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L’Atalanta espugna Cagliari e resta in testa ma il Napoli non molla. Juve umiliata anche dal Venezia e fischiatissima

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L’Atalanta consolida il primato, il Napoli resta in scia, la Juventus pareggia pure col Venezia ed esce tra i fischi (e gli insulti) dello Stadium. Anticipi tutt’altro che banali quelli del sabato, con i bianconeri unici veri sconfitti, pur senza perdere: il 2-2 contro Di Francesco, infatti, equivale a un KO vero e proprio, anche perché segna la fine (salvo clamorosi colpi di scena) del sogno scudetto. Gasperini invece ha tutto il diritto di continuare a farlo, alla luce della decima vittoria consecutiva, la terza da “grande” cinica e spietata, esattamente come si confà a una capolista. L’1-0 di Cagliari firmato Zaniolo conferma la nuova veste della Dea, capace di vincere anche nelle giornate più complesse, grazie alla profondità della rosa e a una mentalità sempre più vincente. Quella che non manca a Conte, feroce nel ribaltare l’Udinese e restare a ridosso del vertice, a prescindere dai risultati di Bologna-Fiorentina (ore 15) e Lazio-Inter (domani).

Juventus – Venezia 2-2: lo Stadium contesta, duro scontro con Vlahovic

Questa volta sono volati gli stracci. L’aver evitato un’altra sconfitta in extremis dopo quella di sabato scorso col Bologna non è bastato per sfuggire alla contestazione dello Stadium, anche perché il Venezia, al netto di una buonissima prestazione, andava battuto senza se e senza ma. Invece la Juve ha pareggiato per la quinta volta consecutiva (la quarta in campionato), per giunta in rimonta contro l’ultima in classifica (anche se ora non lo è più), facendo arrabbiare il popolo bianconero. A fine partita, nel bel mezzo del solito clima da resa dei conti (squadra a rapporto sotto la curva), il fattaccio che ha coinvolto Vlahovic: il serbo ha risposto stizzito e i fischi si sono trasformati in insulti, con gli ultras ad apostrofarlo come “uomo di m…” per diversi minuti. L’episodio non è certo un inedito nel panorama calcistico italiano, ma fotografa il clima dopo il 2-2 col Venezia, mal digerito (eufemismo) da tutto l’ambiente. E dire che la serata era cominciata benissimo, con Gatti subito in gol (19’) e la sensazione di una gara facile, forse addirittura scontata. Ma la Juve, come spesso in stagione, ha finito per spegnersi alla distanza, prima non riuscendo a chiudere la gara, poi permettendo agli avversari di impadronirsene. Dopo la rete annullata a Yildiz (tocco col braccio), gli uomini di Di Francesco sono saliti in cattedra, prima pareggiando con Ellertsson (61’), poi trovando addirittura il 2-1 con Idzes, per quello che un tempo sarebbe stato considerato autogol di Gatti (83’). Al 95’, quando la prima sconfitta in campionato sembrava ormai certa, ecco il tocco col braccio di Candela a decretare un rigore trasformato da Vlahovic, ma non a placare la rabbia del pubblico, ormai stanco e sfiduciato come non mai.

Thiago Motta: “Vlahovic? I tifosi sono liberi di esprimersi, ma gli insulti…”

“La prestazione è stata negativa, anche se abbiamo affrontato una squadra che si è difesa bene – ha confermato Thiago Motta -. La gara col City era diversa, ogni match ha la sua storia, ma naturalmente non possiamo essere contenti. Dopo l’1-0 dovevamo continuare a giocare, andare in attacco per chiuderla, invece abbiamo lasciato la possibilità agli avversari di riprenderla. I singoli devono avere la fiducia nel compagno di continuare ad attaccare per fare più gol. Sicuramente non siamo dove dovremmo essere, quindi le critiche sono giuste, anche se io non ho mai parlato di scudetto. Koopmeiners? La responsabilità è tutta mia, devo metterlo nelle condizioni di rendere al meglio. Vlahovic? I tifosi hanno la libertà di esprimere le loro emozioni, mentre i giocatori sono i primi che vorrebbero cambiare la situazione. Può succedere, ma dobbiamo essere uniti per cambiare questa situazione, è necessario rimanere tutti assieme. Ad ogni modo ci vuole rispetto, perché non è bello prendersi gli insulti”.

