Hera ha pubblicato il Bilancio di sostenibilità del 2020, che riporta una serie di importanti traguardi raggiunti, sia dal punto di vista climatico che economico, e la conferma di ambiziosi obiettivi al 2030. Intanto, le strategie sulla sostenibilità rappresentano per la multiutility bolognese quasi 300 milioni di investimenti, il 55% del totale del gruppo. E sono anche redditizie: gli 870 progetti hanno fruttato un margine operativo lordo di 420 milioni, il 37% del totale e in crescita del 7% rispetto al 2019.
Sul fronte dell’impegno ambientale, Hera è ormai definibile una vera e propria eccellenza: la raccolta differenziata recuperata nei Comuni da lei gestiti è al 92%, mentre il dato sulla presenza di raccolta differenziata, in un territorio di 3,2 milioni di abitanti, è del 65,3% (4 città delle migliori 10 in Italia per raccolta differenziata sono gestite da Hera); la conformità della qualità dell’acqua alla legge è totale (99,9% e il 97,6% degli agglomerati urbani è adeguato alla normativa sulla depurazione); il tasso di riciclo dei rifiuti urbani è pari al 56%; il 100% dell’energia fornita ai clienti residenziali proviene da fonti rinnovabili; le tonnellate di plastica riciclata sono quasi 70 mila (+16% sul 2017).
Il risultato è che Hera ha ridotto nel 2020 le proprie emissioni di CO2 del 5,4% rispetto al 2019, grazie in particolare alla forte crescita del biometano, che l’anno scorso ha raggiunto 7,8 milioni di metri cubi, il 20% in più rispetto all’anno precedente. Ed è proprio sul biometano che si concentra uno dei principali obiettivi da qui al 2030: la sua produzione grazie alla raccolta differenziata dovrà salire del 300%. Tra 9 anni, Hera conta inoltre di ridurre del 37% le proprie emissioni di gas serra, del 25% i consumi idrici, del 10% i consumi energetici del gruppo.
Questo impegno sta anche generando valore sul territorio: secondo quanto riportato nel Bilancio di sostenibilità, la multiutility ha distribuito 2 miliardi di euro sul territorio, e sono aumentate a 740 milioni di euro (+6%) le forniture locali, con un indotto occupazionale di 8.800 persone, di cui 864 svantaggiate. La cittadinanza è stata anche coinvolta attivamente in 16 progetti e la soddisfazione dei clienti parrebbe abbastanza buona, con un risparmio – sostiene l’azienda – sul costo del servizio ambientale del 18% rispetto alla media italiana.