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La Telecom spagnola scalda la Borsa: stamani Telecom Italia parte alla grande

Telecom, Alitalia, Monte Paschi. Infine, Ansaldo. Dal punto di vista psicologico, l’Italia sembra destinata a vivere una sorta di 8 settembre finanziario. Ovvero una ritirata, nemmeno troppo ordinata, da posizioni già considerate strategiche ed irrinunciabili. Salvo un interveto on extremis della Cdp, il cui presidente Franco Bassanini manda giustamente a dire: “Non siamo la vecchia Iri, semmai i custodi del risparmio postale”. Ecco il bollettino di una giornata che s’annuncia comunque memorabile.

Si parte da Telecom Italia, ieri +3,42% nel pomeriggio a mano a mano che si andava profilando la stretta delle trattative con Telefonica. Nella notte è stato sancito l’accordo di massima per un’operazione che si annuncia comunque complicata e difficile. In sintesi, l’accordo dovrebbe prevedere il passaggio del controllo di Telco, la holding che detiene il 22,4% di Telecom Italia, a Telefonica. 

L’ex incumbent spagnolo salirà prima dall’attuale 46% al 66% per poi passare, in un secondo momento, al 70% attraverso una serie di aumenti di capitali e parallelo accollo del debito. E’ pi prevista una call per il restante 30%. I titoli Telecom Italia saranno valorizzati a 1,1 euro, poco meno del valore di carico di Generali (1,2 euro) ma assai di più di quello di Mediobanca (0,52 euro). A suo tempo le azioni vennero conferite da Olimpia al prezzo di 2,82 euro.

Fin qui l’aspetto finanziario, definito in una maratona notturna per rispettare i tempi previsti per la possibile disdetta dei soci Telco. Ma restano aperte questioni cruciali:

a) Come reagirà la Borsa all’ennesima operazione che dribbla la legge sull’Opa? I soci Telecom Italia, come avvenne sia al momento della cessione da parte di Pirelli che dell’uscita di Olivetti, resteranno a bocca asciutta. A meno che la Consob non giudichi l’operazione Telco un effettivo cambio di controllo.

b) I sei mesi di tempo concessi a Telefonica per completare l’operazione saranno spesi per ottenere il benestare delle autorità brasiliane ed argentine antitrust all’operazione che coinvolge le consociate di Telecom in Sud America. Facile prevedere che, per ottenere il via libera, saranno necessarie cessioni e sacrifici. Ma a che prezzo? Perché la società dovrebbe accettare sacrifici di prezzo per favorire un socio, Telco, che proclama di non essere “ di controllo” (vedi Opa)?

c) Che fine farà lo scorporo della rete, operazione che non è gradita a Telefonica? Ma, soprattutto, avrà il nuovo gruppo su cui gravano 80 miliardi di debiti, di portare avanti il piano per la diffusione della banda larga?

A Piazza Affari, già stamane, la prima risposta.

Finmeccanica (+4,3%) ha beneficiato ieri delle indiscrezioni secondo le quali, come si è augurato il vice ministro Stefano Fassina, la Cdp potrebbe acquistare sia Ansalsdo Sts, ieri in rialzo dell’1,2%, sia Ansaldo Energia e Ansaldo Breda per sistemarle dentro Fintecna. Ma il management di Finmeccanica incontrando i sindacati ha detto che è in corso una trattativa con la coreana Doosan per Ansaldo Energia. Generl Electric, interessata sia a Breda che alla quotata Ansaldo Sts si limita a dire “a questo punto non commentiamo le voci”. 

Per la Cdp parla il presidente Franco Bassanini: “Dobbiamo gestire oculatamente il risparmio postale, la nostra prima fonte di provvista. Per questo molte cose che ci chiedono il governo ed il Parlamento non le possiamo fare”.

Monte Paschi è finita in rialzo dell’1,6% alla vigilia del Cda di oggi che dovrà dare un violento colpo di accelerazione al piano di ristrutturazione, necessario per ottenere il consenso dell’Unione Europea all’arrivo dei Monti bond. Secondo le indiscrezioni l’ad Fabrizio Viola proporrà il taglio di altri 200 sportelli (in aggiunta ai 400 già annunciati), un numero imprecisato di esuberi (oltre ai 4.600 già previsti) da gestire con il ricorso alla mobilità. La riduzione del magazzino ti titoli di Stato (da 23 a 17 miliardi). Il tutto in vista del varo dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi entro un anno che segnerà la discesa sotto il 10% della Fondazione e l’arrivo di nuovi soci, probabilmente non italiano. 

L’iniezione di capitale in Alitalia da parte di Air France tocca solo marginalmente Piazza Affari. A trarne beneficio potrebbero essere le azioni dell’Imssi di Roberto Colaninno e Fondiaria Sai. I moti tellurici del listino italiano fanno passare in secondo piano, per una volta, gli altri temi.

SEGNALI CONTRASTANTI DALLA FED. GIU’ ASIA E WALL STREET

E’ una strategia voluta o il frutto dell’incertezza? Di sicuro, messaggi contrastanti arrivano dalla Federal Reserve. Ieri due governatori della banca centrale americana (Dudley e Lockhart) hanno sottolineato come vi siano stati di recente segnali di un rallentamento del trend di crescita e come le prospettive sul mercato del lavoro a breve-medio termine non siano soddisfacenti. “L’economia non cresce ad un ritmo sufficiente per generare una ripresa dell’occupazione” ha detto il banchiere centrale di New York.

