L’Ue riapre i propri confini. Dal 1° luglio possono tornare a viaggiare verso il Vecchio continente 15 Paesi. Rimangono fuori dalla lista Stati Uniti, Brasile, Russia, India e Israele. L’impegno preso da ciascun Governo, compreso quello italiano, è vincolante, anche se i 27 Paesi saranno chiamati a confermare la lista ogni 2 settimane. L’apertura è consentita solo ai Paesi che presentano livelli epidemiologici simili, o addirittura, migliori di quelli europei.
Nonostante i dubbi iniziali è prevalso un atteggiamento prudente, basando il via libera su 3 criteri: avere un tasso di nuovi contagi ogni 100 mila persone, nelle ultime 2 settimane, non superiore a 16,1 che è la media europea; presentare un trend di contagi decrescente o perlomeno non in aumento; ed, infine, avere un indice di affidabilità del sistema sanitario superiore a 57 su 100 (voto medio Ue).
Tale punteggio si basa sui parametri fissati dall’International Health Regulations dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, volto a misurare la capacità di risposta di una nazione difronte ad emergenze sanitarie pubblichi di rilevanza mondiale.
Per il momento i Paesi ammessi sono: Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Tunisia, Thailandia e Uruguay.
Via libera anche agli arrivi dalla Cina, che dichiara un tasso di contagio pari a 0, ma a condizione che Pechino faccia lo stesso con i cittadini europei. Dev’esserci dunque reciprocità. Il Regno Unito non compare al momento in nessuna lista e continua a registrare un tasso di contagio piuttosto elevato. Nonostante la Brexit però continua ad essere trattato come uno Stato membro.
Dopo i primi momenti di titubanza, anche l’Italia ha firmato la lista delle riaperture, ma la posizione del governo italiano resta improntata alla linea della “massima precauzione”, fa sapere Palazzo Chigi.
(Ultimo aggiornamento: ore 10.40 del 1° luglio)