Ai giovani manca l’orientamento sul lavoro e sono sempre più confusi sul proprio futuro professionale. È quanto emerge dall’anticipazione di alcuni risultati dell’indagine sui Servizi di orientamento svolta dall’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) su un campione è di 3.642 giovani in età compresa tra i 15 e i 29 anni. Secondo i dati, il 57,3% dei ragazzi tra i 15 e i 28 anni non ha un’idea chiara riguardo al lavoro che svolgerà nel futuro o sulle competenze professionali che vorrà sviluppare. Tale percentuale supera il 50% per la fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni e si attesta al 41,2% per i giovani dai 25 anni in su, ovvero coloro che dovrebbero già essere inseriti nel mercato del lavoro.
Scarso utilizzo dei servizi di orientamento. I ragazzi i più confusi
Sono i ragazzi ad avere le idee più confuse, 60% contro il 55% delle ragazze. La stessa tendenza si riscontra tra gli inattivi, coloro che non studiano e non lavorano. Riguardo all’utilizzo dei servizi di orientamento, il 38,1% degli intervistati dichiara di non averne mai usufruito. Tra le ragioni di questa scelta vi è la percezione di non averne bisogno, in parte dovuta all’idea che tali servizi siano utili soprattutto durante la ricerca di lavoro. Il dato che desta più preoccupazione è che circa il 13% dei giovani ignora l’esistenza di questi servizi.
Centri di orientamento poco conosciuti e frequentati
Dall’indagine emerge che i centri di orientamento sono ancora poco conosciuti e poco frequentati. Quando i giovani si rivolgono a tali servizi, lo fanno per motivi specifici come la ricerca di informazioni su opportunità di tirocini, stage o supporto nella ricerca del lavoro. Ma un dato significativo è che il 19,5% dei giovani richiede un supporto nell’orientamento per capire e definire i propri obiettivi lavorativi e formativi. Ciò indica che la confusione e l’incertezza sul proprio futuro sono percepiti come una necessità, almeno da uno su cinque giovani.
Tra coloro che hanno usufruito dei servizi di orientamento, preferendo quelli offerti dalle scuole e dai centri per l’impiego, il 66% si dichiara soddisfatto. Tuttavia, vi è anche un 29% che si dichiara insoddisfatto dell’esperienza fatta. Le ragioni di tale insoddisfazione derivano dalla mancanza di informazioni adeguate o dall’aver generato ulteriore confusione.
Il valore del lavoro per i giovani
Un’ampia sezione dell’indagine è dedicata ai valori attribuiti dai giovani al lavoro rivelando un cambiamento di prospettiva. Infatti, i giovani intendono sempre più il lavoro come un progetto di vita e non solo come un mezzo per guadagnare denaro, mettendo al centro la qualità della vita. Non cercano più solo un lavoro e un salario, ma anche situazioni in cui possano realizzarsi sia dal punto di vista umano che professionale.
Fadda: “giovani hanno bisogno di essere accompagnati e sostenuti, manca sostegno educativo continuo”
“Troppi ragazzi non raggiungono la consapevolezza di una identità professionale e di un ruolo nella società in grado di coniugare le proprie aspirazioni con i propri talenti e con le dinamiche del mercato del lavoro e questo impone una riflessione e una rivisitazione dell’intero sistema dei servizi di orientamento in sinergia col sistema dell’istruzione e della formazione professionale. Anche perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di maggiorenni. Esiste un bisogno inespresso di orientamento che deve essere intercettato e soddisfatto attraverso un accompagnamento che faciliti i complicati passaggi dei giovani nelle varie tappe del loro percorso, sia esso formativo che professionale” ha dichiarato il professor Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp.
“I giovani avrebbero bisogno di essere accompagnati e sostenuti nella costruzione e nella realizzazione del loro progetto di vita – ha proseguito Fadda – ma spesso i servizi si limitano a intervenire solo nei momenti della scelta dell’indirizzo di istruzione o al supporto nella ricerca di lavoro. Manca un sostegno educativo distribuito durante tutto l’arco della vita. Certo si registrano passi in avanti, il Pnrr prevede una riforma dell’orientamento, il ministero dell’Università e della Ricerca mette a disposizione dell’education circa 200 milioni per i prossimi anni, ma è necessario un ripensamento generale dell’orientamento; accompagnato da percorsi di formazione innovativi e da una destinazione più mirata delle risorse nel quadro della evoluzione dei fabbisogni professionali e formativi”.