“Il giorno del giudizio prima o poi arriverà. La Grecia ha vissuto sopra le sue possibilità per troppo tempo”. Lo ha dichiarato al Wall Street Journal Josez Kollar, il capogruppo parlamentare di uno dei quattro partiti (il Sas) della coalizione al governo in Slovacchia. Senza l’appoggio del Sas la maggioranza non potrà far passare il voto in Parlamento sulle modifiche da apportare al Fondo europeo di Stabilità finanziaria (Fesf), necessarie per fronteggiare la crisi del debito.
Kollar capeggia un gruppo di parlamentari che si oppongono all’estensione delle garanzie finanziarie per salvare i Paesi in difficoltà nell’Eurozona. Il politico spera che Angela Merkel e Nicolas Sarkozy si decidano a non concedere ulteriori fondi alla Grecia e a far dichiarare insolvente il Paese ellenico. Secondo Kollar solo lasciare “che i membri sregolati soffrano” può incentivare gli altri Paesi come l’Italia e la Spagna a rimettere in ordine le proprie finanze. “L’eurozona deve dotarsi di regole per i casi di bancarotta e anche sull’uscita dalla zona euro”, ha aggiunto il politico slovacco.
Kollar ha tracciato un parallelo tra la crisi del debito di oggi e la spirale di inefficienza in cui versava il Comecon – il Consiglio per la Mutua assistenza economica del blocco sovietico caduto nel 1991 – prima di essere sciolto. “L’euro è un progetto politico – ha dichiarato Kollar – ma non può ignorare i principi alla base dell’economia altrimenti cadrà nell’oblio come il Comecon vent’anni fa.”
Tuttavia il primo ministro slovacco, Iveta Radicova, ha detto che discuterà l’argomento per tutto agosto e che cercherà di “spiegare la situazione al Sas e negoziare una posizione comune”.
La Slovacchia è stato il primo ex Paese comunista a entrare nella zona euro nel 2009.
Fonte: Wall Street Journal, Tasr