Udinese – Napoli 1-3: Conte ribalta Runjaic con Lukaku, Neres e Anguissa

Il risultato di Cagliari rendeva ancor più delicata la trasferta friulana del Napoli, costretto a vincere per non perdere terreno dall’Atalanta, ma anche per non farsi risucchiare dalle numerose inseguitrici. Missione compiuta, seppur con una buona dose di fatica: gli azzurri, infatti, hanno dovuto sudare per superare l’Udinese, venendone a capo solo nel finale. Va detto che la squadra di Conte ha assolutamente legittimato la rimonta con un secondo tempo maiuscolo, dominato come dimostrano i numeri: 8 tiri a 0, 69% di possesso palla, 1.39 di expected gol a 0. La bella Udinese della prima frazione s’è sciolta, anche perché il vantaggio di Thauvin (22’, respinta su rigore inizialmente paratogli da Meret) ha indotto il Napoli ad alzare i giri del motore, Lukaku incluso. Il belga, sin lì spettatore non pagante, s’è svegliato al 50’ capitalizzando al meglio un filtrante di McTominay e battendo Sava dopo aver resistito ai tentativi dei difensori friulani. In quel momento il match è definitivamente cambiato e gli azzurri hanno dato il via a un vero e proprio forcing, anche se per trovare la rete del sorpasso hanno dovuto attendere il 76’. Neres, uno dei migliori (l’assenza di Kvaratskhelia non s’è sentita), ha dribblato mezza Udinese e propiziato l’autogol di Giannetti, dando il là all’esultanza di Conte. Il tecnico si è definitivamente lasciato andare 5 minuti più tardi quando Anguissa, su assist di Simeone, s’è involato verso la porta di Sava segnando la rete del 3-1: il Napoli resta in scia all’Atalanta e si prepara a Lazio-Inter con la consapevolezza di guadagnare punti su una delle due, o magari su entrambe.

Conte: “Non abbiamo paura, certe vittorie dobbiamo prendercele”

“Il risultato non deve confonderci, abbiamo condotto sempre noi la partita sin dall’inizio con autorità – l’analisi di Conte -. Adesso continuiamo su questa strada, dobbiamo giocare un calcio dominante, fare pressione senza lasciare la palla agli avversari. La squadra mi dà disponibilità, possiamo solo provare ad accorciare un percorso iniziato, non ci sono possibili scorciatoie, ma senza avere avere paura di niente e di nessuno. Dobbiamo prenderci tutto, nessuno ci regalerà niente: questo ci siamo detti nello spogliatoio all’intervallo con l’Udinese. Neres? David si allena con noi da tempo, ero tranquillo perché sapevo che è forte, e soprattutto che è cresciuto molto in questi mesi. Per noi è importante, può giocare su tutte e due le fasce, del resto in settimana alleniamo 22 calciatori in maniera tale che chiunque sappia cosa fare…”.

Milan – Genoa (ore 20.45, Dazn)

Le attenzioni si spostano ora su San Siro, teatro di un Milan – Genoa ad altissima tensione e non certo (o non solo) per i punti in palio. Lo sfogo di Fonseca con la Stella Rossa ha lasciato il segno, facendo passare in secondo piano una vittoria importante (i rossoneri restano in corsa per gli ottavi di Champions), ma condita da una prestazione negativa, in particolare di alcuni. Il tecnico, come già accaduto altre volte, non s’è nascosto dietro il risultato puntando il dito contro l’atteggiamento dei giocatori, per poi affrontarli a Milanello, Theo Hernandez su tutti: il francese pagherà con la panchina, proprio come accaduto in passato a Leao. Il clima è esplosivo e rischia di sporcare la festa per i 125 anni del club, preparata a regola d’arte con una maglia speciale (senza nomi e sponsor, come negli anni ’60) e la parata dei campioni del passato (anche qui non mancano le polemiche, vista l’assenza di Maldini, Rivera e il mancato invito a Boban). Ma ciò che conta di più, evidentemente, sono i 3 punti e i rossoneri devono ottenerli a tutti i costi, altrimenti il pienone di San Siro potrebbe trasformarsi in un boomerang. Fonseca si aspetta risposte precise, tanto più dopo l’appoggio incassato dalla società: il suo sfogo, per molti, era rivolto anche ai piani alti di Via Aldo Rossi, rei di non supportarlo adeguatamente nella quotidianità. In tutto questo c’è il Genoa, deciso a rovinare la festa e a continuare la striscia positiva che dura ormai da cinque partite (due vittorie e tre pareggi), iniziata da Gilardino e proseguita con Vieira, il cui impatto si sta rivelando indubbiamente positivo.

