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La riforma del Codice degli Appalti: una rivoluzione silenziosa all’insegna della qualità

Approvata alla Camera la riforma degli appalti introduce importanti cambiamenti nel sistema degli affidamenti dei lavori pubblici: punto fondamentale del Codice è mettere al centro la qualità del progetto, diminuendo eventuali deroghe e varianti tra le prime cause dell’incremento dei costi – Se ne parlerà al convegno sui Costi del Non Fare del primo dicembre

La riforma del Codice degli Appalti: una rivoluzione silenziosa all’insegna della qualità

Nei giorni scorsi è stato approvato alla Camera il disegno di legge delega sulla riforma degli appalti; risulta che il Senato lo approverà senza modifiche e quindi la legge sarà a breve varata. Il provvedimento prevede la revisione del sistema dei contratti pubblici; scopo è semplificare le regole e incentivare la trasparenza.

Il testo del nuovo Codice degli Appalti introduce importanti cambiamenti nel sistema degli affidamenti dei lavori pubblici: punto fondamentale è mettere al centro la qualità del progetto, diminuendo eventuali deroghe e varianti tra le prime cause dell’incremento dei costi. Di grande importanza è pure la riduzione delle stazioni appaltanti portate a 230.

Di seguito, In sintesi, le principali novità introdotte:

  • Estensione e rafforzamento del ruolo dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac). L’Anac sarà il fulcro del nuovo sistema degli appalti: a essa sarà affidata una ampia funzione di vigilanza, con poteri di controllo e di intervento cautelari, con la possibilità di bloccare in itinere le gare irregolari, oltre alla possibilità concreta di comminare sanzioni.

  • Divieto di norme in deroga negli appalti: niente più scorciatoie normative per le gare relative alla realizzazione dei grandi eventi, con deroghe ammesse soltanto in caso di emergenze di protezione civile.

  • Introduzione del divieto di aggiudicazioni al massimo ribasso. Il criterio normale dell’assegnazione sarà quello dell’offerta economicamente e qualitativamente più vantaggiosa, basata non solo sul prezzo ma anche sugli aspetti organizzativi del cantiere e di miglioramento dei progetti.

  • Potenziamento e valorizzazione della fase progettuale promuovendo anche la qualità architettonica e tecnico-funzionale, limitando radicalmente il ricorso all’appalto integrato e prevedendo di norma la messa a gara del progetto esecutivo. Progetti, dunque, non più continuamente ritoccabili attraverso il meccanismo delle varianti in corso d’opera.

  • Valutazione delle imprese anche in base alla reputazione guadagnata sul campo e alla buona condotta (rispetto dei tempi, basso contenzioso, rating di legalità, ecc.).

  • Previsione di forme di dibattito pubblico per favorire il coinvolgimento delle comunità locali dei territori interessati dalla realizzazione di grandi progetti infrastrutturali. L’idea è di concertare le opere quando vengono concepite, per evitare problemi nelle fasi successive.

  • Favorite le gare telematiche con la pubblicazione dei bandi sui siti web. Sarà incoraggiato inoltre l’uso del BIM (Building Information Modelling) per la simulazione elettronica delle informazioni edilizie.

Il nuovo Codice, dunque, costituisce un passo fondamentale del Governo per garantire trasparenza, efficacia e rivedere il complesso sistema degli appalti pubblici. Certo, le norme dovranno trovare attuazione in regolamenti e saranno perciò pienamente applicate nell’arco di qualche mese. Si tratta di monitorare e di apportare eventuali azioni correttive ma ci sembra, allo stato, che si tratti di un rilevante conseguimento per il Paese.

Questi e altri temi verranno affrontati in occasione del X Workshop annuale dell’Osservatorio I Costi del Non Fare dal titolo: “Come selezionare le priorità infrastrutturali. Il caso del Centro-Nord Italia”, che si terra a Milano il 1 dicembre presso la Sala delle Conferenze di Palazzo Turati (visita il sito dell’evento).

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