Quando si legge la parola “inceneritore”, la prima cosa che viene in mente è l’inquinamento che viene prodotto. Un qualcosa che non vorremmo mai vicino alla nostra città, né tantomeno nel bel mezzo di essa. Ma dai diamanti non nasce niente e a Copenaghen, in Danimarca, lo sanno bene: per questo hanno pensato a come dare una seconda vita ai rifiuti e a farlo nel miglior modo possibile, tenendo in considerazione innanzitutto la città e i suoi cittadini. Così, grazie al combinato disposto di tecnologia innovativa e di un’architettura integrata, sta prendendo forma un impianto waste-to-energy – finalizzato cioè all’ottenimento di energia dal recupero dei rifiuti – che diventerà uno dei migliori in Europa in termini di efficienza energetica, capacità di trattamento dei rifiuti e attenzione per l’ambiente, ma anche in termini di resa visiva e accettazione della comunità.
Un gigante di quasi 100 metri, ma amico della città, che prenderà da essa i rifiuti e restituirà elettricità, riscaldamento, materie prime ma anche nuove opportunità ricreative. Si tratta, infatti, di un impianto che – oltre alle evidenti capacità tecnologiche all’avanguardia – potrà contare su una pista da scii artificiale aperta al pubblico e con tre diversi livelli di difficoltà che si estenderanno per tutto il tetto e un muro alto quasi 90 metri su cui sarà possibile simulare l’arrampicata di famose scalate alpine.
L’impianto diventerà quindi un punto di riferimento in tutto il mondo, per la sua capacità di unire le ultime scoperte in fatto di tecnologie con un’architettura che lo porterà oltre il suo essere un “semplice” impianto industriale. Il tutto a soli 5 chilometri da Radhuspladsen, la piazza principale della città: non si tratta quindi solamente di un’installazione industriale, ma di una vera e propria attrazione turistica: un nuovo punto di riferimento per la città di Copenaghen. L’impianto, che sarà completato (a opera della ditta Amager ressourcecenter – ARC) entro il 2017, è situato a Copenhill / Amager Bakke e appartiene a 5 municipi danesi, tra cui appunto quello di Copenaghen.
Da cosa deriva l’efficienza energetica dell’impianto? Sarà capace di utilizzare più del 100 per cento dell’energia dei carburanti che lo alimenteranno, con il 28 per cento di tasso di efficienza energetica, riducendo le emissioni di zolfo del 99.5% e minimizzando le emissioni di ossidi di azoto di un decimo, grazie a una tecnologia che pulisce le emissioni di gas. Ciò che stupisce è la capacità dell’impianto, che va a sostituirne uno vecchio di 45 anni, di processare tutti i tipi di rifiuti come energia. I rifiuti quindi saranno convertiti in riscaldamento, energia elettrica, materia prima riciclata e acqua (ri)utilizzabile.
Un nuovo approccio verso i rifiuti, quindi, fatto di riduzione degli stessi, riciclaggio e conversione in energia. Amager Bakke si colloca in un contesto più ampio: il progetto di un sistema di energia rinnovabile che coinvolge non solo Copenaghen, ma l’intera Danimarca, che ha l’obiettivo della transizione dalle centrali a carbone all’energia eolica, solare e al geotermico. Dall’estrarre energia dai rifiuti passa il futuro delle nostre città e l’impianto di Copenaghen è un esempio di tecnologia e architettura al servizio della comunità locale, in grado di dare vita a un circolo virtuoso, che tanto farà bene alla città, e di diventare un punto di riferimento in tutto il mondo.
Dal sito di Eniday.