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La riforma Trump sconvolge i mercati: anche l’Italia ci guadagna

La riforma fiscale Usa non è ancora legge né se ne conoscono tutte le caratteristiche, tanto meno i dettagli. Ma le novità targate Trump stanno già sconvolgendo i mercati, alla ricerca di chi ci guadagna e di chi ci perde. Gli operatori, dall’Asia a Wall Street vanno a caccia dei settori più tassati (vedi telecom e retail), liquidano i tecnologici per comprare le banche.

I raffinati schemi dei Big del digitale che hanno consentito loro di pagare meno tasse diventano per paradosso un handicap, anche se il quadro potrebbe cambiare nel caso che prenda corpo un provvedimento per favorire il rientro dei 2.600 miliardi di dollari parcheggiati all’estero.

Al di là dei movimenti sui listini azionari, vanno perciò ancora prezzati gli effetti sui tassi e sulle valute. Se la riforma procederà senza troppi intoppi si può immaginare un forte impatto al rialzo sul dollaro, a tutto vantaggio dell’export europeo e del rally dei mercati del Vecchio Continente. Un bel regalo di Natale per l’economia del Bel Paese.

ASIA CONTRASTATA, BENE IL PMI CINESE

Meteo Borsa riflette la turbolenza innescata dall’attesa di novità fiscali. Pesa sulle Borse asiatiche la pioggia di vendite sui titoli tech. Arretrano Taiwan – 0.8% e Hong Kong -0,2%. L’indice Nikkei a Tokyo arretra dello 0,37%, sotto la pressione dei tech. Bene i finanziari: Nomura + 1,57%.

Al contrario, l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen guadagna lo 0,4%. In novembre, secondo l’indice Pmi Caixin, c’è stato un deciso miglioramento dell’attività nel settore dei servizi.

A WALL STREET FESTEGGIANO FINANZA E GRANDI MAGAZZINI

Andamento a doppia velocità per i mercati Usa. Nuovo record per il Dow Jones +0,24% a 24.290,05. Ha perso slancio nel corso della seduta l’indice S&P (-0,11%). Sotto tiro il Nasdaq (-1,05%).

In grande evidenza le banche con rialzi superiori al 2% in attesa del prossimo rialzo dei tassi.

In forte flessione il comparto tech: Microsoft -3,77%, Nvidia -5,57%, PayPal -5,75%.

La riforma fiscale mette le ali alla grande distribuzione, tra i settori più tassati: Macy’s avanza del 6,65%, Nordstroem del 3,87%.

WALT DISNEY IN RALLY ASPETTANDO MURDOCH

Vola Walt Disney (+4,72%) sulla scia del possibile acquisto di 21° Century Fox +2,80%. In calo, infine, i protagonisti del deal del settore salute da 69 miliardi di dollari: giù sia l’acquirente, il colosso delle farmacie Cvs (-4,57%) che la preda, la compagnia vita Aetna Life (-1,44%).

Il petrolio tipo WTI ha chiuso in calo del 2% a 62,4 dollari, stamattina è invariato.

L’INFLAZIONE METTE SOTTO PRESSIONE LA LIRA TURCA

La Reserve Bank dell’Australia ha confermato i tassi di interesse al minimo storico, il livello in cui si trovano dall’agosto 2016. La Borsa di Sidney arretra dello 0,2%.

Migliora ancora la lira turca (4,60 contro l’euro dai minimi storici di 4,72)  dopo il rimbalzo della scorsa settimana dopo che il presidente Erdogan ha smentito provvedimenti per il controllo dei movimenti di capitale.

Ma resta il problema dell’inflazione galoppante, che a novembre è arrivata a sfiorare il 13%, il livello più alto da 14 anni. La banca centrale turca dovrebbe intervenire alzando i tassi, ma Erdogan si oppone alla stretta monetaria e ha minacciato di commissariare l’istituto. Il prossimo meeting è per il 14 dicembre.

FUMATA NERA PER BREXIT, MA L’AZIONARIO UE SALE

Il Toro a stelle e strisce ha dato ai listini europei una carica sufficiente a neutralizzare la fumata nera (o, meglio, grigia) su Brexit: per l’accordo, comunque vicino, occorrerà attendere il 15 dicembre. Oggi l’attenzione si concentrerà sui dati Pmi servizi europei.

A Milano l’indice Ftse Mib ha registrato un rialzo pari all’1,16% a quota 22.362 punti. Ancora più euforici i listini di Parigi (+1,36%) e Francoforte (+1,56%). Madrid +1,15%: si scalda l’atmosfera in attesa del voto catalano del 21 dicembre.

Più modesti i guadagni di Londra +0,53%. Giornata di forti oscillazioni per la sterlina, appesa ala trattativa di Bruxelles sulla Brexit. L’ultimo, più insidioso ostacolo riguarda i confini tra il Regno Unito e l’Irlanda. A metà pomeriggio sembrava raggiunta l’intesa sulla libera circolazione tra Dublino e Belfast, com grande beneficio per il pound salito a 1.3538 sul dollaro. Ma alla fine Theresa May, il cui governo dipende dal voto degli unionisti dell’Ulster, ha dovuto rinunciare alla fine. La sterlina è così scesa a 1,3459.

STAFFETTA ALL’EUROGRUPPO, ARRIVA CENTENO

Staffetta dal grande significato politico ai vertici dell’Eurogruppo. L’olandese Jeroem Djissembloem lascia con l’ennesimo monito ai Paesi a rischio, tra cui l’Italia, invitati a considerare “misure addizionali” per assicurare il rispetto del patto di stabilità. Al suo posto si insedia il socialista portoghese Mario Centeno.