Fonseca: “Hernandez? Non faccio nomi, ma non siamo stati all’altezza della storia del club”

“Dopo la partita, siamo arrivati nello spogliatoio e tutti hanno avuto le stesse sensazioni – ha spiegato Fonseca -. È stato un primo step per capire quello che è successo, dopodiché abbiamo lavorato in una buona atmosfera. Siamo una famiglia, dobbiamo risolvere il problema dentro lo spogliatoio ed è quello che stiamo facendo. Per me sarebbe stato facile, dopo la partita, parlare solo della vittoria o dei quattro successi consecutivi in Champions League, ma il Milan compie 125 anni e dobbiamo essere all’altezza della sua storia. Per me con quell’atteggiamento non potevamo essere al livello di un club che ha fatto la storia del calcio… Theo Hernandez? Non faccio nomi, comunque ho parlato con i giocatori con cui volevo parlare e ora siamo pronti per una serata all’altezza del Milan. Perché mi sono sfogato pubblicamente? Io dico sempre la verità, devo essere onesto ed è quello che sentivo. Ci sono messaggi importanti da far passare e ho avuto questa necessità di parlare. dico sempre la verità. Quello che voglio è avere una squadra più costante, principalmente nell’atteggiamento. Poi possiamo sbagliare tecnicamente e tatticamente, ma per me è difficile capire questa incostanza mentale”.

Milan – Genoa, le probabili formazioni

Milan (4-2-3-1): Maignan; Emerson Royal, Gabbia, Thiaw, Jimenez; Fofana, Reijnders; Chukwueze, Liberali, Leao; Abraham

In panchina: Sportiello, Torriani, Calabria, Pavlovic, Tomori, Theo Hernandez, Terracciano Vos, Okafor, Camarda

Allenatore: Fonseca

Indisponibili: Florenzi, Bennacer, Jovic, Pulisic, Loftus-Cheek, Morata, Musah

Squalificati: nessuno

Genoa (4-3-3): Leali; Sabelli, Bani, Vasquez, Martin; Thorsby, Badelj, Frendrup; Zanoli, Pinamonti, Miretti

In panchina: Gollini, Sommariva, Norton-Cuffy, Marcandalli, Melegoni, Bohinen, Pereiro, Accornero, Masini, Ankeye, Matturro, Vogliacco, Balotelli, Vitinha

Allenatore: Vieira

Indisponibili: Ahanor, Ekhator, Malinovskyi, Ekuban, De Winter, Messias

Squalificati: nessuno

Como – Roma (ore 18, Dazn e Sky)

Gara delicata anche al Sinigaglia di Como, dove la Roma andrà a caccia della terza vittoria consecutiva dopo quelle con Lecce e Braga. È ancora presto per considerare i giallorossi fuori dalla crisi, di certo però la cura Ranieri sta dando i suoi frutti, sia dal punto di vista del gioco che dei risultati. Il tutto si riversa sull’ambiente, tornato a supportare la squadra come a inizio stagione, compresi i giocatori più contestati. Emblematico quanto accaduto a Pellegrini, tornato in gol giovedì senza fischi e contestazioni, né durante la partita né tantomeno al momento della sostituzione. Insomma, la Roma sta tornando faticosamente a respirare dopo mesi in agonia, ma ora ha bisogno di continuità. Vincere a Como, oltre che migliorare una classifica ancora lontanissima dalle ambizioni societarie, metterebbe un altro tassello sull’opera di normalizzazione targata Ranieri. La missione è certamente fattibile, alla luce del periodo nero degli uomini di Fabregas, a secco di vittorie dal 29 settembre (3-2 sul Verona) e reduci da 5 sconfitte nelle ultime 9 partite, che li hanno fatti sprofondare al 17esimo posto, in piena zona retrocessione. Vedremo se i giallorossi riusciranno a proseguire la loro risalita, in una settimana che potrebbe rivelarsi molto importante per la stagione. Dopo Como, infatti, ci saranno Sampdoria in Coppa Italia e il Parma: fare filotto darebbe un sapore completamente diverso alla sfida contro il Milan del 29 dicembre…

Como – Roma, le probabili formazioni

Como (4-2-3-1): Audero; Van der Brempt, Dossena, Kempf, Sala; Sergi Roberto, Da Cunha; Strefezza, Paz, Fadera; Belotti

In panchina: Audero, Goldaniga, Iovine, Baselli, Gabrielloni, Cutrone, Jasim, Jack, Barba, Cerri, Engelhardt, Braunoder, Mazzitelli, Kone

Allenatore: Fabregas

Indisponibili: Perrone, Moreno

Squalificati: nessuno

Roma (3-4-2-1): Svilar; Mancini, Hummels, Ndicka; Abdulhamid, Koné, Paredes, Angelino; Dybala, El Shaarawy; Dovbyk

In panchina: Ryan, Marin, Sangaré, Hermoso, Dahl, Celik, Soulé, Pisilli, Le Fée, Zalewski, Baldanzi, Shomurodov, Pellegrini

Allenatore: Ranieri

Indisponibili: Cristante

Squalificati: nessuno.

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