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Lagarde e Powell frenano le aspettative sui tagli dei tassi: “Vogliamo essere sicuri di agire nel momento giusto”

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Jerome Powell, capo della Fed Usa, e Christine Lagarde, alla guida della Bce, hanno ribadito le loro posizioni senza scuotere i mercati. Da Sintra, Portogallo, dove si tiene il forum della Banca centrale europea, entrambi i leader hanno ribadito un messaggio ormai familiare: non c’è alcuna fretta nel ridurre i tassi di interesse.

All’indomani del discorso inaugurale di Lagarde nel primo giorno del forum di Sintra, la presidente della Bce ha evidenziato che la zona euro è “molto avanzata” nel percorso di disinflazione, ma ha anche sottolineato l’esistenza di “incertezze” riguardo alle prospettive di crescita economica. Powell, dal canto suo, ha ribadito la politica cauta della Fed: “Abbiamo bisogno di ulteriori dati sull’inflazione” prima di considerare un allentamento delle restrizioni monetarie.

Entrambi i leader hanno concordato sulla necessità di valutare attentamente i rischi di un’azione prematura o tardiva sulla politica dei tassi di interesse, garantendo una gestione prudenziale dell’inflazione e della crescita economica nei rispettivi blocchi economici. Insomma se a giugno c’è stato un distacco sulle decisioni di politica monetaria, adesso potrebbe esserci un riallineamento.

Lagarde: “Bene calo inflazione giugno ma strada ancora accidentata”

A giugno si è registrato un calo rispetto al mese precedente, un segnale positivo per Lagarde, ma ha sottolineato che l’inflazione core che “resta alta”, soprattutto nel settore dei servizi. Ha descritto il percorso verso “il ritorno dell’inflazione al target del 2% accidentato fino alla fine del 2024”, prevedendo il raggiungimento dell’obiettivo solo “entro la fine del 2025”, e ha chiarito che qualsiasi decisione sulla politica monetaria sarà basata sui dati economici disponibili e sui cambiamenti nel panorama economico globale. Ha descritto il processo di disinflazione come “non lineare” e “non predeterminato”, ma piuttosto un cammino che richiede continue valutazioni, specialmente in un contesto di incertezza e ambiguità sul futuro. Soprattutto in relazione alla dinamica “tra profitti, salari e produttività, e alla possibilità di nuovi shock di offerta nell’economia”.

“Siamo in quella lenta ripresa che si è verificata nel primo trimestre e che speriamo persista, ma tutto ciò è (carico) di incertezza e di grandi punti interrogativi sul futuro”. Rispondendo alle domande su un possibile ritorno alla politica dei tassi vicina allo zero in assenza di crisi, Lagarde ha ritenuto molto improbabile tale scenario, preferendo concentrarsi sui segnali positivi di stabilità economica che tale discussione potrebbe implicare, ma ha chiarito che al momento non è il contesto in cui si trovano.

Sulle influenze esterne, Lagarde ha enfatizzato l’importanza di adottare decisioni autonome basate sulla realtà economica dell’area euro. E ha tranquillizzato i mercati sulle elezioni francesi: “Non commento la situazione politica di nessuno degli Stati membri, in particolare durante le elezioni. Ma la Banca centrale europea deve fare quello che deve fare. Il nostro mandato è la stabilità dei prezzi che si basa sulla stabilità finanziaria”. E ha concluso: “Monitoriamo e siamo attenti a questo perché fa parte del nostro lavoro e continueremo a farlo”.

Powell: “Prima di tagliare i tassi servono più dati su calo inflazione”

Da parte sua, il presidente della Federal Reserve degli Stati Uniti, ha ribadito la solidità dell’economia statunitense nonostante le incertezze globali. Powell ha sottolineato i “progressi significativi” verso il raggiungimento dell’obiettivo del 2% di inflazione, ma ha enfatizzato la necessità di confermare che l’inflazione continui a muoversi verso questo obiettivo prima di considerare un allentamento della politica monetaria restrittiva. Alla possibilità di un taglio a settembre, Powell frena ancora, così come ieri aveva fatto Lagarde, dicendo di non voler “fissare una data precisa”, sottolineando la volontà della Fed di acquisire “maggiore fiducia”. Ha inoltre ribadito la resilienza dei fondamentali economici americani nonostante le previsioni pessimistiche di recessione. Pertanto, ha enfatizzato l’importanza di mantenere una politica monetaria restrittiva, citando il “forte mercato del lavoro e la crescita” come pilastri fondamentali.

Riguardo all’inflazione nei servizi, Powell ha descritto una situazione complessa, notando un bilanciamento migliorato nel mercato del lavoro con salari sostenibili, ma anche segnalando una moderazione negli incrementi salariali. Ha evidenziato una discesa graduale dell’inflazione, soprattutto nei settori come assicurazioni e immobiliare, dove gli aumenti degli affitti rappresentano una sfida. Il numero uno della Fed ha proiettato che l’inflazione potrebbe non raggiungere il 2% entro il 2024, forse puntando più al 2026 per tale obiettivo.

Infine, anche Powell ha difeso l’indipendenza della Fed, ribadendo che le decisioni non saranno influenzate da considerazioni politiche esterne (come l’eventuale presidenza di Donald Trump negli Usa in caso di vittoria).

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