La Bce lascia invariati i tassi di interesse per la prima volta da luglio 2022, ma resta il mantra “tassi più alti per tutto il tempo necessario” in modo da garantire che l’inflazione “ritorni tempestivamente all’obiettivo di medio termine del 2%”. Lo ha detto la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde nella conferenza stampa al termine della riunione del board che si è tenuta ad Atene. La numero uno della Bce non ha quindi voluto specificare quanto lunga sarà questa fase di tassi alti, ma ha precisato che l’idea di un taglio “è totalmente prematura”. E ha aggiunto: “Ora siamo in pausa ma non vuol dire che non rialzeremo di nuovo” e si continuerà “a seguire un approccio basato sui dati”.
Lagarde: “L’economia resterà debole per il resto dell’anno”
L’economia dell’area euro resta debole, mentre la produzione del settore manifatturiero continua a calare e ci sono segnali che il mercato del lavoro si sta indebolendo. Così come il settore dei servizi. È il quadro dipinto da Lagarde. “Ciò è dovuto principalmente al fatto che l’indebolimento dell’attività industriale si sta ripercuotendo su altri settori, l’impulso derivante dagli effetti di riapertura si sta affievolendo e l’impatto dell’aumento dei tassi di interesse si sta ampliando. È probabile che l’economia rimanga debole per il resto dell’anno. Tuttavia, con l’ulteriore calo dell’inflazione, la ripresa dei redditi reali delle famiglie e la ripresa della domanda di esportazioni dell’area dell’euro, l’economia dovrebbe rafforzarsi nei prossimi anni”.
Lagarde: “Inflazione ancora troppo alta”
“Ci si attende tuttora che l’inflazione resti troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Inoltre perdurano le forti pressioni interne sui prezzi. Al tempo stesso, l’inflazione ha registrato un netto calo a settembre, ascrivibile anche ai forti effetti base, e gran parte delle misure dell’inflazione di fondo ha continuato a diminuire”, ha proseguito Lagarde mettendo in evidenza però i rincari dei prezzi dell’energia alla luce delle nuove tensioni geopolitiche.
I rischi per l’economia orientati al ribasso
Per la presidente della Bce, i rischi per l’economia restano al ribasso. “La crescita potrebbe diminuire se gli effetti della politica monetaria si rivelassero più forti del previsto. Anche un’economia mondiale più debole peserebbe sulla crescita”, ha detto Lagarde citando le tensioni geopolitiche dalla guerra in Ucraina e la crisi in Medioriente. “Ciò potrebbe far sì che le imprese e le famiglie diventino meno fiduciose e più incerte sul futuro, frenando ulteriormente la crescita. Al contrario, la crescita potrebbe essere più elevata del previsto se il mercato del lavoro, ancora resistente, e l’aumento dei redditi reali faranno sì che le persone e le imprese diventino più fiduciose e spendano di più, oppure se l’economia mondiale crescerà più del previsto”.
Le pressioni sui prezzi restano forti
Mentre i rischi per l’inflazione “potrebbero derivare dall’aumento dei costi energetici e alimentari. L’acuirsi delle tensioni geopolitiche potrebbe far salire i prezzi dell’energia nel breve periodo, rendendo più incerte le prospettive di medio termine. La crisi climatica in atto potrebbero far aumentare i prezzi dei generi alimentari più del previsto. Anche un aumento duraturo delle aspettative di inflazione al di sopra del nostro obiettivo, o aumenti dei salari o dei margini di profitto superiori al previsto, potrebbero far salire l’inflazione, anche nel medio termine. Per contro, una domanda più debole – ad esempio a causa di una maggiore trasmissione della politica monetaria o di un peggioramento del contesto economico nel resto del mondo in presenza di maggiori rischi geopolitici – attenuerebbe le pressioni sui prezzi, soprattutto nel medio termine”.