Giu’ le mani da cani, gatti, pesciolini rossi. Lo chiede con forza il vicepresidente della commissione Bilancio della Camera, Giuseppe Marinello (pdl), che contesta il nuovo redditometro presentato dall’Agenzia delle entrate. Gia’, perche’ in quell’elenco di oltre 100 voci rappresentative di tutti gli aspetti della vita quotidiana e indicative della capacita’ di spesa sono comprese anche le spese veterinarie.
Marinello contesta che le spese per le cure di animali di affezione entrino a far parte dei parametri di misurazione della ricchezza del contribuente. In Italia – ricorda, rivolgendosi al ministro dell’Economia – sono iscritti alle anagrafi territoriali 4,6 milioni di animali solo tra cani e gatti e l’Ente nazionale protezione animali valuta che nelle case degli italiani vivano circa 60 milioni tra cani, gatti, conigli, pesci rossi e uccellini.
“Su di essi gia’ grava il piu’ pesante regime fiscale europeo”, sottolinea il parlamentare pdl. Che puntigliosamente elenca: “l’aliquota Iva più alta per le spese veterinarie e sugli alimenti (il 21%), la recente riduzione delle detrazioni fiscali delle cure veterinarie, le imposte sugli obblighi amministrativi, le imposte sulle vaccinazioni essenziali e obbligatorie, le imposte sulle prevenzioni delle malattie trasmissibili all’uomo, le imposte sulla sterilizzazione per contrastare il randagismo”.
Da qui la richiesta per adottare “con la massima urgenza” ogni iniziativa per “escludere le spese veterinarie da quelle che, secondo il cosiddetto redditometro, sono indicative della capacita’ di spesa“.