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L’Atalanta spaventa la Juve ma CR7 la salva, Lazio ko

FC Juventus

Ronaldo scaccia i fantasmi e consegna alla Juve un pezzo di scudetto. La doppietta di rigore del portoghese, infatti, permette ai bianconeri di tenere a distanza di sicurezza l’Atalanta, l’unica vera minaccia possibile: la Lazio, battuta anche dal Sassuolo, farebbe meglio a occuparsi di chi le sta dietro, bergamaschi compresi.

Le buone notizie per Sarri però finiscono qui. La sua Juve è stata messa sotto per larghi tratti del match da Gasperini, i cui rimpianti, al netto di un regolamento che punisce troppo severamente i tocchi di braccio (ma vale per tutti), sono più che giustificati. Se c’era una squadra che meritava di uscire da Torino col sorriso era proprio la sua, dimostratasi per l’ennesima volta di altissimo livello: il Psg di Icardi farà bene a prendere appunti, perché i bergamaschi non andranno alle final eight di Champions per fare le comparse.

La Juve invece deve interrogarsi sui perché di tante difficoltà, nonostante una rosa senza rivali (in Italia s’intende) e un’abitudine maggiore alle grandi partite. La verità è che la mano di Sarri non si vede, anzi finisce per essere addirittura negativa in serate come quella di ieri, dove il confronto con un avversario che gioca a memoria diventa persino umiliante. “Abbiamo affrontato una delle squadre più in forma d’Europa, organizzatissima e super aggressiva – s’è difeso il tecnico bianconero. – È stata una partita difficilissima, nel primo tempo loro erano evidentemente più carichi e freschi di noi, ma nel secondo ci siamo meritati il pareggio. Quanto pesa questo punto in ottica scudetto? Pesa un punto,  non posso permettermi di stare troppo tranquillo…”.

 “Abbiamo fatto bene contro la prima in classifica, è stato un test importante anche per la Champions – la risposta di Gasperini. – Sono molto contento della prestazione, dispiaciuto per il risultato: c’erano tutte le condizioni per vincerla a un minuto dalla fine.  I rigori? Non è sbagliato il regolamento, ma l’interpretazione che viene data qui. Negli altri campionati non è così: cosa facciamo, tagliamo le braccia ai giocatori?”.

Sul 2-2 finale, evidentemente, pesano i due penalty concessi alla Juve per tocchi col braccio di De Roon e Muriel: da regolamento ci stanno entrambi, specialmente in una stagione come questa dove il metro arbitrale è andato quasi sempre nella direzione di punire, anche se poi ci sono le eccezioni che danno adito alle polemiche (vedere Roma-Parma di mercoledì scorso…). 

I bianconeri si sono così salvati da una sconfitta che avrebbe fatto molto rumore, anche perché sarebbe stata la seconda in una settimana dopo quella col Milan. L’ottima Atalanta di Gasperini aveva sbloccato il match con Zapata (16’), per poi farsi raggiungere da Ronaldo al 55’. Ma i nerazzurri, invece di accusare il colpo, erano riusciti a riportarsi in vantaggio con Malinovskyi, autore di uno splendido tiro dalla distanza (80’): poi però, quando l’impresa sembrava compiuta, ecco il braccio di Muriel (decisamente più netto di quello di De Roon) a rimandare CR7 sul dischetto, per il 2-2 finale (90’).

Il punto è un altro tassello verso lo scudetto, tanto più dopo la sconfitta della Lazio (la terza consecutiva) in casa col Sassuolo. La squadra di Inzaghi sembra davvero non averne più, tanto che l’obiettivo, a questo punto, è quello di blindare al più presto la qualificazione alla prossima Champions League, indipendentemente dall’ordine di classifica.

 Il ko di ieri ha certificato una crisi che sembra di difficile soluzione, se non altro perché calendario e infermeria non daranno tregua fino al termine del campionato. “Il nostro obiettivo ora è fare i punti che ci servono per raggiungere aritmeticamente la Champions, sarà quello il nostro scudetto – ha confermato Inzaghi. – Prima del lockdown avevo detto che non era un azzardo pensare al titolo, ora però dobbiamo guardare in faccia la realtà: i ragazzi anche oggi hanno dato tutto, ma non basta. Giocano sempre i soliti 9-10, ci sta mancando lucidità…”. 