Parole che contrastano con quelle del suo omologo di St. Louis, Bullard, che la settimana scorsa aveva affermato che un tapering limitato potrebbe arrivare già a ottobre. Scettico sulla ripresa Lockhart, presidente della Fed di Atlanta, felice del rimandato avvio del rallentamento del QE.

L’incertezza, accresciuta dalla prospettiva di un aspro confronto sul budget federale Usa, si è tradotta in vendite diffuse sia in Asia che a Wall Street.

Tokyo, chiusa lunedì, arretra dello 0,4% circa. Più forte il ribasso ad Hong Kong e Shanghai, nell’ordine del punto percentuale. I mercati temono misure fiscali in arrivo con le prossime decisioni di Pechino in materia di riforme economiche.

La Borsa americana in calo con vendite diffuse a Wall Street, particolarmente insistenti sulle banche. L’indice S&P scende dello 0,5%: la settimana scorsa il principale indice di Wall Street ha messo a segno una performance positiva dell’1,3%. L’indice Dow Jones perde lo 0,3% ed è in ribasso anche il Nasdaq (-0,25%) nonostante il rialzo di Apple che guadagna il 4,2% dopo avere annunciato che nei primi tre giorni di commercializzazione ha venduto 9 milioni dei nuovi iPhone.

Ieri Chrylser ha presentato alla Sec il file per la prossima Ipo. Nel documento non si fanno riferimenti al numero di azioni in offerta o al prezzo ma solo ad un placeholder per 100 milioni di dollari. Lo stock di aziono in offerta arrivano dal fondo Veba intenzionato a strappare un prezzo maggiore a quello finora offerto da Fiat +1,18%.

La società di Detroit ha raggiunto un accordo per riacquistare 120 milioni di azioni privilegiate da Veba per un controvalore di 27 dollari per ogni titolo. Il fondo rimane ancora titolare di 140 milioni di titoli, il governo statunitense ne ha 101 milioni ma prosegue nel suo processo di uscita.

BlackBerry ha ricevuto una lettera di intenti dall’azionista Fairfax Financial-led group. I soci minori riceveranno 9 dollari in contante per ogni titolo in loro possesso, nell’ambito di una transazione valutata circa 4,7 miliardi di dollari. La cordata rileverà la quota che non è già in mano di Fairfax, che controlla il 10% circa dei titoli ordinari. 

EUROPA FERMA. DRAGHI PRONTO A TAGLIARE I TASSI

L’Oktoberfest è rinviata. Il successo elettorale di Angela Merkel non ha messo le ali alle Borse, che al contrario hanno impiegato la seduta di oggi per “digerire” un risultato in gran parte atteso. Dopo tre settimane consecutive di rialzo, le Borse si sono concesse una pausa, anche perché molti investitori hanno preferito realizzare i profitti.

Il presidente della Bce ha confermato che la ripresa economica continuerà, seppur lentamente, nel terzo trimestre del 2013 ma ha anche lanciato due allarmi: la disoccupazione è ancora troppo elevata e la situazione del credito alle imprese è ancora preoccupante. Ribadita la politica monetaria accomodante per tutto il tempo necessario. Pronti anche a una terza Ltro

Londra ha perso lo 0,5%, Parigi -0,7%, Francoforte -0,4%. A Piazza Affari l’indice FtseMib è sceso dello 0,3%. Situazione stabile sul mercato dei titoli di Stato: il rendimento del Btp decennale è al 4,26% con spread di 234 punti base (invariato) sul Bund tedesco. Il Bund future10 anni tedesco (138,4) è poco mosso rispetto a venerdì e torna a perdere terreno dopo la fiammata dello scorso 18 settembre in occasione del discorso di Bernanke sulla strategia della Fed ed del rinvio dell’operazione di “tapering”.

Il cambio euro/dollaro è 1,349 da 1,352 della chiusura di venerdì sera. Il petrolio arretra: il Wti è scambiato a 103,5 dollari al barile (-1,1%), il Brent a 108 dollari (-1%).

PARMALAT ALLA PROCURA: IL PREZZO E’ GIUSTO

Lievemente positive ieri le banche principali: Unicredit +0,1%, Intesa invariata, Mediobanca ha guadagnato l’1,2%. Fra le assicurazioni, Generali ha perso lo 0,1%, Fondiaria-Sai -0,6%. Enel ha chiuso invariata, A2A-1,3%. Fra le mid cap sono salite Maire Tecnimont +7,5%, Brembo +3,5% e Banca Ifis +4,2% (massimo dal 2006).

Per il cda di Parmalat +0,08% , confortato dalla perizia degli esperti indipendenti, il prezzo pagato per le attività Usa di Lactalis è giusto. Una nota di ieri recita che Il cda, a maggioranza, “ha preso atto che non vi è stato danno per Parmalat, ha dunque ribadito che l’operazione e’ stata condotta con l’obiettivo di creare valore per il gruppo Parmalat nell’interesse di tutti gli azionisti, come d’altronde evidenziato dai risultati conseguiti e dal significativo miglioramento dei principali indicatori economico-finanziari a seguito dell’acquisizione, nonché dall’aumento della capitalizzazione di Borsa cresciuta ben oltre la media dei titoli quotati contenuti nel paniere dell’indice Ftse Mib”. Scontata la controffensiva delle minoranze e della Procura.

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