È uscito il 9 ottobre l’ultimo libro di Mario Mantovani, presidente della confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità (Cida) e vicepresidente di Manageritali dal titolo “Il lavoro ha un futuro anzi tre”, in libreria per Guerini Next.
Il libro è un’analisi dei cambiamenti sociali ed economici già in atto nel mondo del lavoro, nell’ottica di ispirare una riflessione sul tema del futuro del lavoro e imparare a nuotare in mare aperto piuttosto che essere sospinti dalle correnti del cambiamento.
L’autore propone tre scenari di evoluzione del lavoro e dell’economia: un primo orizzonte si proietta nel futuro immediato, cioè entro i prossimi 5 anni, il secondo nel futuro dei contemporanei e che copre i prossimi 50 anni, mentre l’ultimo periodo è stato identificato come l’“era dell’accesso”.
Nel primo orizzonte vengono poste le basi per una trasformazione normativa e organizzativa, centrata sul concetto di “lavoro organizzato”, superando la distinzione tra lavoro dipendente e autonomo: “Di fronte al terremoto in arrivo l’assetto normativo del lavoro è bloccato e rischia di creare divergenza e incomunicabilità tra lavoro, società, gruppi di persone. Orientare i cambiamenti consente invece di allontanare il rischio di irrilevanza sociale del lavoro e dargli un nuovo senso, economico e valoriale”, racconta Mantovani.
È in quello che è stato definito futuro contemporaneo che inizierà l’era robotica e anche il momento di riflessione intorno agli effetti della rivoluzione tecnologica, evidenziando i principali rischi di crisi del lavoro e delle ripercussioni sulla società.
Mentre l’autore immagina un mondo guidato da una parte dalle intelligenze artificiali e dall’altra da un piano direzionale, descrive nel libro una profonda crisi generata principalmente da squilibri territoriali più accentuati e destinata ad aprire il terzo scenario del futuro, quello dell’era dell’accesso, in cui nuovi modelli economici potrebbero prendere il posto di quelli attuali.
“L’idea alla base del libro è creare un canale continuo di scambio e comunicazione, una sorta di ‘Osservatorio a cielo aperto’ intorno al quale organizzare dati e studi, ma anche conversazioni con le tante persone, spesso manager, che ho la fortuna di conoscere e frequentare. Alcune sono più approfondite di altre, ma anche da un breve scambio di battute, da qualche tweet, da una email si possono ricavare spunti interessanti e materiali rielaborabili”, conclude Mantovani.