Nel luglio 1997 la svalutazione del bath, la moneta della Thailandia, inutilmente contrastata dal rialzo dei tassi, fu la miccia che innescò la crisi asiatica, il primo terremoto dell’economia globale. Ieri, 22 anni dopo, le decisioni della Banca centrale di Bangkok hanno riconquistato la prima pagina delle cronache finanziarie: assieme a India e Nuova Zelanda, la Thailandia ha tagliato ieri il costo del denaro, una mossa che oggi dovrebbe essere replicata dalle Filippine, in attesa delle scelte della Banca centrale australiana, che potrebbe unirsi al coro del ribasso la prossima settimana. In attesa della Fed e della Bce, i tagli del costo del denaro in funzione anti-recessione sono partiti dall’Apac, l’area Asia-Pacific, che anche così riafferma i nuovi equilibri dell’economia. Ora i riflettori si spostano sul Giappone: messo alle strette dalla corsa dello yen (per niente gradita dalla BoJ) che in una settimana è sceso a 106,20 contro il dollaro da 109,30.
Non è difficile prevedere che lo Tsunami in arrivo da Oriente troverà una pronta risposta a Ovest. L’Eurozona, colpita dalla frenata dell’economia tedesca e dalla turbolenza provocata dall’approssimarsi della Brexit, sta già scontando l’effetto dei tassi negativi. Negli Usa, sotto la pressione crescente della Casa Bianca sulla Fed, i mercati già prezzano i T bond a 30 anni a 2,123% ai minimi da 3 anni. Ormai, nel mondo i titoli a rendimento reale negativo (compreso il tasso di inflazione) hanno raggiunto l’astronomico tetto di 30 mila miliardi di dollari, quasi a replicare sui listini l’effetto serra.
La vera sorpresa, in questa cornice, è la tenuta dei mercati azionari: il calo dei tassi, che pur segnala recessione, continua a sostenere un’economia in grado di reggere anche le ferite sul fronte dei dazi e delle valute. È questa la nota positiva rispetto ai terribili giorni del ’97.
Avanzano le Borse cinesi. Indice Csi 300 +0,9% sotto la spinta di dati commerciali più positivi del previsto: +3,3% le esportazioni, il dato migliori da marzo, ma calano le importazioni (-5,6%).
Lo yuan si apprezza, dopo aver toccato ieri i minimi degli ultimi nove anni: il cambio si porta a 7,044 da 7,065 di ieri. La Banca centrale della Cina, decisa a riportare la calma sui mercati, ha fissato a a 7,001 il valore di riferimento per la giornata di oggi, più su di quel che i trader si aspettavano (7,015).
Lo yen del Giappone tratta a 106,2 sul dollaro, in lieve apprezzamento da 106,3 di avvio seduta. In Asia si rafforzano il dollaro di Taiwan, lo won coreano, la rupia indonesiana ed il ringgit della Malesia.
L’euro è poco mosso a 1,121.
Sale anche Tokyo (+0,7%). In terreno positivo (+0,2%) anche i futures sulle Borse Usa.
Ieri sera Wall Street ha messo a segno variazioni modeste dopo un forte recupero nel corso delle ultime ore: Dow Jones 0,08% (da -2,3% in avvio), S&P +0,09%. Nasdaq +0,38%.
Da segnalare il tonfo di Walt Disney (-4,9%) dopo i risultati. I mercati temono la sfida lanciata contro Netflix, che prevede di abbassare in maniera drastica i costi dei servizi (compreso lo sport).
Rallenta stamane la caduta del petrolio dopo l’intervento a tutela di prezzi dell’Arabia Saudita. Il Brent tratta stamane a 57,63 dollari. A Piazza Affari in calo Eni (-1,4%) e Saipem (-3,4%). Nell’ultima settimana Exxon e Shell hanno perso oltre il 7%.
Tiene stamane sopra quota 1.500 dollari l’oro, il vero vincitore dell’estate.
