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Lavoro e Covid, Bankitalia: ecco i contratti più colpiti

FIRSTonline

L’effetto-coronavirus non colpisce il mondo del lavoro in modo uniforme. Secondo un articolo pubblicato il 7 maggio dalla Banca d’Italia, tra il 23 febbraio e la metà di aprile i posti di lavoro dipendente persi in Veneto sono stati più del doppio di quelli bruciati in Piemonte: 46.500 contro 21.100. Come si spiega uno squilibrio così vistoso?

Il fatto che le due Regioni abbiano un diverso numero di lavoratori non c’entra: anche mettendo in relazione i dati al numero di occupati, emerge che in Veneto sono mancate 28 attivazioni di contratti ogni mille dipendenti, contro le 15 del Piemonte.

La ragione sarà allora nel diverso grado di penetrazione della pandemia? Neanche questa spiegazione regge: in Toscana, dove il virus ha colpito con meno violenza che in Piemonte, il numero di posti saltati ha comunque sfiorato quello del Veneto (43mila).  

Gli analisti di Bankitalia fanno notare che, in tutte e tre le regioni, “il calo è stato determinato da una marcata riduzione delle assunzioni, soprattutto di quelle con contratti a termine”.

Di qui, un’ipotesi: “Il minore impatto della crisi Covid-19 sul mercato del lavoro del Piemonte rispetto al Veneto e alla Toscana riflette la diversa composizione settoriale dell’occupazione – si legge nell’articolo – Il comparto del commercio e del turismo, che è particolarmente vulnerabile all’emergenza sanitaria, ha un peso inferiore in Piemonte: prima dell’epidemia, vi si concentrava solo il 33% delle attivazioni”, contro il 45% della Toscana e il 41% del Veneto.

A sostegno di questa teoria c’è anche il fatto che nella provincia di Bolzano – dove il 57% dei dipendenti è impiegato nel commercio o nel turismo – solo a marzo sono saltati ben 10mila posti. Un’enormità.

Ma il mercato del lavoro nel settore turistico è caratterizzato anche da un alto numero di contratti stagionali (che in media sono il 3% del totale in Piemonte, il 10% in Veneto, il 9% in Toscana e addirittura il 34% nella provincia di Bolzano). Questo significa che, molto probabilmente, con il cambio di stagione l’impatto della pandemia tenderà a spostarsi da Nord a Sud.

“L’incidenza di contratti temporanei stagionali – scrivono ancora gli esperti di Bankitalia – è elevata anche nelle regioni meridionali, soprattutto nel periodo estivo (intorno al 10% in Campania e Sicilia, il 22% in Sardegna). Se a questo si aggiunge il fatto che nel Mezzogiorno il peso delle attivazioni temporanee complessive supera il 70% in tutte le regioni, mentre al Nord si attesta intorno al 50%, ci sembra ragionevole ritenere che nelle regioni del Mezzogiorno potrebbero manifestarsi significativi cali dell’occupazione, soprattutto nei prossimi mesi”.

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