Condividi

La transizione ecologica e digitale secondo le Utilities. Migliorano rinnovabili, sostenibilità e digitalizzazione

Le 400 aziende associate a Utilitalia avanzano sulla strada della sostenibilità. Nel 2022 gli investimenti hanno superato i 6 miliardi di euro

La transizione ecologica e digitale secondo le Utilities. Migliorano rinnovabili, sostenibilità e digitalizzazione

Il passaggio a un’economia circolare ha diversi attori. I fornitori di servizi ai cittadini in Italia sono molteplici e la loro capacità complessiva di incidere sulla via della transizione è un valore. 

Le storiche multiutility ben radicate nei territori non si tirano indietro e fanno sapere di avere raggiunto buone performances nei settori più strategici. L’ultimo report “Le utilities italiane per la transizione ecologica e digitale” elaborato dalla Fondazione Utilitatis per Utilitalia dà conto di 6,2 miliardi di euro investiti nel 2022 e un valore aggiunto distribuito di 12,7 miliardi. Utilitalia ha 450 associati, suddivisi tra società di capitali, consorzi, società partecipate. Tutte insieme producono 40 miliardi di euro all’anno gestendo servizi essenziali in decine di città. 

Sono un pezzo di quell’economia diffusa che ha contraddistinto lo sviluppo del paese sin dalla ricostruzione post bellica. Con il tempo la governance si è adeguata alle strategie industriali più incisive arricchendo il panorama dei servizi al cittadino. La loro esistenza entra anche spesso nella polemica politica per essere ritenute longa manus del potere politico locale. In realtà non sono discussioni concrete rispetto ai servizi che le aziende erogano e per il ruolo in una libera economia.

Una buona parità di genere

I Cda sono per lo più espressioni di poteri locali, ma nella grande maggioranza dei casi annoverano anche manager di qualità. Il report ci dice, per esempio, che è stata risolta la parità di genere con il 37% di donne negli organismi direttivi. Circa le simpatie politiche degli amministratori delle aziende pubbliche davvero non si sa da dove cominciare.

Il report ha analizzato 89 aziende accertando un incremento del 35% degli investimenti rispetto al 2022. La maggiore spesa è stata assorbita dai processi di decarbonizzazione per la produzione di energia elettrica, dal riciclo dei rifiuti, dalla digitalizzazione. L’energia, diffusa oggi a milioni di famiglie, è prodotta all’80% da fonti rinnovabili. Altro risultato indicativo la gestione del ciclo delle acque con interventi sulle infrastrutture. Ma questo è sicuramente un punto da tenere in evidenza per le note carenze nelle reti idriche cittadine.

La sostenibilità come sfida

La sostenibilità è diventata un modello di business, dice Utilitalia. Nel modo di lavorare e amministrare i capitali le multiutility si comportano allo stesso modo delle società controllate direttamente dallo Stato. Quasi la metà di esse ogni anno elabora un rapporto di sostenibilità e i primi a riceverlo sono gli stakeholders che nel 2022 hanno ricevuto, appunto, i 12,7 miliardi di dividendi. Sono lavoratori, azionisti, pubblica amministrazione, finanziatori, comunità locali, che godono di rendimenti a valle di strategie ecologiche.

La coesistenza di due modelli di gestione di servizi essenziali si configura come una competizione positiva, non comune in Europa, che concede all’Italia il favore di costruire un sistema meno dannoso per l’ambiente e innovativo. I soldi investiti fanno la differenza e almeno secondo il report, le utilities sono ben messe ai nastri di partenza.

Commenta