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La rimonta di Trump fa volare i giganti di Internet

I primi conteggi dei voti Usa che segnano un risultato per Trump migliore del previsto rendono euforici il Nasdaq e i titoli dell’High tech, che vedono allontanarsi la minaccia dell’Antitrust evocata dai democratici – Toro anche in Europa – AstraZeneca annuncia che il suo vaccino anti-Covid è pronto e che entro marzo potrebbe essere distribuito alle fasce più deboli della popolazione

La rimonta di Trump fa volare i giganti di Internet

L’onda blu non c’è stata. Donald Trump accarezza la speranza in una clamorosa riconferma alla faccia dei sondaggi e delle previsioni degli opinionisti. Lo sfidante Joe Biden ammonisce: “Dovremo contare fino all’ultimo voto”. Il Presidente esulta ma già guarda al pericolo della “vittoria rubata”. I numeri per ora dicono: 223 grandi elettori per Biden, 212 per Trump, in netta rimonta grazie al successo, superiore al previsto, in Florida e Texas. Sembra scontato che si debba attendere lo spoglio delle schede arrivate per posta, che sarà ultimato in Pennsylvania solo venerdì. I mercati già prezzano il nuovo scenario.

VOLA IL TECH: L’ANTITRUST FA MENO PAURA

Volano i futures del Nasdaq (+2,6%), nella presunzione che una vittoria di Trump segni un punto a favore dei big della tecnologia, allontanando il rischio di nuove regole per ridurre la loro forza. Salgono anche i derivati sull’indice S&P ieri già in rally (+1,78%). Avanza il dollaro sull’euro a 1,165 (-0,7%).

La rimonta di Trump fa male allo yuan, in quanto aumenta la possibilità di una seconda guerra commerciale tra la prima e la seconda potenza economica del pianeta. Cross a 6,69, sui massimi delle ultime tre settimane. Il dollaro australiano, assimilato dagli investitori allo yuan, s’indebolisce a sua volta.

Soffre anche lo yen, in calo dello 0,4%, a 104,8. La flessione della valuta dà una mano al mercato azionario di Tokyo, dove i grandi nomi del listino vivono di esportazioni: Nikkei +2%.  

Terzo giorno di ampi rialzi del petrolio Brent: +2,4%, a 40,6 dollari il barile. I mercati si stanno riposizionando su una vittoria di Trump, un presidente che dovrebbe cercare in tutti i modi di tenere su i prezzi del greggio, vitali per un’industria ad alto impiego di personale, com’è quella dello share oil.

PER ANT GROUP LO STOP SARÀ LUNGO

C’è un’altra ragione, non secondaria, che spiega la frenata dei listini cinesi. La borsa di Hong Kong, in lieve calo, è depressa dal -7% di Alibaba, detentrice di una quota rilevante di Ant Group, il colosso fintech che stava avvicinandosi al listino cinese. La stampa cinese legata al Partito Comunista scrive che l’Ipo più grande della storia è stata fermata dalle autorità in quanto rappresentava una seria minaccia alla concorrenza e metteva a rischio i dati personali. Reuters riporta che la Banca Popolare della Cina, insieme ad altri soggetti di controllo, intende esaminare a fondo le attività di gestione del microcredito di Ant Group, quelle più lucrative. Bernstein dice che lo stop sarà lungo: ci vorranno mesi prima della ripartenza dell’iter per lo sbarco in Borsa.

TORO SCATENATO IN EUROPA. SCHNABEL (BCE) FRENA SUGLI STIMOLI

La galoppata dei listini europei è proseguita ieri. Anzi, ha preso velocità in coincidenza con la nuova discesa del dollaro sull’euro, arrivato a 1,172, e con l’inversione di tendenza del petrolio. Il mercato aveva scommesso sull’ipotesi (errata) che la kermesse elettorale Usa potesse chiudersi senza strascichi velenosi.

