Ricordiamoci queste due parole: “condizionalità soft“. Sono le condizioni, leggere, alla quali un Paese come l’Italia dovrebbe poter chiedere l’aiuto dell’Europa non per far quadrare i conti pubblici o evitare la bancarotta ma per stroncare la speculazione finanziaria ai suoi danni. Su quelle due parole si gioca l’autunno dell’euro e la partita dell’Italia. Da quelle dipende l’attivazione o meno del cosiddetto scudo antispread stabilito al Consiglio europeo di fine giugno.
Nell’impossibilità di dotare il nuovo fondo salva-Stati (Esm) di una licenza bancaria (che la Germania non vuole) che gli darebbe mezzi illimitati, per evitare distorsioni negli spread e nei rendimenti dei titoli di Stato diventerà essenziale l’intervento della Bce. E il presidente di Eurotower Mario Draghi ha già spiegato più volte che, nel rispetto dei Trattati, la Bce è pronta a mosse eccezionali come l’acquisto sul mercato secondario (e cioé non in asta e a costi inferiori) dei bond dei Paesi sotto scacco per garantire una corretta applicazione della politica monetaria. Ma tutto questo sarà possibile se prima i Paesi interessati chiederanno aiuto all’ Europa. Solo dopo interverrà la Bce. Spagna e Italia sono i primi Paesi che potrebbero chiedere aiuto, anche se tatticamente e saggiamente Monti nega e continua a ripetere che l’Italia ce la puo’ fare da sola.
Chiedere aiuto ma a quali condizioni? Dalla risposta dipende il rischio di sottostare a vincoli che sono l’anticamera del commissariamento o di evitarli. Ma sarà il memorandum of understanding a stabilire le condizioni a cui attivare l’aiuto attraverso l’Esm. Monti è convinto che l’Italia abbia già fatto la sua parte con il pareggio di bilancio, le riforme e il fiscal compact ma la Merkel tace e il pericolo che i falchi nordici alzino il tiro è sempre dietro l’angolo. Su questo si giocherà l’autunno di Monti, dell’Italia ma anche dell’euro.