Vietato sbagliare. Mai come ora il Milan si trova di fronte a un bivio: ridare un senso alla sua stagione o sprofondare negli abissi del fondo classifica. La partita contro la Spal (ore 21), alla luce dei risultati di ieri, offre una ghiotta chance per riavvicinare la zona Europa, a patto però di non fallirla miseramente: in quel caso, infatti, la zona retrocessione sarebbe davvero a un passo. Servirà una squadra molto diversa da quella vista a Roma, sotto tutti i punti di vista. Gli errori, tecnici o di concentrazione che siano, sono costati già troppi punti e questo è imperdonabile, oltre che assolutamente vietato, per chi vuole risalire la china. La partita odierna poi è un vero e proprio spartiacque, anche perché dopo arriveranno Lazio, Juventus e Napoli, per un trittico che, senza una decisa inversione di rotta, rischia di fruttare davvero poco.
“Questa non è la classifica che vogliamo ma c’è ancora tutto il tempo per sistemarla, i punti a disposizione sono 87 – ha ribattuto Pioli in conferenza stampa. – Bisogna cominciare a vincere già dalla partita con la Spal, voglio vedere gente motivata, orgogliosa e arrabbiata, ognuno di noi, me compreso, deve metterci qualcosa in più”. Il tecnico sa che il suo (breve) bilancio è gravemente insufficiente, anche se le colpe, per ovvi motivi, non sono tutte sue. Sta di fatto che il “nuovo corso” non ha ancora prodotto nemmeno una vittoria, ragion per cui questa sera, in un San Siro che si annuncia sull’ostile andante, bisognerà assolutamente riuscirci. Rispetto al Milan di domenica ci saranno diversi cambiamenti, non nel modulo (confermato il 4-3-3) quanto negli uomini: in difesa, davanti a Donnarumma, spazio a Duarte (preferito sia a Calabria che a Conti), Musacchio, Romagnoli ed Hernandez, con Paquetà, Bennacer e Kessié a centrocampo e il tridente Suso-Piatek-Calhanoglu.
3-5-2 d’ordinanza invece per Semplici, che risponderà con Berisha tra i pali, Tomovic, Vicari e Igor nel reparto arretrato, Strefezza, Missiroli, Valdifiori, Kurtic e Reca in mediana, a supporto della coppia offensiva composta da Petagna e Floccari. Giovedì di meritato riposo invece per la Roma, che si gode il 4-0 di Udine e soprattutto il quarto posto in classifica, raggiunto a spese del Napoli. Ma il successo della Dacia Arena, oltre al preziosissimo piazzamento Champions, certifica la ritrovata competitività di una squadra sempre più compatta, in barba a infortuni, squalifiche e avversità varie. Ieri, a lungo elenco già citato, si è aggiunta l’espulsione di Fazio, tanto discutibile quanto potenzialmente dannosa. Ma i giallorossi non si sono arresi, anzi: l’inferiorità numerica, se possibile, li ha addirittura avvantaggiati, anche perché l’Udinese di Tudor ha giocato una partita davvero orribile, sbagliando tutto il possibile immaginabile e anche di più.
La fase difensiva dei friulani ha dimostrato che la batosta di Bergamo non era stata un caso, tanto che l’esonero del tecnico croato sembra ormai cosa fatta. Detto ciò la Roma ha giocato una grande partita, chiudendo al meglio tutti gli spazi e ripartendo alla grande: proprio così è nato il gol dell’1-0 ad opera di Zaniolo (13’), al terzo centro consecutivo tra coppa e campionato. L’Udinese ha avuto un moto d’orgoglio e al 31’ sembrava poter rientrare in corso grazie alla decisione dell’arbitro Irrati, che ha buttato fuori Fazio per una discutibile interpretazione della chiara occasione da gol. Era lecito aspettarsi una Roma alle corde, invece è accaduto l’esatto contrario. A inizio ripresa Smalling ha raddoppiato sugli sviluppi di un corner (51’) e tre minuti dopo ci ha pensato Kluivert a portare i suoi sul 3-0, chiudendo di fatto ogni discorso. Al 65’ c’è stata gloria anche per Kolarov, implacabile come sempre dal dischetto dopo un assurdo fallo di mano di Becao: la partita, ad ogni modo, era già decisa da un pezzo, per la gioia di un Fonseca sempre più al centro degli elogi.
“Tutti insieme abbiamo lottato senza mollare, provando a fare il gioco anche in inferiorità numerica – il commento del tecnico. – Non parlo dell’espulsione, è già chiara così… Questi giocatori hanno grande personalità, hanno capito che bisogna difendere bene ma attaccando perché potevamo creare pericoli. Anche in dieci non si deve solo difendere”. Filosofia che faceva storcere il naso a inizio stagione ma che ora, alla luce dei risultati, sembra sempre più vincente. E la Roma se la gode…