X

La Primavera di Botticelli, un nuovo libro Olschki narra la bellezza dell’arte rinascimentale

Uffizi

Il libro edito da Olschki Botticelli’s Primavera – A botanical interpretation including astrology, alchemy and the Medici” ha come autrice Mirella Levi d’Ancona, introduzione di Lucia Tongiorgi Tomasi e premessa di Eike Schmidt.

«Se dobbiamo indicare un artista che rappresenti le Gallerie degli Uffizi, certamente Botticelli prevale perfino su Michelangelo»

Sono le parole con cui il Direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, introduce alla lettura di questo libro. Del resto la popolarità di Botticelli presso il grande pubblico, le citazioni, e perfino i gadget derivati dalle sue opere ne testimoniano l’affermazione. Ma su tutto primeggia la grande tavola della Primavera, icona dell’immaginario e simbolo indiscusso del Rinascimento. Non c’è nient’altro da dire. Il libro utilizza come chiave di lettura dell’opera e dei suoi significati, i fiori e le piante del prato su cui si svolge la famosa scena e fa emergere un mondo di significati e suggestioni che con leggerezza introducono al cuore più profondo di quel periodo straordinario che va sotto il nome, appunto, di Rinascimento.

Mirella Levi D’ancona (1914-2014) fu critica d’arte italiana naturalizzata statunitense. Esperta di storia della miniatura e iconologia, si è specificatamente occupata della simbologia delle piante nella pittura italiana del Rinascimento. È famosa per i suoi studi su Botticelli.

Botticelli dipinse la Primavera tra il 1477 e il 1482, probabilmente per il matrimonio di Lorenzo di Pierfrancesco, cugino del potente statista italiano (e importante mecenate delle arti) Lorenzo Medici. La data è solo uno dei tanti fatti che circondano il dipinto che rimangono poco chiari.

Per cominciare, il suo titolo originale è sconosciuto

L’opera fu chiamata per la prima volta “La Primavera” dall’artista/storico dell’arte Giorgio Vasari, che la vide solo circa 70 anni dopo la sua pittura. Mentre è generalmente accettato che a un livello Primavera rappresenti temi di amore e matrimonio, sensualità e fertilità, il significato preciso dell’opera continua a essere dibattuto. La Primavera raffigura un gruppo di figure in un aranceto (che potrebbe riflettere il fatto che la famiglia Medici aveva adottato l’arancio come simbolo di famiglia). All’estrema sinistra del dipinto c’è Mercurio che dissipa le nuvole dell’inverno con il suo bastone per la primavera a venire.

Accanto a Mercurio stanno le Tre Grazie, che rappresentano le virtù femminili della Castità, della Bellezza e dell’Amore; le perle sulle loro teste simboleggiano la purezza. Accanto a loro, al centro della composizione, c’è la dea romana Venere, che protegge e cura l’istituzione del matrimonio. Sopra di lei c’è suo figlio, Cupido, bendato mentre scocca le sue frecce d’amore verso le Tre Grazie. All’estrema destra del dipinto vediamo Zefiro, il vento dell’ovest, che insegue una ninfa di nome Clori. Dopo che riesce a raggiungerla, Clori si trasforma in Flora, la dea della primavera. La trasformazione è indicata dai fiori che escono dalla bocca di Cloris.

Flora sparge i fiori che ha raccolto sul suo vestito, a simboleggiare la primavera e la fertilità

La chiave per interpretare la composizione nel suo insieme potrebbe risiedere nelle fonti del dipinto, ma non abbiamo consenso su cosa fossero. Parti sembrano provenire da Ovidio, che scrisse di Cloride e della sua trasformazione, e da Lucrezio, che nel suo poema “De rerum natura” toccò alcune delle immagini viste nel dipinto, o potrebbe essere stato ispirato da “Rusticus”, una poesia celebrativa della vita di campagna di Poliziano, caro amico della famiglia Medici.

Related Post
Categories: News