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La tecnologia non è magia. Le prossime 9 ondate tecnologiche: un libro ce le racconta

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Da pochi giorni è disponibile in tutte le librerie online e quelle fisiche (su ordinazione) e in tutti i formati un libro che ci proietta nei probabili nove scenari del futuro. Ma che cosa è il futuro, verrebbe da chiedersi? Per l’autore, il tecnologo Marco Moretti, il futuro sono le tecnologie emergenti con tutte le loro implicazioni per la società nella quale viviamo e per l’umanità stessa così come la conosciamo.

Tali tecnologie, l’intelligenza artificiale, la robotica, le biotecnologie, le neurotecnologie, il metaverso, la criptovaluta tanto per citarne solo alcune, stanno convergendo ed interoperando per creare un nuovo ecosistema che non ha precedenti nella storia conosciuta dell’umanità e anche della natura.

L’autore non si sofferma sulla valenza distruttiva o costruttiva di questo insieme di cambiamenti, a lui interessa soprattutto fissare queste tecnologie e intravedere la loro portata trasformativa del mondo attuale. Per questo il libro è una sorta di “cronica tecnologica” come ben scrive nell’introduzione Riccardo Giorgio Zuffo, professore di psicologia del lavoro e delle organizzazioni.

Questo approccio al tema dà anche conto della natura aperta ed espandibile libro che si percepisce nel momento stesso in cui si inizia a leggerlo. Abbiamo rivolto all’autore alcune domande sulla natura e lo scopo di questo suo lavoro che senz’altro avrà un seguito come ai addice ad ogni buona “cronica”.

Futuro” è il titolo del tuo libro che leggiamo a caratteri grandi già dalla copertina. Futuro è un termine oltremodo indeterminato che, per togliere dalla estrema indeterminatezza bisognerebbe padroneggiare la psicostoria, come succede al matematico Hari Seldon in Fondazione di Asimov. Perché futuro?

“Si il futuro è l’argomento del mio libro”. 

E come sarà il futuro? 

“La società di oggi è già profondamente cambiata con i social, con la rete Internet, con gli smartphones. Dobbia per forza chiederci quali saranno le prossime onde tecnologiche, se dobbiamo aspettarci la “singolarità” nel 2050 oppure prima. Sono domande alle quali dobbiamo abbozzare una risposta. È il futuro. Chi lavora nelle tecnologie come me per forza deve essere orientato al futuro”

E come te lo immagini?

“Tante volte ho provato a immaginarlo, a prevedere quello che potrebbe accadere, sia per un obiettivo professionale (illustrarlo a un collega o un cliente) sia personale, per cercare di anticipare i tempi e vivere le sensazioni delle nuove tecnologie. La tecnologia è come una magia: quando arriva a una “dose” rilevante, diventa come un esperimento di un mago, qualcosa che sorprende, che genera l’effetto “wow! ma come hai fatto?” E questa è stata la nostra reazione quando abbiamo visto per la prima volta “la tavoletta” ovvero un iPhone, oppure la nostra casa in Google Maps, oppure una risposta di ChatGpt”.

Con quale velocità arriverà il futuro che ti immagini?

“È evidente ormai per tutti che viviamo in un momento di grande discontinuità. Ci sono stati diversi cambiamenti nell’ultimo secolo, dalla scoperta della macchina a vapore alla scrittura elettronica, all’elettricità, ai primi calcolatori, ecc. Questi cambiamenti fino agli anni 2000 hanno portato a impatti di per sé molto rilevanti, ma non ancora al punto di cambiare in modo strutturale la società e il rapporto tra uomo e scienza. L’uomo, infatti, almeno fino a qualche anno fa, ha usato la scienza e la tecnica come mezzo per migliorare la sua vita”.

Intendi dire che siamo a un punto di svolta? 

“Oggi questi cambiamenti si stanno verificando con velocità esponenziale di durata sempre più breve. Potrebbero portare davvero a una nuova era. Le macchine raddoppiavano le loro capacità elementari (pensare, memorizzare, osservare e comunicare) prima ogni due anni, poi ogni anno, ormai oggi ogni quarter, ed è difficile per noi, che abbiamo un approccio mentale lineare, seguire un fenomeno esponenziale come questo. Nel libro faccio un paio di esempi aiutano a comprenderei questa velocità”.

