Tra Bruxelles e Roma è ormai sfida aperta. Le ultime vicende aiutano a capire meglio le ragioni della vigorosa controffensiva scatenata la scorsa settimana dal premier Renzi nell’ultimo vertice europeo contro un’Europa burocratica e sempre più senz’anima che vede aiuti di Stato ad ogni angolo, ma a senso unico.
Dopo il contenzioso sulle banche, che ieri si è arricchito del caso Tercas, ora la guerra divampa sull’acciaio. La Commissione europea, la cui popolarità in Italia è ai minimi storici, ha bocciato ieri gli aiuti pubblici per il risanamento dell’Ilva e del territorio circostante. Bruxelles vi ha intravisto aiuti di Stato e ha avviato la procedura d’infrazione. Immediata la replica del governo italiano che ricorda come le norme europee prevedano aiuti di Stato allorquando, come nel caso dell’Ilva, non si tratta solo di rimettere in piedi un’azienda ma di intervenire per il risanamento e la bonifica ambientale come è successo a Taranto.
L’Italia farà subito ricorso contro le decisioni europee sull’acciaio ma intanto si surriscalda tra Roma e Bruxelles il fronte bancario.
Renzi ha reso nota la lettera con cui la Commissione europea aveva bocciato il ricorso al Fondo interbancario di tutela dei depositi per salvare le quattro banche in crisi (Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti) che avrebbe permesso di tutelare pienamente tutti i creditori, tra cui anche i detentori di bond subordinati. Ma Bruxelles ha capziosamente obiettato che, pur essendo il Fondo in questione alimentato da risorse del sistema bancario e non da fondi pubblici, la decisione del Governo di ricorrere a questo strumento per il salvataggio lo equiparava a aiuto di Stato.
Ecco perché il Governo non ha potuto far altro che ricorrere al Fondo di risoluzione, che non protegge tutti i creditori ma solo gli obbligazionisti e i correntisti, per salvare le quattro banche in crisi. Farisaicamente Bruxelles s’è poi giustificata sostenendo che le sue erano solo indicazioni giuridiche e che la decisione finale è stata del governo italiano. Peccato che in caso contrario sarebbero subito scattate un’altra procedura d’infrazione e multe salatissime per Roma.
Ma ieri sulle banche s’è aperto l’ennesimo contenzioso tra Roma e Bruxelles. La Commissione europea, che essendo stata messa a nudo nelle sue incoerenze da Matteo Renzi, ha ormai il dente avvelenato contro l’Italia, ha bocciato anche il salvataggio della Tercas, la Cassa di risparmio di Teramo, dicendo che è stata stata salvata da aiuti di Stato “incompatibili” attraverso il ricorso al Fondo interbancario di garanzia. Ma anche qui la replica di Roma non si è fatta attendere. Il ministero dell’Economia ha sostenuto che la bocciatura della Commissione europea “non ha nessuna conseguenza negativa” perché il Fondo di garanzia ha istituito un meccanismo completamente volontario e una gestione distinta da quella principale nel caso di salvataggio, come è avvenuto per Tercas.