Il mercato energetico europeo sta vivendo da più di un anno una crisi senza precedenti. Sì, oltre un anno: è infatti ben prima della guerra in Ucraina che le quotazioni del gas hanno iniziato la loro crescita esponenziale trainando con sé il prezzo dell’elettricità. Tale dinamica si ripercuote sull’economia generando impatti sociali drammatici.
Questa situazione di emergenza ha aperto un dibattito a tutto campo tra esperti del settore, politica, mondo produttivo e cittadini per comprendere dove si è sbagliato e, quindi, trovare le soluzioni più efficaci.
Pur rispettando le opinioni di tutti, stupisce che vengano messe sul banco degli imputati le politiche di transizione energetica. Gli attacchi, in particolare, si concentrano sulle energie rinnovabili: sul loro (presunto) impatto sui territori, sulle politiche di incentivo, sul loro impatto sui prezzi, sulla loro non programmabilità.
Pensiamo, a fronte di tanta e tale disinformazione, che ci sia bisogno di fare un po’ di chiarezza:
1 )Le rinnovabili hanno generato e continuano a generare impatti positivi sul territorio. Ad esempio, nel 2021 i canoni e sovracanoni delle centrali idroelettriche sono stati circa mezzo miliardo di euro. A ciò si aggiungono altri svariati milioni di euro di IMU, le compensazioni locali e gli importi che i produttori versano ai proprietari dei terreni ove insistono gli impianti. Surreale è la polemica sugli impatti negativi sul turismo, peraltro smentita di recenti indagini statistiche, quando il Touring Club ha pubblicato una guida ai parchi eolici più belli d’Italia e il FAI organizza visite guidate agli impianti.
2) Gli incentivi hanno abbassato rapidamente i costi delle rinnovabili e hanno creato una industria europea all’avanguardia nel mondo. Sulle politiche di incentivo, abbiamo assistito a un sostegno elevato quando elevati erano i costi degli impianti rinnovabili. Tali meccanismi, tuttavia, hanno decisamente raggiunto l’obiettivo portando a una fortissima riduzione dei costi delle rinnovabili in un arco temporale di pochi anni. Hanno inoltre permesso l’attrazione di investimenti di diversi miliardi di euro e di creare una industria europea all’avanguardia che compete nel mondo.
3) Le rinnovabili sono la soluzione al caro energia, non la causa! L’accusa che l’aumento dei prezzi dell’energia dipenda dalle rinnovabili lascia a bocca aperta. Se così fosse, non si capirebbe, ad esempio, come mai il gigante dell’acciaio Dalmine abbia recentissimamente puntato sul fotovoltaico come soluzione al caro energia. Forse un clamoroso errore? Non crediamo. Più in generale, è ormai da diversi anni che i produttori rinnovabili vendono la loro energia a prezzi inferiori rispetto agli impianti fossili: nelle ultime aste, ad esempio, i parchi eolici vendono a un prezzo che è 1/5 di quello dell’attuale mercato elettrico.
4) La non programmabilità delle rinnovabili si può gestire e molte tecnologie rinnovabili sono programmabili. Parliamo infine della non programmabilità delle FER. Certamente alcune fonti lo sono (ad esempio eolico, fotovoltaico) ma non si tratta di un problema ingestibile. L’Italia vanta alcuni GW di impianti di pompaggio idroelettrico e inoltre sta facendo passi da gigante sul tema delle batterie; su questo si veda i risultati dell’ultima asta del mercato della capacità. Insomma, le politiche di transizione energetica hanno una sola e grande colpa: quello di essere state troppo timide! Avanti tutta, quindi, con rinnovabili, efficienza energetica e mobilità sostenibile. Le soluzioni legate al passato le lasciamo volentieri ad altri.
°°°L’autore è l’Amministratore delegato di AGICI, società di ricerca e di consulenza fondata dal professor Andrea Gilardoni e specializzata in utilities ed energie rinnovabili