Cala la tensione sulla riforma del lavoro. Il ministro Fornero ha incontrato ancora una volta i rappresentanti dei sindacati maggiori: “Oggi l’accordo sembra realizzabile – ha detto al termine del colloquio – e forse si potrebbe già fare la prossima settimana“. Il vertice non era in agenda. Il ministro lo ha convocato a sorpresa ieri sera per mettere un freno alle dure polemiche delle ultime ore, che rischiavano di far naufragare la trattativa prima ancora del 23 marzo, data in cui l’esecutivo intende chiudere il capitolo sul lavoro.
In effetti, i toni sembrano essersi abbassati. I segretari di Cgil, Cisl Uil e Ugl hanno definito in coro “utile” l’appuntamento di oggi. Raffaele Bonanni si è perfino spinto oltre, arrivando ad affermare che “l’articolo 18 può essere ristrutturato. Ho visto che partiti importanti come il Pd si sono detti d’accordo con questo. Si può fare come in Germania”.
Ma la mobilità in uscita non è l’unico scoglio sulla strada di un testo condiviso. L’esecutivo deve fare i conti con un nuovo ostacolo: l’opposizione delle piccole imprese. “In queste condizioni non firmeremo, anche se si è aperto uno spiraglio – ha detto Mauro Bussoni, di Rete Imprese Italia, che ha incontrato Fornero in una pausa del vertice con i leader sindacali -. La situazione è molto complicata. C’è un gravame sul costo del lavoro per noi insostenibile. Con questa riforma chi paga sono le Pmi. Abbiamo chiesto interventi compensativi”. Secondo Rete Imprese, la riforma “costerebbe alle imprese con meno di 15 dipendenti 1.2 miliardi all’anno”.
L’associazione che riunisce Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartgiani ritiene che “l’aggravio di costi previsto dalla riforma del lavoro presentata dal Governo sia inaccettabile – come scriveva ieri in una nota Marco Venturi, presidente di Rete Imprese -. Aggiungendo l’accresciuto costo del lavoro, l’aggravio di costi per le assunzioni a tempo determinato, una nuova ‘tassa sui licenziamenti’ (i contributi per partecipare all’Assicurazione sociale per l’impiego, ndr) e l’aumento dell’Iva si ottiene un mix esiziale”.