I 75 anni diventeranno probabilmente la nuova frontiera della vecchiaia e chi ancora non ha raggiunto quella soglia può tirare un sospiro di sollievo all’idea di rinviare il momento in cui sapersi “anziano”. Dopodiché potrà sempre sperare che la “cancel culture” elimini dal vocabolario e dai testi di grandi e piccini questa pericolosa classificazione dell’essere umano in base all’età. Sì, perché “vecchio” è quasi sempre associato a debole, superfluo, vicino alla morte, concetto, quest’ultimo, quanto mai aberrante visto che nemmeno il denaro compra l’eternità. Eppure, c’è un’ulteriore alternativa alla triste deriva o alla rimozione della stessa, ed è un’alternativa in carne ed ossa, nativa di Ferrara, vive a Bologna e si chiama Annamaria Spaolonzi, maritata Golfieri. Questa signora bionda, dal bel capello vaporoso, l’andatura svelta e briosa, il sorriso intelligente, ha festeggiato due giorni fa il suo primo secolo, entrando d’impeto nel secondo. Cos’ha fatto il giorno fatidico? Prima tappa il parrucchiere: “dovevo proprio andarci oggi, perché la mattina sembro un istrice”, poi un pranzo sobrio a casa e la sera a cena con la figlia e la famiglia di uno dei nipoti. Il giorno dopo la festa con tutti gli altri, amici e parenti.
Lo sport, una passione senza età
La vita comincia a cento anni se si tratta di Annamaria, che dopo i numerosi brindisi vorrebbe ora regalarsi una vacanza sugli sci, probabilmente la 95esima della sua lunga vita, nell’amata Asiago. Alle proteste dei nipoti obietta: “Ma se ho imparato ad allacciarmi gli scarponi prima di mettermi le scarpe?”.
Annamaria scia non per vezzo, non per finta, ma sul serio, perché il suo fisico minuto ma eccezionale glielo permette. La neve però non è la sua unica passione, ci sono anche i verdi prati dei campi da golf, che frequenta con regolarità soprattutto a Monte San Pietro (alle porte di Bologna), dove è socia da circa 60 anni. Guida regolarmente la macchina, perché nessun medico ha ancora trovato un solo motivo per vietarglielo. La sua mente è pronta e svelta, come le sue gambe, così per distrarsi dai molti svaghi di cui già dispone, ogni tanto si concede una partita a Burraco con le amiche.
Annamaria Spaolonzi, l’eccezione alla regola
I ricercatori che studiano i centenari nel mondo o i ricconi della Silicon Valley che cercano affannosamente l’elisir dell’eterna giovinezza, dovrebbero fare un salto sotto le Due torri di Bologna per carpire il suo segreto. Annamaria però sembra fatta apposta per smentire studi e convinzioni: vive in pieno centro storico, dove le polveri sottili mandano spesso in tilt i rilevatori; va a letto tardi e si alza tardi; la sua dieta comprende di tutto, ma ama sommamente la carne; ogni giorno si ripromette di perdere qualche chilo, ma se gli amici o i parenti la invitano al ristorante molla subito le pantofole ed esce, perché la convivialità è ai primi posti nelle sua gerarchia dei valori; a fine pasto, ogni tanto, si concede una sigaretta e la sera, perché no, un whisky, che non ha mai ammazzato nessuno. Il caffè? Si grazie. Tra le tante fortune che la accompagnano vanta un gran senso dell’umorismo e la capacità di cambiare idea, di affrontare la vita con leggerezza, anche nei momenti più bui e di cose nere ne ha viste tante come è facile intuire ed elencare, dal fascismo, alla guerra, dal terrorismo alla crisi petrolifera, alle grandi pandemie di poliomielite e Covid. Quest’ultimo se lo è anche preso, superandolo con gran facilità. E il contesto attuale non è rassicurante, ma potrebbe fare proprio il famoso motto di Flaiano: la situazione è grave, ma non è seria.
Il lato doloroso di una vita lunga e felice
Il suo patrimonio genetico è sicuramente di prima qualità e le è toccata in sorte solo la parte migliore di quel prezioso bene, visto che la sorella, con immenso dolore di Annamaria, morì a 40anni di infarto.
I lutti delle persone amate come la sorella, il marito, il genero, l’amica d’infanzia con cui ha condiviso 93 anni di esperienze, sono il lato doloroso di una vita lunga e felice come la sua. I lati positivi però sono innumerevoli e quelli ricordati sopra dimostrano che la nostra eroina riesca a sfuggire alle classificazioni, a quelle scientifiche come a quelle convenzionali, che vorrebbero relegarla in una o nell’altra categoria.
Che poi le categorie e le parole possono essere vestiti su misura e mutare di significato col mutare dei tempi, non sono prigioni sono opportunità di conoscenza.
Guardando oggi Michelle Hunziker, ad esempio, chi non vorrebbe essere una nonna così? Anzi, nella speranza di un’associazione di idee, uno lo mette anche nel biglietto da visita il termine “nonnina”.
Annamaria, d’altra parte, non è meno eccezionale e da tempo ha superato il trauma di essere diventata vecchia, perché “vecchia” (alla vecchia maniera) non lo è stata mai e non lo è nemmeno ora.
Allora quando siamo davvero vecchi? A 65? A 75? Sempre o mai?
Una risposta potremmo trovarla forse in Youth, il complesso e interessante film di Paolo Sorrentino. Da quella pellicola abbiamo tratto questo insegnamento: oltre la soglia anagrafica (da stabilire) non sei giovane perché ti atteggi a giovane, perché ti vesti strano, perché eviti i tuoi coetanei e cerchi avventure amorose in generazioni lontane dalla tua, sei giovane se la salute ti assiste nel corpo e nella mente, sei giovane finché sei in grado di cambiare idea, di tornare sulle tue scelte, di apprezzare nuove esperienze, di dare agli altri il meglio di te. E poi sei giovane quando puoi liberamente sentirti vecchio.