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La ricetta della Pasta e Ceci dello chef Fabrizio Gargioli di Armando al Pantheon, trionfo della cucina tradizionale romana

Armando al Pantheon

Pasta e Italia, un binomio storicamente indissolubile consacrato anche nel mondo della celluloide. Nel 1954 in “Un americano a Roma”, Alberto Sordi davanti a un bel piatto di pasta pronunciava la sua celebre frase “Maccherone, m’hai provocato e io ti distruggo”. Sempre in quell’anno in Miseria e nobiltà, tratto dall’opera teatrale di Eduardo Scarpetta il grande Totò nelle vesti di Felice Sciosciammocca, ingurgitava a mani nude un bel piatto di spaghetti. Un anno prima ne Il ritorno di Don Camillo, Fernandel in veste di Parroco di Brescello e Gino Cervi in quelle di Peppone Sindaco della cittadina emiliana condividevano la tavola con un invitante piatto di pasta. Più recentemente Julia Roberts, in Mangia Prega Ama del 2010 assaporava con gusto lussurioso un piatto di spaghetti al pomodoro e basilico seduta in un ristorante in piazza Febo a Roma. Ma l’ingresso del piacere della pasta nel mondo della celluloide data in là negli anni con la celebre scena del 1931 in cui Charlie Chaplin in un elegante ristorante di lusso addenta una stella filante nello stesso tempo in cui si porta alla bocca una forchettata di spaghetti. E perfino i film di animazione non si sono sottratti al sfascino della pasta quando nel 1953 in Lilli e il vagabondo i due protagonisti dividono un piatto di spaghetti con le polpette e si danno il primo bacio.

E poi c’è la grandiosa esilarante scena de “I soliti Ignoti” di Mino Monicelli in cui la banda di ladri pasticcioni e sfortunati formata da Vittorio Gassmann nei panni di Peppe Er Pantera, Marcello Mastroianni alias Tiberio, Renato Salvatori l’orfano Mario, Carlo Pisacane il leggendario Capannelle e Tiberio Murgia ovvero l’altrettanto mitico Feribbotte) scopre che la breccia nel muro che avrebbe dovuto condurli nel caveau del Monte di Pietà li ha viceversa condotti dritto dritto alla cucina di una trattoria. Per cui non resta loro che consolarsi con una abbondante porzione di pasta e ceci alla romana, rigorosamente con cipolla, rosmarino e pomodori.

Parlare di Pasta e ceci piatto di antica tradizione a Roma equivale a parlare del ristorante Armando al Pantheon. Definirlo ristorante è riduttivo perché Armando al Pantheon è una istituzione capitolina, un vero e proprio tempio della cucina romana da cui sono passati artisti, politici, scrittori, chef di rango tristellati e gente comune tutti unirti dal desiderio di mangiare qualcosa che riporta ai sapori di un tempo della tradizione popolare gastronomica romana. E la gestione dagli anni ’60 è sempre saldamente rimasta nelle mani della famiglia Gargioli oggi alla terza generazione che guida con religiosa dedizione questo ristorante iconico definito “un posto sospeso nel tempo”.

Fare la pasta e ceci – dice lo chef Claudio Gargioli che con il fratello Pietro responsabile della sala ha ereditato le redini del locale messo su dal mitico Armando – è un’arte e non ha torto.

La ricetta della Pasta e Ceci.

Ingredienti (per 6 persone)

1kg di ceci già ammollati

500 g di cannolicchi pesanti

200g di sugo di pomodori pelati

1 spicchi d’aglio

olio extravergine di oliva

rosmarino, peperoncino, sale q.b.

Procedimento

Mettere a mollo i ceci almeno il giorno prima, ma si trovano anche quelli già ammollati. Comprare i ceci di ottima qualità (ad esempio quelli viterbesi) metterli in acqua la sera prima, quindi il giorno dopo scolarli. Dopo averli sciacquati si mettono a bollire con un ramo di rosmarino, un peperoncino e uno spicchio d’aglio.

Quando cominciano a sfaldarsi e sono morbidi e appetitosi sotto i denti si tuffano nella pentola un paio di mestoli da minestra di pomodoro e mezzo chilo di cannolicchi pesanti che vanno scolati al dente. La pasta e ceci si mangia dentro scodelle fonde e anche tiepida è buonissima. Un altro suggerimento “segreto dello Chef”: olio a crudo e aggiunta di ceci frullati

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