Sempre più caldo il confronto sugli stimoli all’economia che la Bce voterà a dicembre. Isabel Schnabel, membro tedesco del direttorio della Banca centrale, ha sottolineato che le nuove misure dovranno tenere conto della natura “mutevole” della frenata della congiuntura. La Bce potrebbe perciò offrire un sostegno meno generoso ai governi indebitati (Spagna, Portogallo e Italia) quando metterà insieme un nuovo pacchetto d’interventi il mese prossimo, per spingerli a richiedere prestiti all’Unione europea legati agli investimenti produttivi.

PIAZZA AFFARI ANCORA AL TOP (+3,19%)

Piazza Affari si conferma regina d’Europa, chiudendo con un progresso del 3,19%, a ridosso dei 19mila punti (18.986). Inseguono gli altri mercati, tutti con performance superiori al 2%: Francoforte +2,54%, Parigi +2,44%, Madrid +2,48%, Londra +2,29%.

VOLA BNP PARIBAS, ASTRAZENECA GIÀ PRODUCE IL VACCINO

A Parigi, Bnp Paribas avanza del 7%. La prima Banca francese ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto di 1,89 miliardi di euro, in calo del 2,3% anno su anno, ma molto meglio delle aspettative. Ricavi piatti a 10,89 miliardi di euro, anche in questo caso sopra le stime.

A Londra AstraZeneca +2%. Il vaccino contro il coronavirus potrebbe essere distribuito nel marzo 2021 alle fasce più vulnerabili della popolazione e costerà circa due euro a dose. “Abbiamo iniziato a produrre milioni e milioni di dosi di vaccini prima di sapere se funziona perché non vogliamo aspettare sei mesi. All’inizio dell’anno avremo già tre miliardi di dosi”. È quanto ha dichiarato in un’intervista con la radio catalana Rac 1 Josep Baselga, vicepresidente esecutivo della Ricerca e sviluppo di oncologia dell’azienda farmaceutica.

La casa di moda Hugo Boss avanza del 5,75% dopo aver registrato un ritorno alla redditività nel terzo trimestre e aver detto di essere concentrata sulla ripresa del business online e in Cina.

BTP A 0,72%. MORGAN STANLEY VEDE LO SPREAD A 85 PUNTI

Il secondario italiano ha chiuso in linea con i governativi periferici europei. Si apprezza il Btp, a 0,72% di rendimento, da 0,74% di ieri. Spread attorno ai 136 punti.

Il differenziale sul tratto a dieci anni tra Italia e Germania potrebbe stringersi a 85 punti il prossimo anno e probabilmente ridursi ancora con il rafforzamento del piano di acquisti da parte della Bce, secondo Tony Small, capo del settore European rates strategy di Morgan Stanley. “Secondo i nostri modelli – dice – lo spread potrebbe scendere a metà del prossimo anno intorno a 85 punti e, se il Pepp sarà incrementato, potrebbe stringere ancora di più”.

Morgan Stanley vede lo spread sul 30 anni tra Germania e Stati Uniti allargarsi a 200 punti dagli attuali 184.

FERRARI BOOM, UTILE AI MASSIMI DELL’ANNO

Romba in Piazza Affari il motore di Ferrari, come mai quest’anno in Formula 1. La rossa avanza del 7,06%, a 168,30, record dell’anno, dopo i conti del trimestre. La casa di Maranello ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto di 171 milioni di euro, in crescita dell’1% su base annua e oltre la stima del consenso, che prevedeva un risultato di 145 milioni. D’altro canto, i ricavi sono scesi più del previsto: -3,2%, a 888 milioni. Si restringe la guidance sull’anno al margine superiore della forchetta indicata il 3 agosto, a patto che non ci siano nuovi stop di produzione legati al contenimento della pandemia.

