Le aste sono lo strumento privilegiato dall’Ue per i progetti sull’idrogeno. Tutti a Bruxelles sono stati d’accordo nei mesi scorsi per farle andare avanti e la prima si è conclusa con 720 milioni di euro assegnati. Denari veri che girano molto alla larga dall’Italia, però, dove si contano comunque molte iniziative. I progetti approvati sono 7 e appartengono a Finlandia, Spagna, Portogallo e Norvegia. L’European Hydrogen Bank, insomma, è partita senza l’Italia e non è una buona cosa. Anzi, il risultato deve far ricordare a governo e istituzioni che in autunno ci sarà la seconda asta con un portafogli di 2,2 miliardi di euro. I due ministri del Made in Italy e dell’Ambiente, nel segno del nazionalismo debordante, dovrebbero appurare perché siamo fuori.
Nel piano nazionale sono stato finanziati 52 proposte cui sono stati concessi 800 milioni di euro. Chi si è aggiudicato i finanziamenti dell’asta produrrà idrogeno rinnovabile e gli euro disponibili servono anche a colmare i costi di produzione e il prezzo di mercato dell’idrogeno. Le chiavi del mercato mondiale oggi sono in mano ai produttori di H2 nero o grigio, chiaramente non pulito. È una partita in corso nella quale se si è fuori, ci si rimette non solo i soldi, ma il prestigio e la competitività. Valori che la premier richiama in ogni occasioni che in campo industriale si monetizzano.
La battaglia dei prezzi
“La Banca europea dell’idrogeno contribuisce all’espansione di combustibili più puliti che contribuiranno alla decarbonizzazione dell’industria europea. L’idrogeno rinnovabile prodotto sarà utilizzato in settori come l’acciaio, i prodotti chimici, il trasporto marittimo e i fertilizzanti, ha spiegato la Commisione. Comparti su cui sono stati messi milioni di euro del Pnrr e che hanno necessità di passare a fonti non inquinanti. I paradossi in Italia non hanno mai spaventato nessuno, ma nel campo della ricerca di idrogeno green é necessari
o da diffondere e fare soldi. Si cerchino le ragioni per le quali si preannunciano tempi complicati per cui inventiamo ma poi non ci premiano
Le aste possono contare sui proventi che arrivano dall’EU Emissions Trading System, il sistema di scambio delle emissioni di carbonio in vigore dal 2005.
Le candidature per la prima asta sono state 132, ne sono state selezionate 7 e i progetti produrranno 1 milione e mezzo di tonnellate di idrogeno nei prossimi 10 anni. Il tempo massimo concesso per iniziare a lavorare è di 5 anni. Un punto finale importante, riguarda il prezzo. Nei progetti premiati il prezzo oscilla tra 0,37 e 0,48 euro a Kg. Teniamolo bene in vista bene in vista e prepariamoci per il prossimo turno. Il prezzo è un abbrivio anche per gli assenti di oggi.