I listini europei chiudono in ordine sparso, dopo una frenata pomeridiana dovuta all’andamento incerto di Wall Street.
Piazza Affari centra un rimbalzino, +0,53%, 18.741 punti, sostenuta dai titoli oil, a loro volta incoraggiati dall’impennata del petrolio che festeggia l’accordo sui tagli alla produzione raggiunto a Vienna fra paesi Opec e non.
Le banche però restano negative, con l’eccezione di Intesa (+0,44%). L’obbligazionario archivia una seduta moderatamente buona. Il rendimento del Btp 10 anni scende al 3,14% e lo spread con il Bund passa a 288.10 punti base (-0,93%). Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, smentisce ipotesi di sue dimissioni mentre il governo lavora a una nuova bozza di manovra da presentare alle autorità europee la prossima settimana.
Nel resto d’Europa la piazza migliore è Londra, +1,01%, con la sterlina in calo. Benino Parigi +0,68%, nonostante la rivolta dei cosiddetti gilet-gialli; Madrid +0,58%. Più arretrata Francoforte, -0,21%, nel giorno dell’addio di Angela Merkel al ruolo di presidente della Cdu dove è stata sostituita dalla sua delfina Annegret Kramp-Karrenbauer. A zavorrare il Dax sono Fresenius SE (-17,1%) e Fresenius Medical (-8,36) società attive nell’healthcare e che hanno rivisto al ribasso le stime 2019.
Wall Street al momento è negativa a causa principalmente dei titoli tecnologici e nonostante una serie di notizie incoraggianti, da quelle sul petrolio ai dati sugli occupati non agricoli di novembre negli Stati Uniti, “deludenti” in misura tale da suggerire cautela alla Fed sull’aumento del costo del denaro. Dopo un’apertura positiva, indotta anche dal tentativo della Casa Bianca di disinnescare i riflessi sui dazi della mina Huawei, i listini di New York hanno preso la strada delle vendite. In particolare sono in calo tutti i FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix, Google, o meglio la controllante Alphabet).
Risale il petrolio: Brent 62,95 dollari al barile, +4,81%. A spingere l’oro nero è la notizia che i paesi del cartello e i loro alleati (a partire dalla Russia) hanno raggiunto l’accordo preliminare per tagliare la produzione di 1,2 milioni di barili. I Paesi Opec si sono impegnati per 800.000 barili al giorno a partire dal primo gennaio 2019, mentre la riduzione sarà rivalutata in aprile. Anche l’Iran ha dato il suo placet, ma non parteciperà ai tagli poiché è già penalizzato dalle sanzioni; così Nigeria e Venezuela. I paesi non Opec parteciperanno alla riduzione con altri 400 mila barili, per un totale superiore alle attese.
Viaggia ben intonato l’oro (oltre 1245 dollari l’oncia).
Il cambio euro dollaro è favorevole alla moneta unica (1,139; che si apprezza anche sulla sterlina (0,893 -0,39%) frenata dai problemi relativi alla Brexit.
Regina di Piazza Affari è Saipem,+5,6%, seguita a poche lunghezze da Eni +2,02%. Bene anche Snam +2,02%. In luce Campari +3,48%.
Fra i finanziari svetta Unipol, +4,02%, che beneficia dei rumor sul prossimo avvio di una trattativa per cedere Unipol Banca a Bper. Quest’ultima però non è altrettanto brillante, anzi è il titolo peggiore del listino principale con un calo dell‘1,59%. Frazionali guadagni per Generali +0,28%, dove Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio arrotondano ulteriormente le loro partecipazioni. Secondo alcuni internal dealing pubblicati oggi, Caltagirone, tramite Fincal, ha acquistato tra il 5 e il 6 dicembre complessivamente 700.000 azioni, pari allo 0,045%, salendo al 4,715% del capitale. Del Vecchio, tramite Delfin, ha acquistato negli stessi giorni 1,050 milioni di azioni, pari allo 0,067%, salendo al 3,737% di Generali.
Bene Moncler, +1,31%, che guida un recupero dei titoli del lusso, impensieriti dalla “guerriglia” di Parigi.
Non agganciano il rimbalzino odierno e si fermano in fondo al Ftse Mib: Stm, -1,08%; Buzzi -1,48%; Ubi -1,23%; Banco Bpm -1,04%.