Una politica coerente con gli obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici ha bisogno di coraggio e visione. Ma per quanti sforzi faccia l’Europa in campo agricolo, ancora non ci siamo. E un’organizzazione come Confagricoltura non ci sta ad essere marginale a causa di egoismi nazionali o mezze misure che non centrano il punto. I Ministri Patuanelli e Cingolani hanno ascoltato con attenzione ciò che ha detto Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura alla 101a Assemblea dell’associazione. Il mondo agricolo italiano è pronto ad investire per aumentare il contributo alla lotta contro il cambiamento climatico e accrescere la sostenibilità ambientale. “Ma gli obiettivi vanno raggiunti puntando sulle innovazioni e non solo attraverso restrizioni. Una risposta deve arrivare dalla puntuale e piena applicazione del Pnrr, che ha nella transizione ecologica un punto fondamentale”.
Parole indirizzate alla compagine di Draghi che in Europa si è battuta per un giusto equilibrio tra interessi nazionali e strategie comunitarie. Nonostante la difesa di tradizioni e colture tipiche di casa nostra, sarebbe sbagliato non misurarsi con traguardi continentali e mondiali. In fondo, oltre ai programmi già in elaborazione da tempo o da rinnovare, anche nell’agroalimentare la pandemia ha segnato uno spartiacque. Tutti i leader mondiali seguono con infaticabile interesse ciò che accade in una filiera capace di modificare equilibri geopolitici.
La nuova PAC , dice Confagricoltura, entrerà in vigore in Europa nel 2023, ma già entro la fine di quest’anno gli Stati membri dovranno inviare alla Commissione i programmi strategici nazionali. Una novità normativa, certo, ma da costruire pezzo per pezzo sui territori e senza furbizie finanziarie o produttive. Su uno scenario fatto di sfide e di soldi viene ricordato un recente studio del professor Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia all’Università Cattolica, sulle eccellenze agroalimentari italiane: “Conoscere i propri punti di forza – dice il docente – è fondamentale per l’elaborazione di una strategia efficace”. Chi deve metterla a punto questa strategia? “Più gli imprenditori saranno capaci di intercettare l’innovazione, più lo Stato potrà accompagnare gli investimenti, dice Patuanelli.
Compagni di strada della grande industria, gli agricoltori-manager sono alla base della catena agroalimentare e spesso determinanti nelle coalizioni politiche. Sono tutti green? “La grande sfida della sostenibilità è trovare un punto di incontro tra l’aumento della domanda di cibo nel mondo e la necessità di conservare le risorse naturali”, ha detto Cingolani. L’agroalimentare può vincere questa sfida puntando sulla razionalizzazione dell’uso dell’energia, dell’acqua e della chimica, ma anche sul potenziamento del patrimonio forestale e della digitalizzazione. Tre, quattro linee di intervento su cui si misurerà la coesione del governo e la reale attenzione per un settore centrale dell’economia dove non sono ammesse rivendicazioni localistiche.