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La Spagna soffre per l’Italia: la crisi di Roma rischia di mandare al tappeto Madrid

Il ministro spagnolo dell’economia, Elena Salgado, dice che i problemi della Grecia vanno risolti quanto prima. In realtà Madrid, più che ad Atene, guarda alla vicina Lisbona, ma soprattutto a Roma. Se gli argini dell’Italia saltano, l’onda dello tsunami travolgerebbe il paese iberico senza possibilità di difesa alcuna.

In effetti la Spagna sta vivendo in questi ultimi mesi una delle pagine più difficili della sua giovane storia democratica. A essere in crisi non sono solo l’economia e l’occupazione, ma anche la politica. La leadership del premier Josè Luis Zapatero, da mesi sotto attacco da parte dell’opposizione e dell’opinione pubblica, è infatti fragile e a fine corsa, dato che il Governo socialista è in scadenza entro la primavera del prossimo anno e ci potrebbero essere elezioni anticipate in autunno. Quanto basta perché il paese iberico sia sotto la costante mira delle agenzie di rating e dei mercati. Il differenziale con il bund tedesco è da settimana ai massimi storici e il costo di rifinanziamento dello Stato, sempre più caro a causa della tensione dei tassi. Con riflessi pesantemente negativi per quel che riguarda l’erogazione del credito all’economia e al comparto produttivo.

In questa ottica, è logico che il risanamento dei conti pubblici appaia sempre più problematico, così come il rilancio dell’economia che stenta a crescere in assenza, oltretutto, di veri e propri pacchetti di stimolo da parte del Governo. Difficile dunque immaginare che nei prossimi mesi la situazione della Spagna possa subire una radicale inversione di tendenza e quindi un miglioramento. Basti pensare che il tasso di disoccupazione supera il 21% e sfiora il 40% per i giovani con meno di 25 anni.

Oltretutto, a soffrire, non è solo il comparto immobiliare (in stock c’è un milione di case invendute) dopo lo scoppio della bolla speculativa di un paio di anni fa, ma anche quello automobilistico e turistico, anche se in quest’ultimo caso, la crisi mediorientale e dei paesi del Maghreb ha dato un po’ di respiro. Ma non è tutto. Alla crisi dei tre comparti sopra citati, si aggiunge quella delle banche. Non tanto quelle più importanti come Santader o Bbva, ma quelle – come hanno dimostrato i risultati degli stress test – di medio piccole dimensioni, in particolare le casse di risparmio.

Queste ultime, ormai da un anno alle prese con una profonda ristrutturazione e sostanzialmente già ora dimezzate nel numero, stanno cercando di risalire la china grazie a nuove fusioni, alla privatizzazione e quindi all’accesso in Borsa, ma grazie anche all’iniezione di danaro pubblico. Si tratta di un processo avviato, ma non ancora ultimato, che crea ovviamente instabilità all’immagine internazionale e limita fortemente l’affidabilità del paese. Dopo aver retto l’urto della Grecia, quello dell’Irlanda e quello del Portogallo, è chiaro che la Spagna non potrebbe reggere se la crisi si italiana si avvitasse su stessa. Per questo Madrid prega e spera.

* gia corrispondente da Madrid de “Il Sole-24 Ore”

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