Da Mercoledì 18 dicembre, fino al 2 giugno del 2020, il MAXXI ospita la mostra “Architettura, silenzio e luce. Louis Kahn nelle fotografie di Roberto Schezen“, a cura di Simona Antonacci ed Elena Tinacci.
La mostra presenta, in occasione dell’acquisizione da parte della Collezione di Fotografia del MAXXI, i diversi materiali che fanno parte del Fondo Schezen: dai positivi stampati dall’autore fino alle diapositive a colori. L’esposizione si articola in due parti e si muove attraverso le principali opere dell’architetto dall’Indian Institute of Management di Ahmedabad al Kimbell Art Museum di Forth Worth, dalla Phillips Exeter Library in New Hampshire all’Assemblea Nazionale di Dacca, per citarne solo alcune.
Roberto Schezen, nato nel 1950 a Milano, ha dedicato gran parte della sua vita alla fotografia dell’architettura, immortalando gli edifici di Louis Kahn e Adolf Loos e quelli di Vienna del periodo della Secessione, oltre a palazzi, castelli e abitazioni prestigiose europee e statunitensi. Il maestro dell’architettura del Novecento, si contraddistingue per il senso di monumentalità , completamente lontano dalle correnti in voga. Le opere di Kahn rappresentano il perfetto binomio tra tradizione classica e modernità . Gli elementi distintivi del suo lavoro sono l’incontro tra la luce e la compattezza della materia. La struttura è basata su figure geometriche pure, come il cerchio, il triangolo e il quadrato. Le capacità del milanese Schezen permettono di cogliere tutte questi elementi attraverso i suoi scatti, ripresi sempre in assenza di persone, per sottolineare la monumentalità delle opere di Kahn attraverso il silenzio.
Louis Kahn è un architetto di origine ebraiche, naturalizzato statunitense, inizialmente interessato ai principi etici dell’architettura, si occupa principalmente di spazi pubblici. I suoi lavori sono riconducibili ai principi del Movimento Moderno, l’esaltazione della funzionalità della costruzione a discapito dell’elemento decorativo. Negli anni cinquanta, il suo stile viene, però, influenzato dal viaggio nei Paesi del Mediterraneo, dove rimane affascinato dalle architetture classiche. A cinquant’anni le sue opere si affermano anche a livello internazionale. La sua architettura appare, ancora oggi, tra le più innovative del Novecento.