E dire che le cose si erano messe bene, con la Lazio prima a tirare un sospiro di sollievo per la decisione dell’arbitro Di Bello di annullare il gol di Raspadori per fuorigioco (9’, anche se le immagini, a dire il vero, lasciano qualche dubbio su un tocco di Parolo a inizio azione), poi a esultare per la rete di Luis Alberto, fortunato nel vincere un rimpallo e battere Consigli quasi senza volerlo (33’). Sembrava il preludio al ritorno al successo, invece il Sassuolo non s’è scomposto e nella ripresa ha ribaltato il match.

Il giovane Raspadori, all’esordio da titolare in Serie A, ha timbrato il cartellino al 52’, mentre il gol vittoria lo ha siglato Caputo in pieno recupero, complice una difesa laziale quantomai imbalsamata (92’). 

Sabato di sorrisi invece per la Roma e non solo per il ko dei cugini: a completare l’opera, infatti, è stata la vittoria sul Brescia, un bel 3-0 che non si vedeva da tempo, per giunta facendo respirare anche qualche titolarissimo. Su tutti Dzeko, lasciato in panchina fino al 75’ (e dopo sfortunato nel colpire una traversa e un palo) in virtù di Kalinic, autore di un gol che dà a lui un po’ di morale e a Fonseca una soluzione in più per il finale di stagione. Prima della zampata del croato (62’) era stato Fazio a sbloccare il match (48’), anche se la notizia più bella è arrivata al minuto 74’ quando Zaniolo, appena subentrato a Pellegrini, ha trovato la rete del 3-0, la prima dopo il brutto infortunio dello scorso gennaio.

 “Avevo detto ai ragazzi che la vittoria col Parma sarebbe stata inutile senza vincere qui – le parole di Fonseca. – Loro hanno capito che era importante vincere dopo l’ultima partita. Abbiamo dimostrato ambizione, qualità di gioco, meritandoci i 3 punti”.

 Oggi invece riflettori puntati su Napoli-Milan (ore 21.45), l’altro big match della 32esima giornata. Certo, rispetto alle gare di ieri la posta in palio è decisamente più bassa, ma la sfida del San Paolo resta comunque una classifica del nostro campionato, al di là di quelli che possono essere i risvolti di classifica. E poi questa è la partita di Gattuso, ex rossonero mai davvero apprezzato (soprattutto dai dirigenti) e ora invece, alla luce dei risultati ottenuti, decisamente rimpianto. 

Anche per Pioli però si tratta di una gara importante: fare risultato a Napoli, dopo aver battuto Lazio e Juventus, aumenterebbe non poco il suo prestigio, per quanto il suo destino milanista sembri ormai segnato. “Non so se il club abbia già deciso ma non mi importa, l’unica mia preoccupazione è fare bene e migliorare la classifica – ha ribadito il tecnico. – Ci aspetta una partita difficilissima, servirà  una grande prestazione, dobbiamo giocare rispettando l’avversario con la sicurezza delle nostre possibilità e dando il massimo. Gattuso? Difficile fare paragoni, ma lui aveva iniziato la stagione col Milan, io no…”.

 E infatti il suo lavoro viene giudicato bene al netto della classifica, proprio in virtù di un ingresso in corsa che, complice il mercato di gennaio (Ibrahimovic, ma anche Kjaer e le cessioni di Suso e Piatek), ha sicuramente rivitalizzato una squadra in enorme difficoltà. L’idea è di provare a vincerle tutte da qui alla fine, per uscire a testa alta e rimettersi sul mercato con ottime credenziali.

 Anche Gattuso però la vede nello stesso modo, e questa sera schiererà il 4-3-3 tipo con Meret in porta, Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly e Mario Rui in difesa, Fabian Ruiz, Demme e Zielinski a centrocampo, Callejon, Mertens e Insigne in attacco. 4-2-3-1 invece per Pioli, che risponderà con Donnarumma tra i pali, Conti, Kjaer, Romagnoli e Hernandez nel reparto arretrato, Kessié e Bennacer in mediana, Saelemaekers, Rebic e Calhanoglu alle spalle dell’unica punta Ibrahimovic.  

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