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L’apocalisse climatica è il sogno di chi odia il progresso

A dispetto dei falsi predicatori di imminenti sventure conciliare la difesa dell’ambiente con lo sviluppo economico è possibile: due nuovi libri, uno di Shellemberger e l’altro di Bill Gates ci spiegano come

L’apocalisse climatica è il sogno di chi odia il progresso

L’attuale civiltà dei combustibili fossili è destinata a collassare entro un massimo di 8-10 anni. Sulle orme di Greta Thunberg anche il filosofo economista Jeremy Rifkin si lancia in previsioni catastrofiche. A causa dell’innalzamento della temperatura l’intera civiltà attuale sarà sconvolta. Forse moriranno miliardi di persone, ci saranno esodi di interi popoli da regioni diventate inospitali perché invase dalle acque o dalle sabbie dei deserti, verso terre più vivibili. Dobbiamo fare subito qualcosa per interrompere le emissioni di gas serra. Ma cosa dobbiamo fare? Nessuno lo sa con precisione, specie se ci si pongono obiettivi così ravvicinati come il 2030, da essere irrealistici. Anzi molti suggerimenti che vengono dalle più svariate organizzazioni ambientaliste rischiano di provocare più danni di quelli che vorrebbero correggere. Nessuno ha potuto fare due conti sugli effetti che le politiche suggerite potranno avere sui consumatori e sugli Stati che, anche grazie alle politiche europee del Next generation EU, sono chiamati ad investire somme enormi con ritorni nulli o quantomeno incerti.

Due libri appena usciti possono offrire una guida sul modo di affrontare la transizione green in maniera razionale e senza l’ansia provocata dall’ecologismo radicale che spinge cittadini e decisori politici a prendere decisioni non ponderate. Il primo è di Michael Shellenberger, un ambientalista razionale, che ha pubblicato per Marsilio “L’apocalisse può attendere” e il secondo è Bill Gates, famoso fondatore di Microsoft che con la sua ricca fondazione si sta occupando anche di cambiamenti climatici e che ha scritto per la Nave di Teseo un volume che, confermando il suo spirito positivo e imprenditoriale, ha valuto intitolare “Clima, come evitare il disastro”.

Entrambi confutano le tesi dell’ambientalismo catastrofico e affermano con grande chiarezza che la soluzione del problema del riscaldamento della temperatura non si può risolvere bloccando la crescita economica e quindi condannando milioni di persone a rimanere povere, poco al di sopra dei livelli di sussistenza. Anche nei paesi sviluppati, fermare la crescita provocherebbe terremoti sociali e politici difficilmente controllabili. Del resto le analisi serie dimostrano che al crescere del reddito diminuisce l’inquinamento e l’emissione di CO2. Per avere maggiore crescita occorre investire in ricerca, e sviluppare tutte le tecnologie che ancora non possediamo per avere disponibilità di energia pulita. Entrambi rilanciano alla fine del ragionamento il nucleare, quello di nuova generazione basato su centrali piccole e diffuse sul territorio, perché è l’unica fonte di energia elettrica che non emette gas serra e che fornisce energia in maniera continuativa ed affidabile, al contrario del fotovoltaico e dell’eolico che dipendono dalle condizioni meteorologiche.

Il libro di Shellenberger, una persona che conosce dal di dentro il mondo ambientalista per averne fatto parte, smonta tanti luoghi comuni su cui si basa il “terrorismo verde” a cominciare dalla salvaguardia delle balene e delle tartarughe marine (entrambe salvate dalla scoperta del petrolio per l’illuminazione e della plastica per fare i pettini), per arrivare a confutare le allarmistiche informazioni sugli incendi e sulle tempeste d’acqua dimostrando che in passato si sono avute catastrofi ben più gravi. Bruciare legna è molto più inquinante che usare il gas, utilizzare bottiglie di vetro invece che quelle di plastica richiede maggiore consumo di energia. Il fotovoltaico e l’eolico sono certo energia pulite ma quanta energia si consuma per produrli e quanta dovrà essere consumata per poi smaltirli una volta arrivati alla fine del loro ciclo produttivo? Un calcolo che per il momento nessuno ha fatto con precisione. E che dire dell’accanimento contro le auto che rappresentano appena l’8% delle emissioni totali ma alle quali si impongono investimenti enormi che rischiano di rappresentare uno spreco di capitali che potrebbero essere meglio utilizzati in altro modo?

Eppure il libro di Bill Gates contiene calcoli precisi e interessanti su quanto costerebbe utilizzare prodotti verdi rispetto a quelli attuali, in genere basati su fonti fossili. Lo sforzo che dovremo compiere, afferma Bill, è quello di sviluppare la ricerca e l’ingegneria per poter arrivare a disporre di energia a costi comparabili a quelli attuali. Non si riuscirà completamente, ed allora dovremo nelle società sviluppate porci il problema di come far fronte ai costi della transizione ecologica. In alcuni casi, ma sono per ora limitati, le innovazioni consentono un risparmio e quindi la possibilità di trasferire un vantaggio ai consumatori. Nella maggior parte dei casi si va incontro ad un aumento dei costi. Quale sarà la reazione dei consumatori a questa ascesa dei prezzi? Finora, ad esempio, l’alto costo delle rinnovabili è stato assorbito in Italia dai consumatori nelle bollette elettriche. Si tratta di una “tassa” di oltre 13 miliardi all’anno che certo ha ridotto il potere di acquisto delle famiglie e quindi ha contribuito a deprimere la domanda interna.

Aumentano le richieste agli Stati. Molti ecologisti ritengono che il mondo stia andando in rovina per colpa del capitalismo e del mercato. Ma sovraccaricare i decisori politici di troppi compiti può essere pericoloso oltre che con ogni probabilità, inefficiente. Bisognerà prendere i soldi a prestito per aumentare gli investimenti green (come l’ecobonus sulle ristrutturazioni delle case), bisognerà finanziare la transizione sociale da settori energivori, verso quelli verdi, bisognerà aiutare i paesi del terzo modo a consumare meno energia pur offrendo loro l’opportunità di raggiungere livelli più elevati di benessere. Gli Stati rischiano di non farcela. Per tenere il fronte interno si rischia di dover accantonare certe libertà democratiche. Occorre una politica chiara, coraggiosa e lungimirante. Per prima cosa sarà importante diffondere una cultura pragmatica e realistica dei problemi che dobbiamo affrontare. E i due libri di Shellenberger e di Bill Gates sono un ottimo punto di partenza. 

Diffondendo il terrore non risolveremo nulla. Le autorità politiche dovranno cercare un modo per orientare e cooperare con le forze di mercato concentrandosi sugli investimenti, e la formazione. Bill Gates non nega che le sfide che dovremo affrontare sono enormi. Ma si dichiara ottimista. Potremo superare questa prova se uniamo volontà individuale con spirito di coesione sociale. E soprattutto non dobbiamo dare retta ai falsi  predicatori di imminenti sventure.

1 thoughts on “L’apocalisse climatica è il sogno di chi odia il progresso

  1. Basta una Tempesta Solare per Fermare il Progresso, ATTENTI E GUAI Spero che Accada Riflettete è un Castigo che vi Meritate, Convertitevi e Credete Al Vangelo o la Natura si Ribellerà Contro di Noi, Abbracciamo il Vero Cambiamento che è Gesù Cristo. FORZA!

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