L’ultimo colpo l’ha messo a segno Hillary Clinton: James Comey, capo dell’Fbi, ha informato il Congresso che dalle e-mail della candidata democratica scoperte di recente non è emerso alcun elemento nuovo che possa portare alla sua incriminazione. A poco più di un giorno dall’apertura dei seggi la Clinton sembra così aver recuperato la testa della corsa alla Casa Bianca. L’effetto dell’assoluzione non si è fatto attendere.
– La Borsa di Tokyo sale dell’1,1%. Hong Kong +0,6% e Shanghai +0,2. Seul guadagna lo 0,9% e Mumbai lo 0,8%.
– L’oro perde l’1% a 1.290 dollari l’oncia, primo ribasso dopo sette giorni consecutivi di rialzo.
– Il petrolio Brent rimbalza a 46,2 dollari il barile: negli ultimi se giorni ha sempre chiuso in negativo.
– Euro in calo sul dollaro a 1,107 (negli ultimi quattro giorni il dollaro si era indebolito).
– Il peso messicano è in forte apprezzamento su dollaro a 18,64 da 19,02 della chiusura.
Si profila un’apertura al rialzo per le Borse europee e Usa. I futures sull’indice S&P segnalano un rialzo dell’1, 2%. Positivi anche u segnali un arrivo dai futures di Londra, Parigi e Francoforte. Tanta euforia, come dimostra il precedente del referendum inglese, può essere prematura. I pronostici, di questi tempi, sembrano fatti apposta per essere smentiti. Non a caso BlackRock, la società di gestione del risparmio più importante del pianeta, ha puntato poco meno di un miliardo di dollari “short” contro il peso messicano per sfruttare l’eventuale vittoria di Trump e così compensare le perdite di una sconfitta di Hillary, assai più gradita a Wall Street.
Solo una cosa sembra sicura: da martedì notte nulla sarà più come prima. Vale per i tassi d’interesse (non solo Usa), per la politica economica e per i grandi trattati commerciali. Ma la svolta sarà comunque condizionata dagli strascichi della campagna elettorale più violenta dai tempi di Abramo Lincoln. E lo scontro infinito proseguirà al Congresso, alla Corte Suprema e nelle aule di tribunale, dove, in caso di sconfitta, Trump cercherà la rivincita.
RIBALTONE IN CINA: LASCIA IL MINISTRO DELLE FINANZE
Un’altra novità segna l’avvio della settimana: le dimissioni a sorpresa in Cina del ministro delle Finanze, il leader dei riformisti Lou Jiwei, sostituito da Xiao Jie, già stretto collaboratore del premier Li Kequiang. Il rimpasto ha riguardato anche i vertici della sicurezza e degli “affari civili”. Difficile capire al momento il valore politico della novità. Intanto, dopo la decisione di Pechino di porre il veto alla nomina di due deputati di opposizione di Hong Kong, sono scoppiate forti proteste nell’ex colonia britannica.
WALL STREET SI LASCIA ALLE SPALLE UNA SETTIMANA NERA
I mercati arrivano al D-day dopo una settimana di forti stress. Wall Street, messa sotto pressione dalla rimonta di Donald Trump, ha accusato nove ribassi consecutivi, come non accadeva dal 1980 (l’inizio dell’era Reagan).
Il dollaro si è indebolito nei confronti dell’euro, passando in settimana da 1,098 a 1,112 (-1,2%), nonostante i buoni segnali in arrivo dall’occupazione, con la crescita sia dei posti di lavoro (161 mila) che delle retribuzioni. Per Stanley Fischer, numero due della Fed, le possibilità di un rialzo dei tassi a dicembre sono superiori al 70%.
Gli investitori sono tornati a cercare porti sicuri e il primo, tanto per cambiare, è stato l’oro, salito in settimana del 2,2%, a 1.303 dollari l’oncia (ma stamane in lieve flessione).
Al di là delle tensioni per la corsa alla Casa Bianca il mercato valutario registra altre turbolenze.
– La decisione dell’Alta Corte britannica di Londra secondo la quale il governo inglese non può avviare il negoziato per l’uscita dalla Ue senza un voto del Parlamento ha provocato il forte apprezzamento della sterlina, che nei confronti del dollaro si è rafforzata in cinque sedute del 2,7% (da 1,218 a 1,252).
– La marcia a tappe forzate della Turchia verso la dittatura non spaventa le agenzie: S&P ha rivisto l’outlook sul credito sovrano del Paese a ‘stabile’ da ‘negativo’. Il rating attuale è ‘BB’. La revisione riflette l’opinione che proseguiranno le azioni per l’implementazione delle riforme economiche chiave, sottolinea l’agenzia.
