Questa mattina la moneta cinese ha registrato un nuovo record contro dollaro, a 6,48. E venerdì il Tesoro americano, nel suo periodico rapporto al Congresso, non ha etichettato la Cina come una ‘manipolatrice’ dello yuan: ha preferito evitare lo scontro, conscio del fatto che le prediche ai cinesi incontrano un muro di gomma.
Il Tesoro si è limitato a riconoscere che lo yuan/renmimbi si è apprezzato negli ultimi anni e ha anche, prevedibilmente, aggiunto che il passo della rivalutazione è troppo lento e la Cina dovrebbe fare di più. In effetti, la Cina sta facendo di più, anche se involontariamente.
I prezzi al consumo cinesi ad aprile aumentano del 5,3% sui 12 mesi, contro il 3,1% di quelli americani. L’apprezzamento reale è quindi più forte di quello nominale. Ed è ancora più forte se andiamo a vedere gli andamenti dei salari: qui la differenza fra i tassi di crescita del costo del lavoro in Cina e in Usa (o in Europa) è di circa dieci punti.