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L’Agenzia delle Entrate mette nel mirino Google: presunta evasione fiscale da 1 miliardo

Dopo l’accordo firmato nel 2016, Il fisco italiano mette di nuovo i riflettori su Google, contestando al colosso di Mountain View una presunta evasione fiscale da un miliardo

L’Agenzia delle Entrate mette nel mirino Google: presunta evasione fiscale da 1 miliardo

L’Agenzia delle Entrate mette di nuovo nel mirino Google. E stavolta il conto potrebbe essere miliardario. Lo rivela Il Sole 24 Ore, secondo cui il Fisco italiano starebbe contestando al colosso di Mountain View una presunta evasione fiscale pari a circa 1 miliardo di euro. Sulla questione starebbe indagando anche la Procura di Milano.

La multa a Google di sette anni fa

Era il 2017 e, dopo un anno di trattative e un lungo tira e molla, Google accettò di pagare al Fisco italiano 306 milioni di euro, firmando un verbale di accertamento con adesione  per sanare un contenzioso fiscale scaturito da imposte non versate su un giro d’affari di circa un miliardo di euro tra il 2009 e il 2013. 

 “Google e l’Agenzia delle Entrate hanno raggiunto un accordo per risolvere senza controversie le indagini relative al periodo tra il 2002 e il 2015”, spiegò l’allora portavoce della società statunitense, specificando che. “In aggiunta alle tasse già pagate in Italia per quegli anni, Google pagherà altri 306 milioni di euro. Di questi, oltre 303 milioni sono attribuiti a Google Italy e meno di 3 milioni a Google Ireland”

A Google era stato notificato un accertamento per 300 milioni a gennaio 2016 e la controversia era finita davanti al Tribunale di Milano con l’iscrizione del gruppo tra gli indagati per “omessa dichiarazione dei redditi”.

Google, l’Agenzia delle entrate torna alla carica

Sette anni dopo, ci risiamo. Ma stavolta la cifra potrebbe raggiungere il miliardo di euro. Secondo il Sole 24 Ore, l’Agenzia delle Entrate contesterebbe a Google l’esistenza di una stabile organizzazione immateriale, simile a quella che ha portato Netflix a pagare all’Italia nel 2022 circa 55,8 milioni di euro. Due anni fa infatti, il colosso delle streaming raggiunse con il Fisco italiano un accordo che rappresenta un precedente a livello internazionale,  perché è stato il primo caso al mondo nel quale era stata contestata l’esistenza di una stabile organizzazione occulta a una società che non aveva nessun dipendente sul territorio italiano.

Stavolta, nel mirino dei finanzieri e della Guardia di Finanza ci sono anche  le royalties pagate dalla società irlandese del gruppo, che possiede in Italia una stabile organizzazione.

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