MILANO -5,8%, VERSO L’ASTA VERITÀ PER BOT E BTP
Non meno calda la situazione dell’Eurozona, dove le tensioni legate alla politica Usa si sono combinate con il braccio di ferro tra la Germania e la Bce sul futuro del programma del Qe. Le Borse hanno accusato sei giorni consecutivi di ribasso. L’indice Eurostoxx ha lasciato sul terreno il 3,5%. Ha fatto peggio Piazza Affari: -5,8%. Nelle Borse europee i titoli più colpiti dalle vendite sono stati i Petroliferi (Stoxx del settore -5,2% in settimana), i produttori di auto (-5%) e le banche (-4,8%).
In agitazione i titoli del debito pubblico. Il rendimento del Bund è sceso a 0,13% da 0,16%. Quello del Btp, invece, è salito da 1,58% a 1,75%m con relativo allargamento dello spread di 20 punti base a quota 162. Si terranno in settimana le aste del Tesoro di metà mese: giovedì ci sarà l’offerta dei Bot a 12 mesi, il giorno dopo toccherà ai titoli a medio-lungo termine.
VENERDÌ IL VERDETTO DI S&P SUL DEBITO ITALIANO
Non solo elezioni Usa. Mercoledì 9 sarà la Commissione europea a guadagnarsi l’attenzione di analisti e operatori con la diffusione delle previsioni d’autunno, un appuntamento che dovrebbe rendere anche più chiaro l’atteggiamento di Bruxelles nei confronti della manovra di bilancio varata dal Governo Renzi. Venerdì 11 Standard & Poor’s aggiornerà il giudizio sul rating Italia.
OGGI ITALGAS RITORNA A PIAZZA AFFARI
Oggi la Borsa italiana festeggia il ritorno sul listino di Italgas. I soci Snam riceveranno titoli Italgas, uno ogni 5 già in portafoglio, grazie alla “scissione parziale e proporzionale”. In sostanza, chi aveva 50 azioni Snam si ritroverà con lo stesso pacchetto (naturalmente di minor valore) ma avrà in più 10 azioni Italgas. Il prezzo non è stabilito, in quanto, trattandosi di scissione, lo deciderà il mercato, calcolando ovviamente il rapporto di concambio sulla base del prezzo di chiusura di Snam di 4,58 euro (+1,1% in un giorno di mercato in calo dello 0,6%) di venerdì scorso.
Il titolo si è risollevato venerdì dai minimi dell’anno raggiunto il giorno prima a 4,48 euro, toccando un massimo di giornata a 4,65 euro, per poi chiudere sotto di 7 centesimi, spinto anche dalla raccomandazione di acquisto degli analisti di AlphaValue, che hanno indicato un prezzo obiettivo di 5,6 euro per azione. Nonostante l’ultimo rialzo, da inizio anno il titolo è sotto del 5,18%.
PIOGGIA DI TRIMESTRALI A MILANO
Stamane si terrà la conference call sulla trimestrale di Telecom Italia, approvata venerdì. Dopo molti trimestri di calo del fatturato si è rivisto un aumento: +1,4% a 4,8 miliardi. L’ebitda risulta in salita del 2,2%. Domani si terranno i consigli di Banca Popolare di Milano e del Banco popolare. Mercoledì sarà la volta di Poste Italiane, mentre a Parigi saranno annunciati i conti di Vivendi.
UNICREDIT, GIOVEDÌ LA DECISIONE SU PIONEER
Giovedì si terrà il Cda di Unicredit. Nello stesso giorno scade il termine per le offerte vincolanti per Pioneer, l’asset manager del gruppo. Sono in gara diversi soggetti italiani ed esteri con in prima fila Amundi e Poste Italiane, ma tra i gruoppi in corsa ci sono anche Ameriprise Financial, che controlla Threadneedle Asset Management, Macquarie e Aberdeen Asset Management, quest’ultima interessata in particolare agli asset esteri di Pioneer. Le proposte valorizzano Pioneer intorno a 3,2-3,4 miliardi di euro. Da Amundi sarebbe arrivata l’offerta economicamente più alta.
Giovedì 10 sono previsti anche i conti di Enel, Generali, Bper e Ubi. In giornata ci saranno le trimestrali di Deutsche Telekom e di Walt Disney. Venerdì chiuderà la sfilata Exor. Previsti anche i conti di Allianz.
A MONTE PASCHI LA MAGLIA NERA (-19,6%), FALCIAI PRESIDENTE
Monte Paschi esce dall’ennesima settimana tragica: -19,6%. Molto venduto anche il debito senior, dopo che è emersa la possibilità della conversione volontaria. Alessandro Falciai, già industriale in Dnt molto vicino al premier Matteo Renzi, sarà il nuovo presidente del l’istituto senese su designazione del Tesoro, della Fondazione e di Axa, sostituendo il dimissionario Massimo Tononi. L’insediamento avverrà dopo l’assemblea del 24 novembre nella quale i soci dovranno approvare l’aumento di capitale da 5 miliardi.
Tra i possibili anchor investor prende corpo la Qatar Investment Authority. Oggi, intanto, l’ad Marco Morelli è atteso alla Consob per spiegare e ragioni del rifiuto dell’offerta Passera.