La panchina è salva per entrambi ma con modalità molto diverse. Gennaro Gattuso ed Eusebio Di Francesco alleneranno regolarmente contro Spal e Parma, ma se il giallorosso s’è guadagnato la conferma con un bel successo contro il Sassuolo, il rossonero resta più per mancanza di tempo che per vera fiducia. Il Santo Stefano del Milan infatti è stato amarissimo, come si evince dal triste pareggio sul campo del Frosinone penultimo in classifica.
Uno 0-0 che costa caro: il quarto posto, complice la vittoria della Lazio a Bologna (0-2, reti di Luiz Felipe e Lulic) si allontana di 3 punti, la Sampdoria passa davanti in virtù del 2-0 sul Chievo, la stessa Roma si porta a una sola lunghezza di distanza. Il grande sconfitto della giornata dunque è Gattuso, la cui panchina è davvero appesa a un filo. Il club ha deciso di confermarlo almeno fino alla partita con la Spal ma è evidente che la fiducia nei suoi confronti è sempre più bassa: se sabato non arriverà un successo sarà esonero.
“Sono il capitano di questa barca e mi prendo tutte le responsabilità – il commento del tecnico – Non penso al mio orticello ma solo a come far rendere al meglio i miei giocatori, a Frosinone abbiamo regalato il primo tempo e questo non lo accetto. Se vogliamo arrivare in Champions non possiamo permettersi certe prestazioni”.
Il problema è che non si tratta di un passo falso isolato: dalla vittoria col Parma del 2 dicembre scorso, infatti, sono arrivati tre pareggi e una sconfitta, il tutto senza segnare nemmeno un gol. Non a caso l’altro grande imputato di giornata è Gonzalo Higuain, ancora una volta ben al di sotto delle sue possibilità: il Pipita è arrivato a nove partite di fila senza far gol, un’enormità che si sposa perfettamente con i guai del Milan.
Anche allo Stirpe s’è visto il lontano parente di quel giocatore capace di vincere tutto con la Juve, incapace di trascinare i compagni fuori dalla mediocrità generale. Al di là di un palo di Castillejo e di un paio di tiri da fuori di Kessie e dello stesso Higuain i rossoneri hanno costruito pochissimo, legittimando così le ambizioni di un Frosinone rinvigorito dalla cura Baroni e fermato solo da un ottimo Donnarumma, sempre più vicino ai livelli di qualche anno fa.
Giornata molto diversa in casa Roma, dove sono arrivate le risposte che in molti aspettavano da tempo. Il 3-1 sul Sassuolo è piaciuto sia a livello di risultato che di gioco, tanto che sugli scudi, per una volta, sono finiti giocatori che sembravano smarriti come Schick e Perotti. Entrambi hanno segnato gol pesanti: l’argentino su rigore procuratosi dal compagno di reparto (8’), il ceco con una bel mix di freddezza ed eleganza che non si vedeva dai tempi di Genova (23’).
E quando Zaniolo ha trovato la prima rete della carriera in Serie A (59’) s’è capito che la giornata sarebbe stata davvero di festa, in barba a tutti quelli che vedevano il Sassuolo come una trappola. La squadra di De Zerbi, sfortunata in occasione di una traversa di Magnanelli (palla non entrata interamente per pochi millimetri) che avrebbe potuto riaprire i giochi, ha mostrato limiti caratteriali e tecnici, trovando il gol solo nel finale con Babacar (90’) e finendo così per rilanciare le ambizioni giallorosse.
“E’ stata la miglior prestazione della stagione per il gioco creato – le parole entusiaste di Di Francesco – Ho rivisto cose molto interessanti, siamo sulla strada giusta. Il sostegno della società non mi è mai mancato, poi è chiaro che a Roma quando non arrivano i risultati si finisce in discussione”.
Concetto che vale anche per Gattuso, a cui il club (e soprattutto il calendario serrato) ha deciso di dare un’altra chance: contro la Spal però sarà dentro o fuori, tanto che l’esonero non si può escludere del tutto nemmeno in caso di vittoria. Ancora tre giorni e sapremo…