Avanza la rivoluzione rosa nelle banche italiane. Si attende, infatti, soltanto l’ufficialità per la nomina di Antonella Mansi, 39 anni, vicepresidente di Confindustria e figlia di Luigi, presidente della Nuova Solmine, a presidente della Fondazione Monte dei Paschi, l’ente che controlla il 33,5% di Banca Mps. Un patrimonio, però, quasi totalmente vincolato a garanzia di un debito da 350 milioni.
Alla Mansi, unico nome rimasto in corsa per la presidenza, serviranno almeno 11 voti (su 14) da parte della deputazione generale. Il suo avvento rappresenta un taglio netto rispetto al passato, sia da un punto di vista formale che sostanziale. Il vicepresidente di Confindustria, personaggio ben lontano dai partiti, subentrerà, infatti, a Gabriello Mancini manager pubblico di 67 anni, ai vertici della Dc senese già nel 1973.
Un altro istituto italiano in difficoltà, Carige, si affida alle donne per rinnovarsi. Oggi la banca terrà il suo Cda, a cui seguirà, nel giro di due giorni, quello della Fondazione. Sul tavolo c’è la nomina del nuovo presidente (il favorito e Piergiorgio Alberti) e quella del nuovo consiglio di amministrazione dell’istituto di credito: nelle liste, il cui termine per la presentazione scade giovedì, saranno presenti i nomi di almeno 4 donne.
Ma questi nomi vanno soltanto ad unirsi ad una rivoluzione già in atto, e avallata anche dalla Bce, che di recente, sotto la guida di Mario Draghi, ha lanciato un progetto per moltiplicare la presenza di donne nei quadri dirigenti dell’istituto centrale. L’Italia si sta adeguando lentamente, ma Antonella Mansi e le altre vanno solo ad unirsi ad altre figure apripista come quella di Lucrezia Reichlin, membro del Cda di Unicredit, Daniela Del Boca, nel Board della Compagnia San Paolo di Torino, Maria Luisa Mosconi, membro del Consiglio di sorveglianza di Bpm.