L’Atalanta e la Roma ammazzano la lotta Champions. La prima vincendo lo scontro diretto (ammesso che di esso si potesse parlare) col Napoli, la seconda crollando in casa contro l’Udinese. Il giovedì di campionato ha certificato il quarto posto dei bergamaschi, ormai, a meno di clamorosi colpi di scena, qualificati alla massima competizione europea per il secondo anno consecutivo. I punti di vantaggio sui giallorossi salgono a 12, quelli sugli azzurri addirittura a 15: con entrambi, peraltro, c’è anche la supremazia negli scontri diretti, a dimostrazione di uno strapotere per nulla in discussione.
Il match di Bergamo aveva già evidenziato una supremazia netta, quello dell’Olimpico, se possibile, l’ha addirittura certificata: impensabile, in questo momento, pensare di dare fastidio alla squadra di Gasperini, tanto più per il Napoli e la Roma visti ieri. Anche perché l’Atalanta va a una velocità troppo alta per le avversarie, ragion per cui il terzo posto dell’Inter è decisamente più in bilico del quarto.
Nel primo tempo di Bergamo sembrava essere più in palla la squadra di Gattuso, sia in fase difensiva che offensiva, poi però, a inizio ripresa, quasi fosse un ordine di scuderia, ecco la solita furia dei Gasperini’s, capaci prima di trovare il vantaggio con Pasalic (47’), poi il raddoppio con Gosens (55’), ormai habitué del gol neanche fosse un attaccante. La reazione del Napoli c’è stata, ma un po’ per imprecisione (Fabian Ruiz su tutti), molto po’ per bravura degli avversari, non ha portato a nulla, tanto che il tecnico nerazzurro s’è addirittura permesso il lusso di sostituire l’intera difesa, fatto più unico che raro.
“Non abbiamo solo un attacco forte, ma sappiamo anche difendere – ha dichiarato orgoglioso Gasperini – Per maturità, qualità e attenzione abbiamo fatto una prestazione notevole. Ora però, prima di pensare al terzo posto e alla Champions, blindiamo la posizione e cerchiamo piuttosto di battere il nostro record di punti”.
Di tutt’altro tenore il clima in casa Napoli, dove bisogna fare i conti con la fine di un sogno. “I gol ce li siamo fatti da soli, sono molto arrabbiato – ha detto senza giri di parole Gattuso – L’errore sulla prima rete ci può stare, ma quello che non mi è piaciuto è la mentalità, abbiamo sprecato troppe energie nel protestare con arbitro e guardalinee, abbiamo chiacchierato troppo. La verità è che l’Atalanta questa volta ha fatto poco, è una squadra che di solito schiaccia gli avversari, non ricordo un loro tiro in porta. Abbiamo buttato una partita che avevamo in mano”.
Nessuna recriminazione invece in casa Roma, dove non resta che fare i conti con la seconda sconfitta consecutiva, l’ennesima di questa stagione. Lo 0-2 casalingo contro l’Udinese fa male e non solo per la classifica: a fare altrettanto male, infatti, è stata la mancata reazione dopo la sconfitta di Milano, già criticata aspramente dai media capitolini. Che oggi saranno sul piede di guerra, visto che i giallorossi sono crollati ancora, peraltro senza opporre nessun tipo di resistenza degna di nota.
Se è vero, infatti, che Musso ha salvato più volte la sua porta, lo è anche che l’Udinese, a secco di vittorie da gennaio, ha sfiorato il gol del ko più volte, lasciando in vita la Roma più per sufficienza che altro. La rete iniziale di Lasagna (12’) aveva messo in discesa il match, ma l’espulsione di Perotti (29’), paradossalmente, ha tolto un po’ di cattiveria ai friulani, forse inconsciamente convinti di averla già portata a casa.
A farlo del tutto, ad ogni modo, ci ha pensato Nestorovski, che al minuto 78’ ha timbrato lo 0-2 finale: una mazzata che i giallorossi, già in stato confusionario prima, hanno accusato definitivamente, svernando fino al fischio finale. Sotto accusa, com’è inevitabile che sia, Paulo Fonseca, autore di scelte (su tutte Dzeko in panchina) che hanno fatto (e faranno) discutere parecchio.
“Rifarei tutto, non possiamo dimenticare che abbiamo tante partite, i calciatori che hanno giocato le ultime due non erano in condizione per giocare questa – ha ribattuto il tecnico giallorosso – Per me non ci sono scuse, siamo noi i responsabili, chi gioca nella Roma deve essere forte e capire che bisogna lottare fino alla fine: questa è una piazza ambiziosa, noi dobbiamo esserlo altrettanto. Devo essere io il primo a credere che dobbiamo lavorare per cambiare la situazione, sono il responsabile di oggi e anche di domani nel dire ai giocatori che bisogna lavorare. È un momento difficile, ma per questa stagione abbiamo ancora degli obiettivi: bisogna continuare a lottare”.
Ora un giorno di pausa, dopodiché si ripartirà domani con Juventus-Torino (ore 17.15) e Lazio-Milan (21.45): un sabato di fuoco, proprio come questo campionato in versione estiva che stiamo vivendo.