PER FCA MULTA SALATA PER IL DIESELGATE USA

Fiat Chrysler (+1,5%) ha comunicato alle autorità di controllo che, per effetto di un recente verdetto, la minaccia di sanzioni collegate al mancato rispetto delle normative sulle emissioni dei motori diesel potrebbe essere di parecchio superiore a 500 milioni di euro: il doppio di quanto era stimato in precedenza. La società ha accantonato 222 milioni di euro per far fronte a un’indagine del Dipartimento di Giustizia su questo stesso tema.

STUDI MEDIOBANCA: ENEL SORPASSA ENI

Eni (+2,39%) ha perso la prima posizione per fatturato nella classifica delle industrie italiane stilata dall’Area studi di Mediobanca. Il crollo del prezzo del greggio ha fatto arretrare dunque il cane a sei zampe (69,9 miliardi il fatturato 2019), che ha dovuto cedere lo scettro a Enel (77,4 miliardi di ricavi). Il colosso elettrico sale del 3,31% oggi sul Ftse Mib. La società con maggiore numero di dipendenti resta Poste Italiane (+0,95%).

VOLA NEXI IN ATTESA DEL MERGER IN DANIMARCA

Nexi +5%. Equita ha promosso il titolo a Buy. Nel caso si arrivasse alla fusione con la danese Nets, attraverso un’operazione tutta in carta, i soci della compagine del Nord Europa avrebbero il 40% del capitale dell’aggregato. Il Financial Times parla di sinergie nell’ordine dei 150 milioni di euro. Il fondo di private equity che controlla Nets dovrebbe essere vincolato a detenere la sua quota per un certo periodo. La Cassa Depositi e Prestiti sta valutando la possibilità di incrementare la sua presa su Sia, in modo da aumentare il suo peso nel soggetto Nexi-Sia.

PADOAN VERSO UNICREDIT. SI RIPARLA DI BPM/BPER

Grandi movimenti per le banche. Unicredit +4%. L’ex ministro Piercarlo Padoan ha inviato la lettera di dimissioni da parlamentare in attesa della nomina ai vertici della banca. Soffre intanto Monte Paschi, che ha bisogno di un aumento di capitale da oltre 2,5 miliardi di euro, secondo Reuters.

Banco Bpm +2%. Si torna a parlare di un’aggregazione con Bper Banca, che dovrebbe portare ad una fusione della sgr Arca, in Anima.

CORRE INTESA. OGGI LA TRIMESTRALE

Intesa (+3,9%) resta sotto i riflettori in vista dell’appuntamento di oggi, quando il gruppo alzerà il velo sui conti del terzo trimestre. Il consenso prevede un utile netto pari a 520 milioni di euro, in forte calo rispetto agli 1,044 miliardi dello stesso periodo del 2019, mentre l’utile operativo lordo è visto in flessione da 4,513 a 4,456 miliardi di euro. Le attese di Goldman Sachs sono decisamente più ottimistiche del consenso relativamente all’utile netto, atteso a 1,294 miliardi di euro, in crescita rispetto al dato dello stesso periodo del 2019, anche grazie all’apporto di Ubi Banca.

IN MEDIOBANCA SPUNTA MONGE, LEADER PER CANI E GATTI

Spunta tra i soci di Mediobanca la famiglia Monge, che ha rilevato l’1% con un investimento che ai valori correnti di borsa vale 57,8 milioni. L’ingresso è avvenuto attraverso l’omonima società nata nel 1963 nel Cuneese – la sede è a Monasterolo di Savigliano – e attiva nella produzione di alimenti per cani e gatti. Un’azienda che è presente in 80 paesi su scala globale e che ha chiuso il 2019 con un giro d’affari consolidato di 266,2 milioni, un margine operativo lordo di 37,44 milioni e un utile di 19,87 milioni, integralmente mantenuto a riserva. Numeri che le garantiscono il primato su scala europea nel settore del pet food. Il gruppo familiare ha un patrimonio netto di 141,3 milioni a fronte di debiti bancari per soli 7,45 milioni.

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