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La Spagna punta agli “hispanobonos” per risanare i debiti delle regioni

Le regioni autonome della Spagna devono trovare una nuova arma per sedurre gli investitori: nel 2012 le scadenze delle autonomie sono di 35 miliardi. Martedì la regione di Castilla-La Mancha è riuscita a collocare solo 53 dei 200 milioni di bonos offerti e la regione di Valencia è sull’orlo della bancarotta. La soluzione che propone il Tesoro sono gli hispanobonos: titoli obbligazionari congiunti emessi dallo stesso Ente centrale in rappresentanza delle singole comunità, che poi vengono ripartiti tra le singole regioni.

Questa misura aiuterebbe le comunità in due modi. Innanzitutto farebbe aumentare la domanda dei titoli, incrementando il volume delle emissioni, e in secondo luogo, permetterebbe agli interessi di stabilizzarsi intorno a quelli dello Stato (perché emessi direttamente dal Tesoro) che ora paga in media un 4% per tutte le sue obbligazioni.

Proprio per lo scarto tra gli interessi che ora sono richiesti alle municipalità e il minore costo che avrebbero gli hispanobonos, il ministro dell’Economia, Luis de Guindos, ha sottolineato che si abbasserebbe di circa 1 miliardo il costo di finanziamento di tutte le regioni. E in più, da non sottovalutare, non si intaccherebbe la cifra del debito pubblico che la Spagna presenta a Bruxelles, perché gli hispanobonos verrebbero contabilizzati separatamente. 

E’ una sorta di eurobond iberico, con un emissione garantita dal Tesoro di Madrid ma nelle mani delle singole municipalità. In questo modo il Governo, che attualmente non può garantire direttamente le comunità autonome per legge, potrà emettere debito per aiutare le regioni più in difficoltà. Rimane però il rischio di svantaggiare le regioni ligie e che hanno rispettato i propri obblighi.

Ma uno sforzo collettivo sembra necessario. Anche se la situazione è meno grave di quella del Portogallo, dove il rischio di insolvenza è più generalizzato, anche in Spagna alcune regioni sono a rischio. Valencia, per esempio, avrà bisogno di 5 miliardi nel 2012 per non cadere in default, e in questo momento le è praticamente impedito l’accesso ai mercati dal momento che è considerata junk. 

Ma un portavoce del Ministero delle Finanze ha chiarito che “non c’è ancora nulla di definitivo” e che sono al vaglio diverse alternative su questo tema. 

Nel frattempo questa mattina, il ministro de Guindos, ha dichiarato che il Governo mantiene il proprio impegno per rispettare l’obiettivo de rapport deficit/Pil al 5,35% quest’anno e al 3% nel 2013. Inoltre ha aggiunto che qualsiasi paragone con la situazione della Grecia è una “assoluta sciocchezza” e che le riforme del mercato del lavoro confermano la volontà di Madrid di rispettare i propri impegni. 

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