A settembre le imprese italiane cercano 524mila, 2mila in meno (-0,4%) rispetto a quanto programmato un anno fa. Rallentano soprattutto il commercio (-30%, oltre 25mila contratti in meno) e il comparto manifatturiero (-13,6%, pari a 15mila posti in meno). Su queste dinamiche incide in mod determinante l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, con i relativi effetti sull’inflazione e sui consumi. Questo lo scenario che emerge dall’ultimo Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e da Anpal.
I dati del trimestre settembre-novembre
Per quanto riguarda il trimestre settembre-novembre, le aziende prevedono di assumere poco più di 1,4milioni di lavoratori, con una flessione del 3% rispetto all’analogo periodo del 2021.
Le difficoltà ad assumere aumentano
In generale, continua a crescere la difficoltà di reperimento segnalata dalle imprese, che interessa il 43,3% delle assunzioni programmate, un dato in aumento del 7% su base annua.
Bene le costruzioni, male la manifattura
In questa cornice, continua l’andamento positivo delle costruzioni: sono 57mila le entrate programmate per settembre (+37,3% su anno) e 154mila quelle previste per il trimestre settembre-novembre (+30,4%).
Sono negative invece le previsioni per la maggior parte dei comparti manifatturieri, che, nel complesso, stanno programmando 99mila entrate nel mese e 275mila nel trimestre, con una flessione tendenziale rispettivamente del 13,6 e del 13,4%. Tra i settori in frenata si evidenziano soprattutto le industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature (-31,8% a settembre e -31,2% nel trimestre), le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (-27,4% a settembre e -25,6% nel trimestre), le industrie meccaniche ed elettroniche (-18,2% e -19,9%) e le industrie della carta, cartotecnica e stampa (-11,4% e -14,6%).
Tengono i servizi
Sono 368mila i contratti di lavoro programmati dalle imprese dei servizi per settembre (-0,5%) e oltre 976mila quelli previsti per il trimestre (-3,7%). Il calo va ricondotto soprattutto alla contrazione del commercio (-30% a settembre e -33,0% nel trimestre) e dei servizi media e comunicazione (-5,4% e -2,0%). Continua invece l’andamento positivo per i servizi informatici e delle telecomunicazioni (+35,3% a settembre e +31,3% nel trimestre), per quelli del settore assicurativo e finanziario (+33,4% e +19,5%) e dei servizi alle persone (+19,6% e +19,1%).
Dominano i contratti tempo determinato
Il tempo determinato si conferma la forma contrattuale maggiormente proposta con 269mila unità, pari al 51,4% del totale. Seguono i contratti a tempo indeterminato (96mila), i contratti di somministrazione (58mila), gli altri contratti non alle dipendenze (48mila), i contratti di apprendistato (26mila), gli altri contratti alle dipendenze (18mila) e i contratti di collaborazione (9mila).
Le figure professionali più cercate tra i giovani
Circa 166mila assunzioni (pari al 31,7% del totale) riguardano giovani fino a 29 anni. Tra le figure ad alta qualifica più ricercate in questa fascia d’età ci sono i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione (10mila assunzioni programmate nel mese).
Nella categoria “impiegati, professioni commerciali e nei servizi”, le figura più richieste sono cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici (31mila contratti), i commessi e altro personale qualificato in negozi ed esercizi all’ingrosso (14mila).
Nell’industria, invece, si cercano operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici (10mila), gli operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (9mila) e gli operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori (7mila).
I lavoratori più introvabili fra tutte le età
A settembre salgono a 227mila le assunzioni per cui le imprese dichiarano difficoltà di reperimento. La causa prevalente si conferma essere la “mancanza di candidati” (27,8%) con una quota quindi superiore al doppio dell’altra motivazione, la “preparazione inadeguata” (11,9%). Il mismatch riguarda soprattutto gli operai specializzati (56,8% la quota di entrate difficili da reperire), i conduttori di impianti fissi e mobili e le professioni tecniche (entrambe al 47%).
Le figure di più difficile reperimento sono i meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili (65,8%), gli artigiani e operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (65,6%), gli operai di macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche e per prodotti minerali (63,2%), gli artigiani e operai specializzati di installazione e manutenzione attrezzature elettriche ed elettroniche (62,5%) e fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori carpenteria metallica e professioni simili (61,0%). Difficili da reperire anche i tecnici in campo ingegneristico (64,1%), i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (59,9%) così come i tecnici della salute (54,5%), gli specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali (53,3%) e gli ingegneri (46,5%).
Ad incontrare le maggiori difficoltà di reperimento sono le imprese delle regioni del Nord Est dove sono difficili da reperire il 49% delle figure ricercate, una quota di oltre 10 punti percentuali superiore a quella rilevata per il Sud e Isole (39,3%). Nella media, invece, l’incidenza che si registra nel Nord Ovest (43%) e nel Centro (42,1%).