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Lanzillotta: in Italia solo il 9% dei manager è donna, serve una svolta

La vice presidente del Senato punta a raggiungere il 30% entro il 2020: “Bisogna superare gli stereotipi, il bilancio di genere conviene a tutti”. Presentato il rapporto “Più donne nel management” curato da Club 30%.

La rappresentanza femminile nelle posizioni manageriali delle maggiori aziende quotate italiane è del 9%, un livello molto inferiore alla peraltro bassa media europea (15% sulle prime 613 società europee quotate). In questo campione non vi sono donne che svolgono il ruolo di amministratore delegato. Considerando un campione più ampio (316 società quotate) si registrano comunque solo il 6,5% di Presidenti e il 6,8% di amministratori delegati donne. Il quadro di rappresentanza femminile migliora di poco se si considerano le posizioni di dirigente e quadro: le donne sono infatti rispettivamente il 15% e il 28 % del totale.
 
È quanto emerge dal rapporto “Più donne nel management, più opportunità per il Paese” curato dal Club 30% e presentato martedì pomeriggio in Senato dalla Vice Presidente Linda Lanzillotta durante un convegno in cui sono intervenuti la presidente di Ania, Maria Bianca Farina, il presidente di Ibm Italia, Nicola Ciniero, l’amministratore delegato di Allianz Global Assistance, Paola Corna Pellegrini, l’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, Maurizio Gentile, il presidente di Msd e Spmsd Italia, Nicoletta Luppi, la vice presidente di Confindustria Antonella Mansi e la responsabile del Club 30% Odile Robotti.

“I benefici di una presenza di genere bilanciata nella leadership sono ormai stati dimostrati – si legge nello studio – ed è certo che il problema non si risolve spontaneamente (il bilanciamento di genere migliora dell’1% l’anno circa). La questione quindi non è se intervenire, ma come”. La proposta riportata nel documento è “di aumentare la rappresentanza femminile senza ricorrere a quote obbligatorie (difficilmente applicabili in questo ambito), ma adottando piuttosto obiettivi volontari fissati dalle organizzazioni stesse. Tutto ciò per raggiungere il 30% di presenza femminile entro il 2020.

In particolare gli interventi suggeriti alle aziende, illustrati nel documento, si articolano sui tre livelli: sociale, organizzativo e individuale. Per quanto riguarda gli interventi volti a supportare il bilanciamento di genere nella aziende, essi includono: adottare misure (welfare, lavoro agile, congedo parentale) a supporto delle carriere, diffondere modelli di ruolo e promuovere campagne di pubblicità che indirizzino le donne verso settori e professioni con migliori prospettive di impiego, applicare rigorosamente criteri meritocratici per gli avanzamenti di carriera. Gli interventi organizzativi, sui quali la responsabilità delle organizzazioni è massima, riguardano la misurazione e comprensione delle carriere femminili, l’elaborazione di una strategia e la definizione di obiettivi di bilanciamento, la promozione delle pari opportunità per i generi, la comunicazione trasparente della propria situazione di bilanciamento e del proprio impegno, l’offerta di formazione su inclusione, diversità, limiti dovuti alla cultura di genere e empowerment femminile.

“I numeri della presenza femminile nelle posizioni di diretto riporto dell’amministratore delegato sono impressionanti – ha spiegato Linda Lanzillotta, vice presidente del Senato – sia se consideriamo le maggiori società italiane sia se allarghiamo lo sguardo alle quotate, è evidente che le aziende sono totalmente governate da un management composto di soli uomini. Questo rappresenta un duplice danno perché l’assenza di un reale bilanciamento di genere incide negativamente sulla qualità del governo delle stesse aziende e sulla performance economico-finanziaria. È necessario superare gli stereotipi e trasmettere alle aziende la consapevolezza che far emergere le donne non è un fatto solo di parità ma di valorizzazione delle risorse e di crescita economica. Per questo è importante che le donne si coalizzino in vista di questo obiettivo, ma bisogna avviare sforzi comuni, coinvolgendo anche gli uomini, se si vuole imprimere una reale svolta”.

“Quello che serve ora – ha sottolineato Odile Robotti, responsabile 30% Club Italia – è una presa di posizione da parte dei livelli apicali delle organizzazioni e delle istituzioni nell’indicare l’aumento della presenza femminile nella leadership come un obiettivo prioritario da perseguire. Il 30% Club, una campagna globale senza fini di lucro, condotta da persone in posizioni apicali si propone come aggregatore e catalizzatore di leader illuminati che vogliono accelerare il bilanciamento di genere nella leadership”.

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