Moncler rinuncia alla quotazione in Borsa. O forse la rinvia soltanto. Gli azionisti hanno raggiunto un accordo con il fondo di investimento francese Eurazeo, che rileverà una quota pari al 45% del capitale per un corrispettivo di 418 milioni di euro. Vale a dire, informa una nota della società, un valore attribuito al gruppo di 1,2 miliardi di euro, 12 volte l’ebitda del 2010. Sostanzialmente lo stesso valore attribuito alla società in vista dello sbarco al listino (1,28 miliardi di euro). Il closing dell’operazione è previsto per il terzo trimestre di quest’anno.
L’annuncio è arrivato oggi, nel giorno in cui avrebbero dovuto iniziare gli incontri con i potenziali investitori, dopo che esattamente una settimana fa, il 30 maggio, Borsa italiana aveva dato via libera alla quotazione e il 2 giugno scorso la Consob aveva autorizzato la pubblicazione del prospetto.
Dopo l’ingresso del nuovo socio francese gli attuali azionisti di Moncler resteranno nel capitale, con quote ridotte: Carlyle, socio di riferimento con il 48% scenderà al 17,8%; Remo Ruffini, presidente e direttore creativo di Moncler (principale responsabile del suo clamoroso rilancio) passerà dal 38 al 32%; Brands Partners 2 avrà il 5% e Sergio Buongiovanni manterrà lo 0,25%.
Nessuna spiegazione, al momento, sull’improvviso cambio di rotta. Già nei mesi scorsi erano circolate voci di possibili interessamenti di investitori soprattutto stranieri (un’indiscrezione mai confermata aveva indicato come possibile acquirente anche il gruppo francese Ppr di François-Henry Pinault, che in Italia già controlla Gucci), ma i vertici di Moncler e lo stesso Marco De Benedetti, responsabile di Carlyle in Italia, avevano chiaramente lasciato intendere di preferire la via della quotazione al listino. Una strada che potrebbe essere ripresa in futuro: “La quotazione della società _ ha dichiarato oggi Ruffini _ resta un obiettivo strategico e continueremo a monitorare le opportunità sui mercati”.
L’espansione internazionale è infatti uno degli obiettivo principali del gruppo fondato in Francia nel 1952 da René Ramillon, fabbricante di articoli da montagna (il nome Moncler deriva da Monestier de Clermont, un paese alpino vicino a Grenoble). L’azienda guidata da Ruffini gestisce cinque marchi: Moncler, Henry Cotton’s, Marina Yachting, Coast Weber & Ahaus e 18CRR81, prodotto su licenza di Cerruti. Nel 2010 il fatturato è stato di 428,7 milioni (+14,8%) e l’utile netto ha raggiunto 52,2 milioni, in crescita del 47,9%. A fine anno l’indebitamento finanziario netto era pari a poco meno di 143 milioni.
“L’addio alla Borsa non è per sempre”: forse la rinuncia all’Ipo solo temporanea
Remo Ruffini, presidente di Moncler e artefice del suo clamoroso rilancio, assicura che la quotazione non è un’opzione completamente tramontata dopo l’entrata nel capitale dei francesi di Eurazeo e il blocco dell’Ipo – La società parigina si è aggiudicata il 45% del capitale, a Ruffini resta il 32%, mentre Carlke controlla ora il 17,8%