Befana amara per i listini, scossi dai brividi legati ai venti di guerra che soffiano dal Golfo Persico. Piazza Affari, nonostante in rialzo dei petroliferi, arretra dell’1,47%, in linea con il Dax di Francoforte ma peggio di Parigi -1,1% Londra (-1%( e Madrid (-0,8%). In ribasso anche l’indice Eurostoxx-1,2%.
La prospettiva di una risposta “sicuramente militare” come assicura l’Iran nel giorno dei funerali di Suleimani ha ribaltato gli umori dei mercati. La conferma arriva dall’indice Sentix sulla fiducia, rilevato prima del blitz Usa. Il dato sul sentiment degli investitori nella zona euro era salito ai livelli più alti dal novembre 2018. Acqua passata. Gli investitori ora corrono a comprare oro, bene rifugio per eccellenza, e petrolio, sui timori di contraccolpi negativi sull’offerta globale. Il petrolio sale del 2% circa, estendendo il +3,5% di venerdì. Il Brent ha sfondato la soglia dei 70 dollari il barile, il Wti balza a 64,3 dollari il barile, entrambi si muovono sul livello più alto degli ultimi sette mesi. In difficoltà Saudi Aramco alla Borsa di Riad. Il titolo della società arretra oggi dello 0,7%, portandosi a 34,3 riyals, dopo aver lasciato sul parterre già ieri l’1,7%. Il valore di Borsa del gruppo petrolifero si attesta a 1,84 miliardi di dollari, nettamente al di sotto dei 2 miliardi di dollari toccati a meta’ dicembre.
Eni si mette in luce con un rialzo del +1,6%, a 14,332 euro, insieme al comparto Oil&Gas (+0,5%) unico positivo di oggi in Europa. Stamattina Goldman Sachs ha rafforzato il giudizio Buy, alzando il prezzo obiettivo da 19 a 20 euro.
Saipem -0,6%, Tenaris in parità. Tra i produttori di energia rinnovabile in calo Falck Renewables –3,7%.
L’oro passa di mano a 1.572 dollari l’oncia, a quota 1.579 dollari ha tocca in avvio di giornata un prezzo che non vedeva da circa sette anni, ovvero dall’aprile 2013. Confinvest, leader italiano come market dealer di oro fisico da investimento, dopo il +17% di venerdì scorso anche oggi si mette in luce: +9% in preapertura ma non riesce a fare prezzo per eccesso di scostamento al rialzo.
Le turbolenze favoriscono il ritorno degli acquisti sulle obbligazioni governative. Il rendimento del Bund decennale tedesco scende a -0,30% da -0,28% di venerdì. BTP 10 anni 1,31% da 1,35%. Il rendimento del Treasury Bond a 10 anni è sceso venerdì di 10 punti base a 1,77%.
Il Dollaro Usa è poco mosso contro l’Euro, sui livelli di venerdì: 1,1167.
Una delegazione cinese sta pianificando di recarsi a Washington il prossimo 13 gennaio per la firma della “Fase 1” dell’accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina, secondo quanto riportato dal Sunday China Morning Post, che cita una fonte informata sulla questione.
Passa in secondo piano il Pmi servizi in Eurozona. A dicembre l’indice Pmi calcolato da Ihs Markit si è attestato su quota 52,8, in aumento rispetto al risultato di novembre. E’ salito anche l’indice composito, sintesi tra l’attività dei servizi e quella manifatturiera: a dicembre si è attestato a quota 50,9 punti dai 50,6 di novembre.
Modesti gli scambi in Piazza Affari. Continua la frana di Atlantia -1,5%. Moody’s ha ridotto ulteriormente il rating a ‘Ba2’ da ‘Ba1’ dopo averlo portato sotto la soglia ‘investment grade’ un mese fa. L’agenzia cita la crescente pressione politica su Atlantia dopo la pubblicazione del decreto Milleproroghe che taglia i rimborsi dovuti ai concessionari inadempienti in caso di revoca.
Nella scuderia Benetton perde colpi anche Autogrill –4%.
Giù anche le banche. Unicredit -3,3%, Banco Bpm -3%.
Vendite anche sul settore risparmio gestito. Azimut -2,5%, nell’anno appena concluso saranno “abbondantemente superati” i 300 milioni di profitti del target prefissato, dichiara il presidente Pietro Giuliani in un’intervista a Milano Finanza. FinecoBank -2,7%, Banca Mediolanum -3%. Anima -3%.
In ribasso anche Fiat Chrtysler -2%. Sono in corso colloqui informali per definire i termini di un accordo tra Exor e la famiglia Peugeot che consenta di blindare il 22,5% del nuovo gruppo derivante dalla fusione. Ferrari -2%. Stm -3,6%.