La diffusione di “servizi tecnologici per la mobilità impone di riconsiderare l’adeguatezza degli istituti e delle categorie giuridiche sulle quali si è fondata sinora la regolazione della materia”. A dirlo è l’Autorità per i trasporti, in un atto di segnalazione inviato al Governo e al Parlamento, sulla questione Uber-Pop.
La sentenza del Tribunale di Milano dello scorso 26 maggio aveva disposto il blocco dell’utilizzo dell’app di San Francisco in tutta Italia, dando all’azienda 15 giorni (fino al 10 giugno) per sospendere l’attività, e aveva segnato una vittoria da parte dei tassisti nella guerra agli autisti di Uber-Pop, privi di titoli autorizzativi e ritenuti dal Tar come operanti in un regime di effettivo vantaggio concorrenziale.
Una vittoria di breve durata, però, perchè il messaggio dell’Autorità dei trasporti (approvato lo scorso 21 maggio, prima ancora della sentenza del Tribunale di Milano) cambia radicalmente la situazione, con l’esortazione a Governo e Parlamento di intraprendere un intervento legislativo che tenga finalmente conto dell’attività dei servizi di trasporto pubblico che vengono attuati grazie a sistemi tecnologici, come Uber.
La posizione assunta dall’Authority, che ha deciso di ricoscere le nuove forme di mobilità, affronta i limiti di una legge, quella che regola il “trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea”, che risale a un’epoca troppo differente dalla nostra (la legge è del 1992), quando ancora Inernet e le app non esistevano, e mette nuova pressione sulla classe politica italiana che, fino a questo momento, non ha ancora affrontato di petto la questione.
In ogni caso la segnalazione dell’Autorità dei Trasporti, che ricostruisce il complesso tariffario dei taxi nelle grandi città, chiede che vengano anche introdotti degli obblighi specifici per i privati che offrono passaggi a pagamento tramite la App, includendo di fatto Uber nel sistema regolato dei trasporti. Adesso è il turno di Governo e Parlamento che dovranno scegliere tra l’applicazione di una legge che, forse, non è più al passo coi tempi, oppure vararne una nuova.