Il 2023 ha visto un buon andamento della ricchezza netta delle famiglie italiane, ma con una crescita che non ha completamente superato gli effetti dell’inflazione. Se da un lato il valore delle abitazioni e delle attività finanziarie è aumentato in modo significativo, dall’altro, i depositi bancari hanno registrato il calo più marcato dal 2005, riflettendo un cambiamento nelle preferenze d’investimento delle famiglie italiane. Le imprese italiane, dal canto loro, si trovano in una situazione di stabilità, anche se l’aumento delle passività deve essere monitorato con attenzione. Purtroppo, le amministrazioni pubbliche continuano a fare i conti con un debito in crescita. In un contesto internazionale, l’Italia non ha compiuto grandi passi in avanti, ma non si trova nemmeno in gravi difficoltà. In sintesi, sebbene la ricchezza stia crescendo, la strada verso una piena ripresa economica è ancora lunga.
È quanto emerge dall’indagine congiunta di Bankitalia e Istat, che fornisce un quadro aggiornato e dettagliato sulla composizione patrimoniale delle famiglie italiane, nonché sulle dinamiche economiche che hanno caratterizzato il 2023.
Le famiglie italiane: un salto in alto (ma non troppo)
Alla fine del 2023, la ricchezza netta delle famiglie italiane è arrivata a 11.286 miliardi di euro, il valore più alto dal 2005, l’anno in cui sono iniziati i dati. Rispetto al 2022, la ricchezza è cresciuta del 4,5% a prezzi correnti, ma se prendiamo in considerazione l’inflazione, la ricchezza reale a prezzi costanti è ancora inferiore a quella del 2021 di oltre 7%. In altre parole, la crescita c’è, ma l’inflazione ha pesato significativamente sul potere d’acquisto.
Se poi guardiamo alle attività non finanziarie (come abitazioni e terreni), queste sono aumentate dell’1,6% nel 2023, con un contributo importante delle abitazioni (+1,9%). Quindi la casa continua ad essere una fonte di ricchezza, anche se ancora non ha recuperato i livelli record del 2011. D’altro canto, le attività finanziarie (come titoli, azioni e depositi) sono aumentate di un notevole 7,1%, con un bel balzo in avanti grazie alla performance positiva dei mercati finanziari, che ha compensato le perdite del 2022. Tuttavia, non tutto è positivo: i depositi bancari hanno registrato una flessione del -3,2%, segnando il calo più marcato dal 2005. Questo dato suggerisce che le famiglie italiane stiano cercando alternative agli investimenti tradizionali per far fruttare il proprio denaro, guardando con maggiore attenzione a strumenti finanziari più dinamici.
Un altro aspetto interessante è il rapporto tra la ricchezza netta delle famiglie italiane e il reddito lordo disponibile, che è rimasto stabile rispetto al 2022, ma si trova ancora sotto la media storica degli ultimi anni. Perché la ricchezza delle famiglie italiane, pur essendo cresciuta, non ha ancora recuperato i livelli di una decina di anni fa, e la spinta dell’inflazione non aiuta.
Le imprese italiane: un lieve bilancio stabile
Nel 2023, la ricchezza netta delle società non finanziarie italiane è rimasta sostanzialmente stabile. L’aumento delle attività non finanziarie (come impianti e macchinari) ha fatto crescere il valore dell’attivo (+162 miliardi di euro), ma le passività sono aumentate ancora di più (+168 miliardi). Un aspetto positivo è che la riduzione dei prestiti bancari (-3,7%) ha bilanciato l’incremento delle passività legate ad altre voci, come le azioni (+8,3%).
Nel lato finanziario, le azioni hanno visto un aumento significativo (+105 miliardi), mentre i depositi sono diminuiti per la prima volta dal 2012 (-1,6%). Le società finanziarie hanno sperimentato un periodo di contrazione, con una riduzione della ricchezza lorda e delle passività. Anche se la crisi pandemica sembra ormai lontana, le operazioni di politica monetaria continuano a influenzare il settore.
Amministrazioni pubbliche: un bilancio in rosso
Non è una sorpresa, ma il bilancio delle amministrazioni pubbliche italiane rimane in rosso. Nel 2023, la ricchezza netta è stata negativa per 1.432 miliardi di euro, peggiorando rispetto al 2022. Questo declino è dovuto principalmente all’aumento delle passività (+8,8%), che hanno ampiamente superato la crescita delle attività (+0,9%). Un altro aspetto preoccupante è l’aumento dei titoli pubblici, il cui valore è salito di 209 miliardi di euro, aggravando ulteriormente la pressione sul debito pubblico.
A livello internazionale, il debito pubblico italiano presenta dinamiche simili a quelle del Regno Unito, ma la contrazione osservata nel 2023 è stata più accentuata in Italia. Questo riflette le difficoltà fiscali del paese, che continuano a rappresentare una sfida per la crescita economica futura.
Il confronto con altri paesi: l’Italia in retromarcia?
Se paragoniamo l’Italia con altri paesi, emerge un quadro interessante. La ricchezza netta delle famiglie italiane rispetto al reddito lordo disponibile è rimasta stabile nel 2023, posizionandosi in linea con paesi come Canada e Germania, ma con una contrazione per il Regno Unito e la Francia. Per quanto riguarda la ricchezza netta pro capite, l’Italia si colloca tra i paesi con i valori più bassi, insieme al Regno Unito e alla Spagna. Tuttavia, la crescita della ricchezza in Italia, rispetto al 2022, è stata più significativa rispetto ad altri paesi come la Germania, che ha registrato un incremento simile.
In termini di indebitamento delle imprese, l’Italia si trova tra i paesi con il rapporto di indebitamento più basso, un punto di forza considerando che, in paesi come Francia e Germania, il debito delle imprese è in aumento.