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Lavoro, crisi delle competenze in Italia: il 78% delle aziende non trova talenti qualificati

Pixabay

Il 78% delle aziende italiane non riesce a trovare candidati con le competenze necessarie per le posizioni aperte. Questo dato, il più alto di sempre per l’Italia, emerge dal rapporto “Talent Shortage” di ManpowerGroup, che ha intervistato oltre 40mila datori di lavoro in 42 paesi. Il fenomeno interessa soprattutto i settori “trasporti, logistica e automotive”, “sanità e life sciences” e “industria e materiali”, oltre alle imprese di medio-grandi dimensioni.

A livello globale, il 74% delle organizzazioni segnala difficoltà nel reperire talenti, mentre in Europa l’Italia si trova in una posizione intermedia. Peggio di noi fa la Germania, dove la carenza di competenze arriva all’86%, il valore più alto al mondo. Francia e Regno Unito si attestano al 76%, mentre la Polonia, con il 59%, registra meno difficoltà nel trovare lavoratori qualificati.

Le competenze più richieste

Il mercato del lavoro sta cambiando rapidamente a causa dello sviluppo tecnologico, dell’introduzione dell’intelligenza artificiale e della transizione ecologica. Le aziende richiedono nuove competenze, ma il divario tra domanda e offerta è sempre più ampio. Le competenze digitali sono le più difficili da reperire, con un datore di lavoro su quattro (24%) che segnala difficoltà nel trovare professionisti IT. Seguono le skill in amministrazione (18%) e quelle relative alla manifattura, logistica, front-office e relazione coi consumatori (17%).

I settori più colpiti

In Italia le aziende dei settori “Trasporti, logistica e automotive” sono le più colpite dalla carenza di talenti, con l’84% che riferisce difficoltà nel reclutamento. Anche il settore “Sanità e life sciences” registra un elevato tasso di talent shortage (83%), seguito da “Industria e materiali” (82%). La problematica è più sentita nelle imprese di dimensioni medie (50-249 dipendenti) e medio-grandi (250-999), rispettivamente con una percentuale dell’82% e del 79%.

Strategie per colmare il gap

Di fronte a questa crisi di competenze, le aziende stanno adottando diverse strategie. La più diffusa è l’upskilling e il reskilling del personale già presente in azienda, scelta dal 22% delle organizzazioni. Il 17% punta sulla maggiore flessibilità di orari e luoghi di lavoro, mentre il 16% opta per l’aumento dei salari. Altre soluzioni includono il reclutamento di nuovi talenti esterni (15%), l’assunzione di personale temporaneo (15%) e l’automazione dei processi con l’intelligenza artificiale (14%). Solo il 9% delle aziende pensa di ridurre le competenze richieste ai candidati per facilitare le assunzioni.

L’importanza della formazione

“Lo sviluppo tecnologico, l’introduzione di nuove tecnologie come l’IA e la transizione ecologica stanno favorendo un rapido cambiamento del mondo del lavoro. Per ricoprire posizioni nuove o profondamente trasformate serve un rinnovato bagaglio di competenze in costante aggiornamento. Come emerge dal nostro report, allo stato attuale questo ha portato a un distacco tra le richieste delle aziende e le competenze in possesso dei candidati” ha affermato Anna Gionfriddo, amministratrice delegata di ManpowerGroup Italia. “Emerge quindi con forza l’importanza della formazione e dell’upskilling e reskilling delle competenze. Rimane fondamentale la sinergia tra istituzioni, aziende, scuola e università. Nel breve periodo le aziende hanno la possibilità di aggiornare le competenze di collaboratori e candidati con una formazione mirata e concentrata anche grazie ad Academy come quelle di Manpower ed Experis. Più a lungo termine, gli studi predittivi ci aiutano a individuare le competenze che saranno richieste nei prossimi anni, su cui costruire programmi di formazione di medio periodo – come gli ITS – e impostare gli indirizzi formativi di scuola e università”.

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