X

La schiarita su Evergrande sostiene il rialzo delle Borse

Evergrande.com

I listini europei chiudono in bellezza la settimana, grazie a trimestrali come quella di L’Oreal (+5,081% a Parigi) e al fatto che Evergrande (+4,26% alla borsa di Hong Kong) evita il fallimento, almeno per ora, pagando gli interessi su un bond statunitense a pochi giorni dalla scadenza della cedola.

Il clima continentale è peggiorato però nelle ultime ore con l’avvio contrastato di Wall Street, dove il Nasdaq è zavorrato da Intel per i conti deludenti e da Snap, che paga il calo della raccolta pubblicitaria dovuta, secondo la società, alle nuove impostazioni per la privacy di Apple. Vanno giù anche Twitter e Facebook. Dopo una partenza positiva sono passati in rosso ora DJ e S&P 500, che ieri ha segnato un nuovo record storico.

Piazza Affari limita così i progressi allo 0,18% e si porta a  26.571 punti. In serata arriva anche il giudizio di S&P che conferma il rating BBB per l’Italia e alza l’outlook a “positivo” da “stabile”. 

Guadagni e perdite sono equamente spalmati su quasi tutti i settori. Tra le utility brilla A2a +2,44%; nell’industria Cnh sale del 2,05%; nella moda Moncler +1,3% (su cui Jefferies ha ritoccato al rialzo il target price a 57 da 55 euro) e Cucinelli, +1,08%, dopo la revisione al rialzo della guidance sul fatturato del 2021 e i dati trimestrali pubblicati ieri sera. Tra le banche la più effervescente resta Banco Bpm +1,48%. Per i tecnologici si apprezza Stm +1,24%.

Sono in calo Inwit -0,93%, Ferrari -0,7%, Enel -0,64%, Tenaris -0,56%, Unicredit -0,41%.

Nel resto d’Europa la regina è Parigi, +0,71%, che sfoggia progressi per i titoli del lusso e il balzo del colosso dei cosmetici. Si apprezzano Amsterdam +0,66%; Francoforte +0,45%; Londra +0,21%. Madrid perde lo 0,41%.

Le piazze della zona euro non si sono fatte influenzare negativamente dal rallentamento dell’attività economica nel mese di ottobre e dai rincari sulle materie prime, che continuano a porre molti interrogativi sull’inflazione e sulla sua durata. La fase resta espansiva e 50 è la linea da tenere d’occhio, ma l’indice Ihs Markit Flash Composite Purchasing Managers a ottobre è sceso ai minimi di sei mesi,  54,3, contro 56,2 di settembre.

L’attività manifatturiera rimane robusta e il Pmi per le attività di fabbrica ha avuto un calo molto modesto, a 58,5 dai 58,6 di settembre. Tuttavia un indice che misura la produzione, parte del Pmi composito, è arrivato a 53,2 da 55,6, ai minimi da giugno 2020.

L’indice dei prezzi di produzione ha fatto registrare un rialzo a 72,3 da 70,4, ai massimi da quando Ihs Markit ha cominciato a registrare il dato nel 2002.

Le aziende hanno assunto personale al ritmo maggiore di oltre 14 anni. L’indice dell’occupazione è avanzato a 56,0 da 54,1.

Anche negli Stati Uniti il Pmi manifatturiero ha deluso (59,2 contro attese oltre 60) ma quello dei servizi è andato meglio del previsto (58,2 da 55 si settembre).

Sul mercato valutario l’euro appare poco mosso e cambia con il dollaro intorno a 1,163. 

Salgono i rendimenti dei titoli di Stato dell’area. Il decennale italiano chiude a +0,96%, mentre il Bund di pari durata a -0,1% e lo spread si allarga a 106 punti base.

L’inflazione si fa sentire anche in Italia (+2,9% a settembre) sulla spinta “eccezionale” dei prezzi energetici ma secondo la Banca d’Italia in assenza di ‘spinte’ dai salari e dai prezzi alla produzione “non dovrebbe estendersi al medio periodo”.

I prezzi del petrolio restano però in prossimità dei massimi pluriennali, dopo le perdite registrate nelle ore del trading asiatico. I future del Brent si muovono in progresso dello 0,23% a 84,81 dollari al barile.

Related Post
Categories: Finanza e Mercati