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La Ue promuove l’Italia a metà: nel 2015 obiettivi a rischio, esame a marzo

L’Italia è uno dei sette paesi dell’area euro il cui bilancio previsionale sul 2015 è “a rischio di non conformità” con le regole Ue. Gli altri sei sono Belgio, Spagna, Francia, Malta, Austria e Portogallo. A lanciare l’avvertimento è la Commissione europea di Bruxelles, che “valuterà la situazione a inizio marzo 2015”, in seguito all’approvazione di bilancio e riforme annunciate.

Nella valutazione sui documenti programmatici di bilancio 2015, si riconosce all’Italia di aver compiuto “alcuni progressi” sul risanamento dei conti a livello strutturale, ma si chiede anche di farne altri. “La Commissione – si legge – esaminerà a inizio marzo 2015 la posizione dell’Italia riguardo ai suoi obblighi rispetto al patto di stabilità e di crescita, alla luce dell’approvazione della legge di bilancio e della specificazione del piano di riforme strutturali annunciato dalle autorità nella lettera del ministro Padoan del 21 novembre”.

Ai sette Stati, e anche a Estonia, Lettonia, Slovenia e Finlandia, i cui documenti programmatici sono stati ritenuti “sostanzialmente conformi”, viene chiesto di “adottare le misure necessarie nell’ambito della procedura nazionale di bilancio al fine di garantire che il bilancio 2015 sia conforme al patto”. Gli altri cinque paesi di Eurolandia (Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Slovacchia) hanno invece fornito documenti programmatici di bilancio ritenuti “conformi al patto”.

Sulla decisione di Bruxelles, che comunque si riserva di aspettare fino a marzo, è intervenuto polemicamente il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: “Sono sempre più stupito che nei dibattiti con gli interlocutori stranieri l’Italia è vista come un Paese con un lungo elenco di annunci di riforme strutturali e non molto altro. Io lo contesto: non sono solo annunci ma sono stati fatti grandi progressi sulle riforme strutturali”.

“Dopo tre anni di recessione, il prossimo anno sarà di crescita positiva”, ha anche detto Padoan durante un convegno alla Camera. “L’Italia è in Europa uno dei Paesi che sta ancora andando peggio degli altri, almeno guardando ai numeri. Non è ancora uscita definitivamente da tre anni di recessione, ma riteniamo che l’anno prossimo sia di crescita positiva. E che la commissione Ue riconoscerà gli sforzi sul fronte delle riforme e che l’Italia è un Paese che ha la possibilità di mettere in moto un meccanismo virtuoso e cambiare ritmo”.

Prima ancora di Padoan, era intervenuto sulla questione lo stesso presidente della Commissione Jean Claude Juncker, intervistato da alcuni giornali europei tra cui Repubblica: “Ho fatto la scelta di non sanzionare l’Italia e la Francia. Sarebbe stato facile punire i paesi che non rispattano le regole del patto: bastava applicare la procedure previste. Ma io ho scelto di lasciarli parlare e ascoltare. La nostra però sarà un’analisi approfondita e per nulla compiacente – aggiunge -. Per alcuni paesi saranno necessari sforzi supplementari. Ma un conto è dire chiaramente come e perchè non si rispettano gli impegni del patto. Un altro è punire con sanzioni e procedure. Del resto da Italia, Francia e Belgio abbiamo già ricevuto lettere con impegni precisi e ben circostanziati”.

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