Nell’anno che segna la fine del secondo mandato della Cancelliera, la Germania potrà vantare il raggiungimento anticipato del pareggio di bilancio e la tenuta dei livelli di crescita ed occupazione. Così almeno sostengono autorevoli centri tedeschi di ricerca economica. Nulla farebbe quindi pensare che la signora Merkel possa presto lasciare il suo ufficio alla Cancelleria. Eppure, ad oggi, il quadro politico è più incerto di quanto si possa credere. Stando alle ultime rilevazioni dei primi di dicembre, la CDU/CSU, l’unione cristianodemocratica e cristianosociale, veleggia intorno al 39%, seguita a circa nove lunghezze di distanza dagli avversari socialdemocratici, i quali, nonostante lo svantaggio, possono però contare su un alleato, gli ambientalisti, il cui tasso di consenso, dopo i picchi raggiunti lo scorso anno, si è ormai stabilizzato intorno al 14%. Complici i dati poco incoraggianti di liberali (4%) e pirati (3%), ad entrare al Bundestag come quarta forza sarebbe soltanto Die Linke, l’estrema sinistra (7%) Così stando le cose, SPD e Grüne avrebbero la maggioranza per governare nel prossimo quadriennio. Ma alle elezioni federali mancano nove mesi e l’agenda politica delle prossime settimane è in grado di alterare ancora molto gli equilibri tra le forze in campo. Molto dipende quindi da quanto accadrà in sede europea, ossia, in particolare, se si delibererà un nuovo haircut per la Grecia che materializzi le perdite tedesche, se e quando il governo di Madrid otterrà aiuti dalla BCE e quando si darà effettiva attuazione all’unione bancaria. Lo scontro con Francoforte potrebbe peraltro acuirsi, se la Corte Costituzionale di Karlsruhe, nella sua sentenza definitiva su ESM e Fiscal Compact attesa in gennaio, dovesse censurare anche l’OMT, il programma di acquisto illimitato dei titoli di Stato, del quale l’Eurotower non ha comunque ancora fatto uso.
Molto dipenderà però anche dalle scelte di politica interna. Difficilmente nell’anno elettorale il duo Merkel-Schäuble vorrà mettere mano a manovre economiche impopolari, al solo fine di abbassare il rapporto debito/PIL, ormai sopra a quota 80%. Come leggere allora il rapporto del Ministero delle Finanze (segreto e divulgato dal settimanale Der Spiegel) che prevede un aumento dell’imposizione fiscale e tagli alla spesa? Benché i cristianodemocratici smentiscano addirittura l’esistenza di un simile rapporto, secondo l’opposizione socialdemocratica si tratterebbe di un’anticipazione di una manovra primaverile, destinata all’approvazione soltanto dopo le elezioni nel Land Bassa Sassonia, in programma per fine gennaio. In realtà, non si vede come e perché Schäuble dovrebbe forzare la mano a pochi mesi dal voto. Storicamente gli anni elettorali sono anni di “regali”, non certo di dosi di austerity accelerata. Ed infatti dal 2013, accanto ad alcune misure di risparmio e di inasprimento della pressione contributiva, sarà abolito il ticket sulle visite in ambulatorio, innalzato il livello di no-tax-area, introdotto il sussidio per le mamme che intendano accudire a casa i propri figli tra gli uno e i due anni, sforbiciati i contributi per l’assicurazione pensionistica. Difficile quindi ipotizzare nuovi interventi, come quelli elencati da Der Spiegel. In particolare, il Ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, avrebbe in animo di eliminare l’aliquota agevolata IVA al 7%, portandola al 19%. Il progetto si scontra tuttavia con una misura introdotta ad inizio legislatura dalla coalizione cristiano-liberale, ossia l’attribuzione dell’aliquota agevolata anche per gli hoteliers, clientela tradizionale del centrodestra. L’idea, più che trovare attuazione nell’immediato, sembra insomma destinata ad anticipare un punto del programma della prossima legislatura, quando i cristianodemocratici, verosimilmente, non governeranno più con i liberali. Liberali che, proprio sotto Natale, con il Ministro dell’Economia Philipp Rösler, questa volta alla luce del sole, hanno diramato un documento con proposte di privatizzazione di quote di società ancora in mano pubblica, tra cui Deutsche Bahn, Deutsche Post e Deutsche Telekom; un’idea in merito alla quale si discute da anni, ma, come si è bizzarramente giustificato Michael Fuchs del gruppo parlamentare CDU/CSU, «poi è subentrata l’eurocrisi e abbiamo dovuto occuparci di quella». Più ambigua invece la proposta del Ministro delle Finanze di ridurre i trasferimenti federali al fondo sanitario, creando un contributo ad hoc nella dichiarazione dei redditi. Nel progetto di Schäuble rientrerebbero poi anche disincentivi per il prepensionamento, un taglio alle pensioni di reversibilità o, in alternativa, un nuovo aumento dell’età pensionabile a 68-69 anni. Generico infine il riferimento alla necessità di dare una sforbiciata alle politiche sociali, atteso che, nel prossimo futuro, lo Stato spenderà di più per infrastrutture, in particolare per consentire la riconversione energetica dopo l’uscita dal nucleare.
Il dossier segreto esce proprio nei giorni in cui istituti economici e confederazioni dei datori di lavoro puntano l’indice contro il governo federale per non aver risparmiato abbastanza in questi anni di prosperità e crescita. In particolare, piccoli e medi imprenditori lamentano che l’esecutivo non abbia posto mano alla riforma del sistema fiscale, come promesso nel 2009. Stando ai calcoli dell’istituto IfW di Kiel, nel 2013 l’Agenzia federale per il lavoro dovrebbe poi tornare in rosso e, se la crescita dovesse rallentare, il surplus accumulato nel 2012 potrebbe svanire già alla fine del 2014, mettendo a rischio le finanze pubbliche. Insomma, divisa tra Bruxelles e Berlino, un anno complicato attende la signora Merkel.