CRISI VICINA, SOLO PIAZZA AFFARI CHIUDE IN ROSSO
Hanno chiuso in rialzo mercoledì le Borse europee, dopo una seduta a zig-zag: segno più in mattinata fino a un massimo dell’indice Eurostoxx dell’1,4%, poi ritirata (-0,3%) prima di una nuova correzione all’insù. A chiudere la giornata, un’ultima flessione collegata ai titoli petroliferi. Alla fine l’EuroStoxx si è fermato a +0,5% in linea con i listini principali. Ma c’è un’eccezione: Piazza Affari, frenata dalla risposta del mercato ai conti di Unicredit ma anche dal deteriorarsi a grande velocità della situazione politica. La borsa italiana archivia la seduta in calo dello 0,4% a 20.538 punti dopo aver toccato un picco di 20.809 punti
GERMANIA, ACHTUNG! INDUSTRIA IN ROSSO
Ma la cronaca dei mercati azionari passa in secondo piano, sommersa dalla corsa alle obbligazioni, che ha investito anche i mercati dell’Eurozona, i quali danno per scontati robusti interventi sul costo del denaro, anche alla luce dei pessimi dati sulla produzione industriale tedesca, a giugno in calo dell1,5% (contro +0,4% previsto):
NUOVO RECORD PER IL BUND, BTP A RUOTA
Il bund decennale tocca un nuovo record storico a – 0,60% da -0,54% di ieri.
Vola anche il Btp. Il rendimento del decennale scivola a 1,38% (meno 12 punti) nonostante le sorti dell’esecutivo siano davvero appese ad un filo.
La forbice tra i tassi Btp e Bund si attesta a 199 punti base dai 205 della vigilia nel finale di seduta dopo un tuffo a 198 punti.
Particolarmente forte la parte extra lunga della curva: il tasso del Btp a 30 anni è sceso in chiusura a 2,42% da 2,56.
A livello globale i bond a tasso negativo ormai sfiorano i 15.000 miliardi di dollari.
BANCHE IN ALLARME: UNICREDIT TAGLIA LE STIME
Le banche sono state la croce e la delizia di Piazza Affari.
Unicredit -5%. Assieme a Commerzbank e Abn Amro l’istituto è una delle tre banche europee che ieri ha rivisto al ribasso la guidance a fronte dell’impatto del calo del margine d’interesse, sceso a 2,55 miliardi di euro, -2% anno su anno e -1% sul trimestre precedente. Utile operativo a 4,51 miliardi, -5% sull’anno. L’utile netto sale dell’81% a 1,85 miliardi di euro grazie alla cessione di Fineco ma l’utile operativo scende del 5%. La banca ha tagliato di 300 milioni di euro le previsioni sui ricavi del 2019 a 18,7 miliardi di euro.
MENO SOFFERENZE, KEPLER PREMIA BANCO BPM
All’opposto brillano i conti di Banco Bpm (+4,72%), che ha chiuso il secondo trimestre con un 1,02 miliardi di euro di introiti, in calo del 20% anno su anno, di poco sotto le stime degli analisti. Leggermente meglio delle attese il margine d’interesse, attestatosi a 515 milioni di euro (+2%). L’utile netto sale a 443 milioni di euro, da 151 milioni del trimestre precedente. L’esposizione ai crediti in sofferenza scende al 9,7%, da 10,5%. Kepler Cheuvreux ha alzato la raccomandazione da reduce a hold.
Ubi Banca -0,7%: Cattolica e la francese Cnp Assurances stanno per presentare un’offerta vincolante per le attività assicurative. Bper Banca +2,3%.
Tra le blue chip bene Amplifon (+2,8%) e Recordati (+2%).
Ferrari +1,6%: Morgan Stanley ha alzato il prezzo obiettivo da 160 a 175 dollari, confermando la raccomandazione overweight.
TOD’S, CALANO LE VENDITE. DELLA VALLE: IO INVESTO
Dopo una settimana brillante ha chiuso in rosso Tod’s, -1,2% in attesa dei conti semestrali annunciati a mercati chiusi. Il fatturato consolidato è sceso a 454,6 milioni (- 4,7%). L’utile ante imposte è negativo per 6 milioni.
Diego Della Valle ha rassicurato il mercato: “Io e la mia famiglia continueremo a investire. Questo è il momento di investire senza remore per ottenere i fatturati necessari, che sono sicuramente raggiungibili. Se ora sacrificheremo qualche punto di Ebitda nel breve è per privilegiare, nel medio periodo, la profittabilità”.
Da segnalare il balzo di Confinvest, leader italiano come market dealer di oro fisico da investimento, che guadagna il 6,5% sull’onda della crescita delle quotazioni del metallo.