Tu scrivi di ondate tecnologiche. Vorresti parlarcene di qualcuna?

“Certo, Quali sono le prossime onde? Dopo il mobile e Internet, vedo arrivare altre nove “onde tecnologiche”. Una sono i dati. Quindi la robotica che è l’evoluzione della meccanica di precisione dietro ai droni e agli umanoidi. Poi ci sono le stampanti 3D che daranno avvio alla produzione industriale additiva. Avremo il metaverso con i suoi mondi virtuali che andranno a miscelarsi con quelli reali, l’internet delle cose che ci consentirà di indossare oggetti intelligenti, le tecnologie verdi, la blockchain, l’intelligenza artificiale, le neurotecnologie”. 

Qual è la caratteristica comune di queste onde, oltre quella di essere del futuro? 

“Quello che differenzia le “onde” che osserviamo oggi dalle tecnologie del passato è l’estensione del campo di azione. Il digitale e le tecnologie “allagano” le discipline adiacenti, sia quelle scientifiche che quelle umanistiche, creando un’opportunità per tutti per comprendere e quindi governare il nostro futuro, senza subirlo. Avremo la convergenza di discipline finora separate come la statistica, la psicologia, la sociologia, la fisica, la chimica, la meccanica, l’antropologia, la biologia, la medicina, l’economia, le scienze della comunicazione, ecc”.

A chi si rivolge questo libro? 

“A chi si sente “tagliato fuori”. Noi addetti ai lavori dobbiamo essere inclusivi e coinvolgere tutti in questa discontinuità strutturale. Il libro si rivolge anche agli addetti ai lavori per un aggiornamento che vada a integrare il loro campo di specializzazione. Il libro vuol delineare un percorso per avvicinarci al futuro e comprenderlo meglio”. 

Detto in modo più concreto? 

“Ho cercato di immaginare e descrivere le competenze necessarie nel prossimo futuro, le professioni che saranno a rischio, i nuovi lavori, le opportunità strategiche che il mercato del lavoro e la società del futuro può offrire”.

È in qualche modo un libro aperto, vero? 

“Il libro ovviamente non è esaustivo, ma cerca un confronto con i lettori tramite un’area pubblica di discussione, organizzata con la stessa struttura del libro, nella quale sarà possibile inserire commenti, domande all’autore, opinioni e previsioni e, perché no, elementi che mettono anche in discussione la posizione dell’autore”.

Perché parli di una possibile tecnocrazia digitale?

“Una sola cosa è certa. Siamo davanti ad una discontinuità così rilevante che noi addetti ai lavori non possiamo permetterci (e non vogliamo farlo) di prendere decisioni per tutti. Questo è il motivo per il quale nel libro metto in guardia su una potenziale tecnocrazia, ovvero il rischio di un ulteriore aumento della polarizzazione e del divario sociale ormai ad oggi molto evidente e noto come digital divide”.

Come si può evitare questo rischio?

“Includendo nella classe dirigente del futuro anche i non addetti ai lavori. Evidenziando l’importanza di far convergere le competenze scientifiche e tecniche con quelle umanistiche, per controllare e gestire meglio gli impatti sulla società del futuro.

Altrimenti vivremo in una tecnocrazia, un futuro dominato dalla scienza e dalla tecnica che faranno dell’uomo un mezzo per raggiungere un loro fine, ovvero superare i limiti di se stesse”.

Chi è Marco Moretti

Marco Moretti, laureato in Computer Science all’Università degli Studi di Milano nel 1993, è appassionato di matematica ed in particolare di logica e digitale. Inizia a programmare a 9 anni e fa la tesi sull’Intelligenza Artificiale e reti concorrenti. Il suo percorso professionale consiste di 15 anni in consulenza ICT e poi di altri 15 anni come CIO/Head of Digital in varie aziende. La sua passione per la matematica e le scienze lo porta anche ad essere attivista di Singularity University. Insegna visioning, tecnologie e futurismo.

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