“Ciò che manca all’Europa – è stata la sua prima dichiarazione – non sono le idee per rafforzare l’unione monetaria. Si tratta ora di prendere decisioni per una crescita inclusiva per far terminare un periodo che è stato molto difficile”.

L‘Irlanda si aspetta che Apple inizi a pagare fino a 13 miliardi di euro di tasse arretrate nel primo trimestre del 2018, ha detto il ministro delle Finanze. Così, pur a malincuore, Dublino si accinge ad ottemperare al richiamo di Bruxelles contro gli eccessivi vantaggi fiscali garantiti alla Mela.

LO SPREAD ANCORA SOTTO 140 PUNTI

Chiusura in moderato calo per i Btp, che tuttavia hanno fatto meglio dei Bund, con uno spread che viaggia sotto la soglia dei 140 punti base. Il Tesoro ha effettuato a sorpresa venerdì una nuova operazione di buyback utilizzando la cassa detenuta sul conto disponibilità e ritirando Ctz maggio 2019 per 700 milioni, a conferma delle buone condizioni di cassa.

Il rendimento del Btp decennale ha terminato la seduta sui minimi a quota 1,71%, con uno spread su Bund in restringimento a 137. Oggi sul mercato primario ci sarà l’offerta di carta a breve spagnola (a 6 e 12 mesi) per un importo fino a 5 miliardi.

PRYSMIAN, LEADER MONDIALE DELLE FIBRE. MA IL PREZZO È GIUSTO?

L’appeal della ripresa americana ha dettato legge a Piazza Affari. Per paradosso, però, l’effetto Usa è all’origine anche del tonfo più pesato della società, quello di Prysmian, -4,07%, dopo l’annuncio ufficiale dell’acquisto del 100% di General Cable al prezzo di 30 dollari per azione. Il deal valorizza General Cable circa 3 miliardi dollari incluso debito e altre passività riconoscendo un premio di circa l’81% rispetto al valore dell’azione di General Cable nella giornata del 14 luglio scorso (16,55 dollari per azione), ultimo giorno di negoziazione prima dell’avvio di un processo di analisi delle alternative strategiche.

La definizione dell’operazione è prevista nel terzo trimestre 2018. Il Gruppo combinato avrebbe fatturato di oltre 11 miliardi euro, con un Ebitda adjusted di circa 930 milioni euro. In sintesi, un affare molto importante sul piano strategico ma, secondo alcuni analisti, ad un prezzo eccessivo.

“Abbiamo battuto tre concorrenti molti agguerriti – ha commentato il ceo Valerio Battista – È stato un week end complicato, ma c’è l’abbiamo fatta”. In corsa c’erano i francesi di Nexans, la danese Nkt e i cinesi di Henton Optic-Electric.

FCA, AUTOGRILL, BUZZI. UN TRIS SULLA RUOTA DI NEW YORK

Per il resto, l’intreccio d’affari con gli Usa ha portato ieri solo note liete alle aziende più esposte sul mercato degli Stati Uniti. Mediobanca Securities, ipotizzando un taglio del tax rate dal 35 al 25% (in realtà, i piani di Trump puntano al 20-22%), sostiene che il maggior effetto positivo riguarderà Fiat Chrysler (+13% l’impatto sui conti), seguita da Autogrill (+10% circa) e da Buzzi Unicem (+9%). “Queste tre società – hanno rilevato gli analisti di Mediobanca – hanno oltre il 50% della loro base imponibile negli Stati Uniti”.

Fiat Chrysler +3,26%. A spingere la quotazione del gruppo al top del settore in Europa non è solo la forte esposizione al mercato del Nord America (l’80% degli utili) ma anche la conferma del prossimo spin-off di Magneti Marelli e di Comau. Non ultima la notizia data da Sergio Marchionne di un’alleanza tecnologica con Hiunday per ora solo sul mercato Usa. Cnh Industrial +2,15%. Equita Sim ha confermato la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 13,4 euro

Autogrill +4,17% a 11,25 euro. Banca Imi ha alzato il target price sulla società a 12 euro.

Buzzi Unicem (+4,87%) ha recuperato in poche ore quanto perso in una settimana. Circa il 40% del totale ricavi della società casalese è esposto all’area dollaro e che quasi un quarto dell’utile operativo è generato dalle controllate d’oltre Oceano.

Rialzo di analoghe dimensioni per Luxottica (+4,8%). Tra le altre società con un rilevante fatturato americano figurano anche Tenaris (+2,25%) e Brembo (+1,64%). Il quadro si completa con Interpump (+2%) e Salini Impregilo (+2,26%). In terreno negativo solo Diasorin (-0,5%).

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UNICREDIT: MEDIOBANCA? NON VENDIAMO. PER ORA

Toniche le banche, in rialzo dell‘1%, sostanzialmente in linea con il comparto europeo. la Vigilanza della Banca centrale europea intende prescrivere il raggiungimento di un tetto del 10% di crediti in sofferenza sul totale impieghi entro il 2020, si tratta di una soglia tutto sommato gestibile, per i principali istituti di credito italiani.

Unicredit +0,4%. L’istituto non prevede di cedere nel breve termine la propria quota dell’8,6% in Mediobanca, “ma sarà attenta in futuro alla possibile valorizzazione della partecipazione”. È quanto ha chiarito il direttore generale, Gianni Franco Papa, oggi nel corso dell’assemblea degli azionisti.

Intesa Sanpaolo +1,6%, Ubi Banca +1,6%. Tra le migliori Bper (+2,7%) grazie all’avvio di copertura da parte di Fidentiis con rating buy e range di valutazione a 6,1-6,5 euro.

Da segnalare la performance di Telecom Italia +1,2% alla vigilia del Cda dedicato all’esame delle varie opzioni per la rete fissa, incluso anche la possibile separazione.

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Categories: Finanza e Mercati